domenica 28 aprile 2013

Progetto Batman: Man-Bat

Avendo letto (in digitale) Detective Comics #900, che reintroduce Man-Bat,
Esteticamente, Man-Bat non è cambiato d'una virgola
Secondo la vecchia continuity,
Robert Kirkland "Kirk" Langstrom è uno zoologo appassionato di chirotteri, che crea un siero capace di donare all'uomo il senso sonar dei pipistrelli. Soffrendo di sordità, decide di provare stupidamente il siero su sé stesso, ma il ritrovato ha il terribile effetto collaterale di trasformarlo in una creatura ibrida uomo-pipistrello, sotto le cui sembianze il Dott. Langstrom non riesce a controllare il suo istinto animale.
In questa sua 1ª trasformazione come Man-Bat (novello Jekyll & Hyde), attratto da uno stormo di pipistrelli che rientrano per il riposo diurno, finisce inavvertitamente nella batcaverna e si scontra con Batman, il quale riesce a somministrargli l'antidoto, facendolo tornare alla forma umana.
Più tardi, Langstrom perfeziona il suo siero fino al punto da riuscire a controllare le sue trasformazioni. Diventa così un detective nemico del crimine, sebbene per soldi, e occasionalmente collabora con Batman. Nel frattempo si sposa con la fidanzata Francine ed ha due figli (dei quali uno mutante come lui).
In Man-Bat: Il ritorno, Langstrom perde nuovamente il controllo sulle sue trasformazioni: in questa circostanza diventa una maledizione per Gotham City e massacra persino la sua stessa famiglia!
Riappare con sua moglie in Un anno dopo, dove però, a causa di una modifica della realtà dovuta a Crisi Infinita, i due non hanno mai avuto figli.
In Batman & figlio, Talia al Ghūl rapisce Francine, moglie di Langstrom, e costringe lo scienziato a consegnarle il siero. Talia lo usa per trasformare i membri della Lega degli Assassini in uno stormo di man-bat.
Bene, siete giunti fino a qui, ora dimenticate [quasi] tutto... dato che post-Flashpoint le origini del villain, non solo vengono rinarrate ma spostate ad appena un paio di anni fa! Torniamo infatti a quando il Dott. Langstrom ha da poco realizzato un siero sperimentale capace di curare la sordità. Una partita di siero viene rubata dal Pinguino Imperatore, e un'epidemia si diffonde per Gotham, trasformando centinaia di gothamiti in man-bat. Con l'aiuto di Batman, Langstrom capisce che può invertire l'infezione iniettando il siero su sé stesso, per poi rilasciare in aria l'antidoto. Diventa così Man-Bat. Poco dopo, la moglie Francine, ingerisce la formula del marito potenziata, divenendo anch'ella mutante col nome di Bat-Queen.
Man-Bat è tra i tuoi villain preferiti. Quello moderno però, visto che originariamente (Man-Bat è stato introdotto nel 1970 da Frank Robbins e Neal Adams) conservava la sua umanità. Da leggere assolutamente: la gotica Leggenda: Ali - che ne racconta le origini, e la miniserie Man-Bat: Il ritorno di Bruce Jones.

sabato 27 aprile 2013

L'Italia non è né di destra né di sinistra, ma di Berlusconi

Dopo due mesi quasi esatti dalle elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento italiano; due mesi di vero e proprio caos, durante i quali i tre partiti vincitori, PD (29,55% dei voti), PDL (29,18%) e M5S (25,55%) non sono riusciti nemmeno ad approvare i provvedimenti più urgenti e necessari alla sopravvivenza dell'Italia (leggi: riforma elettorale e dimezzamento dei parlamentari, misure urgenti sul fronte sociale, del lavoro e anti-crisi, norme sul conflitto d'interesse e della giustizia), grazie all'intervento di Napolitano, ecco che l'inciucione riprende i suoi ingranaggi.
Il "Napolitano retroattivo", come sottolinea in una delle sue parodie Crozza, che avevamo lasciato uscente, nell'atto di compiere il trasloco, con la dichiarazione che non avrebbe accettato un secondo mandato (con le parole: "Mio secondo mandato? Inutile e ridicolo", "Ho già dato" e "Sarebbe una non-soluzione"), ritorna rieletto (o "stra-rieletto", come dice qualcuno di mia strettissima conoscenza)!
Re Giorgio si è ripresentato ai suoi grandi elettori, chiarendo la sua scelta, sofferta (poretto!), di rimanere ancora al Quirinale: "L'avvitarsi del Parlamento nello stallo mi ha mosso ad accettare, per un senso antico e radicato di appartenenza al paese. Non potevo declinare l'appello"...
E poco dopo essersi reinsediato al Colle, Napolitano ha dato incarico a Enrico Letta, vicesegretario del PD, di formare un Governo di coalizione, avendo egli stesso dichiarato che "il senso di orrore davanti ad accordi fra forze politiche è segno di regressione". Quindi un Governissimo tanto caro al Berlusca... quello che probabilmente si rivelerà - come ha scritto Beppe Grillo sul suo blog - "un'ammucchiata degna del miglior bunga bunga (...) Una mescolanza che ha in sé il profumo di famiglia, da Mulino Bianco dell'inciucio".
E tutto ti è tornato chiaro, cristallino, quando stamattina hai letto, su La Repubblica: IL PIANO DEL CAVALIERE: 
"ORA SI POSSONO CONGELARE I PROCESSI". IL CAVALIERE PUNTA ALLA NOMINA DI SENATORE A VITA
Ma non dovevamo togliercelo dal mezzo dei coglioni? Vent'anni di berlusconismo hanno arrecato grandi danni all'Italia e alla sua immagine internazionale: leggi a favore suo, dei potenti, ricchi e corrotti; leggi per curare gli interessi di Mediaset e per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, con scarsissima attenzione dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere e della crisi economica (della cui esistenza, ricordiamolo, il Sultano ha anzi negato fino alla fine, insistendo sul fatto che l'Italia era "sanissima e benestante"), e soprattutto: perdita della pubblica educazione, della correttezza nei rapporti civili, della vergogna, dell'indipendenza dell'informazione. Con il Cavaliere, la fragile democrazia si è ridotta a corruzione e servilismo; ad un pettegolezzo volgare, ad un gossip che tutto occupa e soffoca sotto una nube di menzogne, barzellette e abuso di potere!
La paura di Berlusconi è sempre la stessa: essere condannato, venir interdetto dai pubblici uffici o, nella peggiore delle ipotesi, finire agli arresti domiciliari. I nomi sono quelli di sempre: i processi Mediaset, Ruby, Unipol.
È sbagliato pensare che anche stavolta egli sia alla ricerca di un "salvacondotto" miracoloso? Ma chi, con i grillini in Parlamento, appronterebbe mai un disegno di Legge per mettere una pietra sui processi di Berlusconi! E se stavolta il suo jolly coinvolgesse tutti, anche Napolitano, dal quale Berlusconi si aspetta un passo molto importante, ovvero la sua nomina a senatore a vita? Una mossa per chiudere, con un colpo solo, una guerra giudiziaria in atto da vent'anni...
Allora, è davvero questo un Governo-inciucione salva-Berlusconi? Chi vivrà vedrà.
Intanto c'è il sentore che la rielezione di Napolitano (che, ricordiamolo, è il primo caso nella storia della Repubblica Italiana) sia anti-costituzionale! È pur vero che la nostra Carta Costituzionale lascia aperta ogni interpretazione, ma in un emendamento di un documento dell'Assemblea Costituente del 19 dicembre 1946 si legge: "il Presidente della Repubblica non è rieleggibile". D'altronde, il Presidente della Repubblica, oltre a dover essere super partes e garanzia di autonomia e libertà, in Italia dura in carica per sette anni, e questa durata è motivata perché deve esistere un'assenza di rapporto tra lui e la parte che lo ha eletto (che invece resta in carica, quando i Governi durano, per cinque anni). Opportunità che certamente verrà a mancare con quattordici anni vissuti al Colle!

Ma: il problema non è Berlusconi, il problema è l'Italia; quella di oggi e quella dei nostri padri.
Per decenni ognuno di noi ha vissuto, dal ricco al povero, al di sopra delle proprie condizioni: un'auto in più, un cellulare in più, una televisione in più, un viaggio in più. E nemmeno l'ombra di un sentimento per il bene pubblico e per chi stava peggio di noi. I tanti che oggi, con sdegno, si allontanano dalla politica, hanno in passato votato e rivotato per i responsabili di questa miseria. Dunque sono essi stessi i responsabili, e ci stanno consegnando un'Italia "patetica, piccola, corrotta, viziata, apatica, divisa, vile, fintamente libera ma invero venduta ai poteri della finanza e dello straniero" (autocit.) e piena di debiti.

domenica 21 aprile 2013

Il 25 aprile. La festa nazionale che divide il Popolo italiano

L'Anniversario della liberazione d'Italia (più semplicemente chiamata Festa della Liberazione) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno, in commemorazione della fine del ventennio fascista e dei cinque anni di guerra del Secondo Conflitto Mondiale. Convenzionalmente, fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 furono liberati Milano e Torino. Entro il 1° maggio, poi, tutta l'Italia settentrionale venne liberata. Simbolicamente rappresenta l'inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946, per la scelta fra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Il problema del 25 aprile è che non è una vera festa di liberazione, perché non siamo mai stati liberati! La verità è che il 25 aprile è una banale festa dell'Unità, in cui trionfa semplicemente la retorica comunista; una retorica stucchevole, dura a morire nel nostro paese. La verità storica, quella dei fatti, non della storiografia e della propaganda marxista che ha imperato incontrastata per decenni, è che l'Italia è stata liberata dagli Alleati con l'aiuto (limitato) dei partigiani. Il mito del partigiano (abilmente alimentato dalla cultura comunista dell'epoca e mantenuto fino ad oggi) che si sacrifica per la libertà di tutti, eroe senza macchia e senza paura, quasi sempre vestito di rosso, va peraltro specificato: i "partigiani non comunisti" lottavano per riportare in Italia la democrazia, mentre i "partigiani comunisti" lottavano per bolscevizzare e scristianizzare l'Italia e portarci il Comunismo, probabilmente peggiore del totalitarismo che sostenevano di combattere! I "partigiani non comunisti" non parteciparono alla indecente esposizione del corpo di Benito Mussolini e della Petacci in Piazzale Loreto a Milano, e deposero quasi subito le armi; inoltre ebbero cura di garantire salva la vita ai fascisti che a loro si erano arresi. I "partigiani comunisti" trucidarono invece partigiani cattolici e massacrarono almeno 20.000 italiani presunti fascisti. Del resto, questi ultimi erano fascisti e meritavano di morire come cani. Vero?
È sulle famiglie dei fascisti e sugli anticomunisti, che si scatenò la rabbia partigiana, che sterminò i prigionieri, ignorando ogni legge civile e militare. Caddero a centinaia le camicie nere che, credendo nella buona fede dei "partigiani comunisti", avevano sottoscritto formale atto di resa e consegnato le armi. Morirono in quei giorni, per vendette personali, tante persone invise ai comunisti, e tanti innocenti per le sentenze emesse dalla Giustizia Partigiana proclamata dai Tribunali del Popolo. Le donne pagarono con alto prezzo la "colpa" di essere madri, sorelle, spose o fidanzate di fascisti. Ancora: assommano a novantatré i sacerdoti - ministri di Dio! - massacrati dai "partigiani comunisti".
Lo scoprimento di fosse comuni, con i resti di centinaia di persone prima seviziate e poi soppresse durante le cd. "radiose giornate", continua tuttora nei "Triangoli della morte". Così sono indicate quelle aree del Nord Italia (Castelfranco Emilia-Mirandola-Carpi, Ravenna-Bologna-Ferrara, Bologna-Reggio Emilia-Ferrara o Castelfranco Emilia-Piumazzo-Manzolino), dove, tra il 1945 e il 1948, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, compiute da "partigiani comunisti" e militanti di matrice comunista. Una vera e propria guerra fratricida da un lato; dall'altro il totale silenzio: i "partigiani comunisti" lasciavano - anzi collaboravano! - col Maresciallo Tito, massacrando migliaia di italiani a Gorizia, Trieste o nelle "foibe" istriane e carsiche! Nel Friuli-Venezia Giulia - (a guerra finita!) - la liberazione coincise con l'inizio di un incubo: per 40 gg le truppe partigiane e quelle jugoslave hanno imperversato torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini innocenti, colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.
Tre film, L'uomo che verrà (2009), Il sangue dei vinti (2008) e Miracolo a Sant'Anna (2008), sono stati criticati e definiti "non conformi" alla storia dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (A.N.P.I.) perché, pur essendo incentrati sulla resistenza, hanno anche messo in luce le gravi responsabilità delle formazioni partigiane, e denunciato la cultura dell'insabbiamento alla quale, sistematicamente, la Sinistra, in particolare quella comunista, ha da sempre fatto ricorso.

Per quanto ti riguarda - con la fiamma tricolore nel cuore! - il mito della resistenza e la sua liturgia rinnovata di anno in anno, è solo un giorno in più per fare vacanza e proporre una bella scampagnata! E l'Italia, nata dalla finta vittoria partigiana, è ben diversa dall'Italia che avrebbe potuto essere. È una nazione patetica, piccola, corrotta, viziata, apatica, divisa, vile, fintamente libera ma invero venduta ai poteri della finanza e dello straniero, con il consenso e la connivenza di tutti coloro che giovedì 25 aprile si ritroveranno in piazza a ciarlare ipocritamente di antifascismo, libertà e memoria storica.

martedì 16 aprile 2013

Internet ci rende più ignoranti e ottusi?

Molto, e molto a lungo, si è discusso del contributo di Internet alla macchina culturale.
Spesso si definisce la Rete come quel luogo anarchico e sempre più indecifrabile, dove vige la libertà assoluta e la conoscenza totale, tanto che il problema non è più lo strumento (usare il computer e un buon motore di ricerca), ma colui che lo consulta, che dalla Rete estrae informazioni secondo percorsi squisitamente personali. Percorsi del tutto distaccati dal filtro selettivo operato da giornalisti, saggisti, esperti, ecc... che diffondono i loro contenuti attraverso i formati della comunicazione classica.
Il telegiornale, ad es., "illumina" una porzione di realtà, selezionata in base a criteri predefiniti - cui la manipolazione dell'informazione non è affatto estranea. All'internauta, tocca invece estrarre dalla Rete le porzioni che gl'interessano: egli assume quindi contemporaneamente il ruolo di caporedattore, giornalista, saggista, curatore: in poche parole è egli stesso autore della frazione di cultura cui accede.
Molti hanno cantato i magnifici vantaggi del diventare "giornalisti di sé stessi". Piccolo problema: potremmo finire per diventare molto più ignoranti e ottusi di quel che siamo.
Innanzitutto perché la disponibilità di un numero enorme e non filtrato di fonti sulla Rete, ci mette davanti un panorama a 360° in cui certo è difficile orientarsi e dove, spesso, è anche difficile distinguere il falso dal vero, il rilevante dall'irrilevante.
Poi, la ricerca di informazioni attraverso Google, Yahoo! o Bing, rispetto alla consultazione di un prodotto editoriale, rende più opaco il ruolo dell'autore di quei contenuti: su Internet, il Premio Nobel e l'ultimo dei blogger sono potenzialmente nella stessa pag. dei risultati di ricerca, visto che la spinta verso i primi posti deriva dalla popolarità di un articolo in base a quanti visitatori l'hanno letto. Sicché troppo grande e diluito diventa il calderone in cui il contributo di ciascuno va a finire. E ti fa pensare quante perfette idiozie, scritte da ignoranti e lette da persone poco capaci di farsi un'opinione, popolino le prime pagg. dei risultati forniti dai motori di ricerca!
Ancora: chi legge un editoriale di Feltri sa, bene o male, cosa aspettarsi e ne riconosce stile e paternità. All'inverso, il reperimento di una notizia al di fuori di un contesto ben connotato, ne spersonalizza il contenuto.
C'è un ulteriore falla nel sistema d'informazione (o disinformazione?) internettiano: viene fuori in maniera evidente quando alla ricerca si aggiungono tutti quei risultati influenzati dalle opinioni. Se già ti è difficile trovare in mezzo a quel caos quel che interessa, accertarsi che si tratti di informazioni attendibili e imparziali diventa ancora più difficile. Perché l'informazione che ne viene fuori è vittima di logiche del tutto analoghe a quelle di taluni telegiornali palesemente schierati che, piuttosto che porsi l'obiettivo d'informare, mirano ad indottrinare il pubblico (TG5 docet?).
A tutto questo aggiungi che gli internauti sono abituati a leggere articoli brevi e velocemente, e mentre lo fanno, compiono altro contemporaneamente (musica, 3DS, televisione, ecc...); questo implica eseguire tutto con più superficialità. Tra multitasking, tab-browsing, saltare da una pag. in italiano ad una in inglese, Internet ha modificato la maniera in cui leggiamo, e interpretiamo il mondo.

Torniamo quindi al punto di partenza: Internet ci rende più ignoranti e ottusi? E togli il punto interrogativo...

Fonte: appuntidigitali.it

domenica 14 aprile 2013

Batman: Assoluzione. Commento

Hai appena finito di leggere Batman: Assoluzione, interessante e intrigante graphic novel pittorica, illustrata da Brian Ashmore, e scritta da un J.M. DeMatteis in "stato di grazia".

Ambientata dieci anni dopo un attacco terroristico alla Wayne Enterprises, Batman ha rintracciato in India, dopo un decennio di ricerche e frustrazione, la terrorista responsabile dell'assalto. Ma quando finalmente riuscirà a catturarla si troverà di fronte ad un bivio, costretto a rivalutare i suoi ideali di "pena" e "assoluzione", e a porsi domande sui princìpi sui quali ha basato la sua lotta contro la criminalità: può un assassino, dalle mani sporche del sangue di centinaia di vittime, cambiare veramente? essere meritevole di misericordia e di redenzione?

Parlando dell'autore, hai detto "stato di grazia", perché la storia è pervasa da un senso di religiosità e di espiazione, che - tutto sommato - hai trovato piacevole.
Godibilissimo, sebbene non certo tra le 25 greatest Batman graphic novel secondo IGN.

Batman: Assoluzione
di J.M. DeMatteis, Brian Ashmore
ed. Lion, B+al, 96 pagg, col, € 10,95
Voto: ★★★★

venerdì 5 aprile 2013

Il prezzo della benza

Il prezzo della benzina è uno dei temi che più interessa noi consumatori. Perché, aumentando il carburante, diventa non solo più caro usare l'automobile, ma anche le bollette di luce e gas diventano più salate e, in generale - se l'aumento è significativo e prolungato - si ha un ritocco verso l'alto generalizzato di tutti i prezzi!
Occorre sapere che il prezzo italiano dei carburanti è uno dei più alti in assoluto (e ti pareva!): stando a quanto riportato dalla FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti), l'Italia occupa la prima posizione per il prezzo della benzina e il terzo per quello del gasolio nella UE; mentre, secondo la classifica stilata da Bloomberg, è addirittura il quarto paese al mondo per il costo della benzina! Prima di noi solo Norvegia, Turchia e Israele.

Ma come si forma il prezzo finale del carburante?
Esso è costituito da una lunga filiera di costi: il prezzo netto del combustibile + le accise + l'IVA.

Il prezzo del combustibile
comprende il costo internazionale del prodotto e il guadagno dei petrolieri e dei gestori della pompa. L'andamento dei prezzi è nel lungo periodo collegabile ai rincari del prezzo del petrolio greggio. Voci minori sono il costo del trasporto del combustibile, il trasporto su gomma e le tariffe autostradali. Ricordiamo che dal 1999 il prezzo della benzina alla pompa è determinato in maniera libera dal gestore.

Le accise
sono un tipo di imposta sui consumi avente uno "scopo". Oltre alla benzina, sono applicate al gas, all'energia elettrica, agli alcoolici e ai tabacchi. La cosa assurda dello "stillicidio delle accise" è che, introdotte dai vari governi per raggiungere determinati obiettivi, e nonostante molti di questi siano ormai risolti o del tutto superati, esse non vengono cancellate ma rimangono! Ecco cosa paghiamo, in questo momento, ogni volta che acquistiamo un litro di benzina:
  • 0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935;
  • 0,007 euro per la crisi di Suez del 1956;
  • 0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,005 euro per l'alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968;
  • 0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976;
  • 0,039 euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
  • 0,106 euro per la missione in Libano del 1983;
  • 0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996;
  • 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli auto-ferro-tranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici del 2005;
  • 0,0071 euro per il finanziamento alla Cultura del 2011;
  • 0,0019 euro per il finanziamento del Fondo Unico per lo spettacolo del 2011;
  • 0,040 euro per l'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per l'alluvione in Liguria e Toscana del 2011;
  • 0,082 euro con il Decreto Salva Italia del Governo Monti del 2012.
Lasciando fuori la facoltà delle Regioni di sommare accise a livello locale!
Come a dire che: con la benzina manteniamo la pace e aiutiamo i terremotati e gli alluvionati. Ma è così? La verità è che le suddette tasse confluiscono ormai semplicemente nel bilancio statale, finanziando "altre" uscite. Paperon de' Paperoni sarebbe fiero dei nostri Ministri delle Finanze!

L'IVA
è un'imposta sul consumo, oggi nella misura del 21%.
Se prendiamo la componente fiscale, scopriamo che essa pesa per oltre la metà del prezzo alla pompa per la benzina senza piombo (ca 53%) e poco meno della metà per il gasolio (ca 46%). 'sti cazzi!

Basta per essere arrabbiati? Ovviamente no!
Perché scopri che, attraverso una serie di manovre speculative compiute almeno negli ultimi due anni, Shell, Tamoil, Eni, Esso, Total Erg, Q8 e Api avrebbero gonfiato i prezzi dei carburanti in Italia: la cosa è saltata fuori al termine di un'indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Varese.
È anche vero che la cosa non ti sorprende poi tanto: in economia, un "cartello" è un accordo tra più produttori di un bene o un servizio (anche illegale) per porre in essere delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne alcuni parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di distribuzione, etc... etc...
Come a dire: nulla di nuovo, anzi, quasi quasi è pure legale!

lunedì 1 aprile 2013

Il Ponte sullo Stretto

Il Ponte sullo Stretto (di Messina) è la costruzione più tecnologicamente complessa e politicamente controversa della storia moderna italiana.
L'inizio dei lavori preparatori del 23 dicembre 2009 ha trasformato una leggenda millenaria in una improponibile realtà. Oltreché in una enorme presa per i fondelli, e l'n-sima grande opportunità di arricchimento per la criminalità organizzata, che si è certamente infiltrata nella gestione degli appalti, dall'uno (Cosa Nostra) e dall'altro lato ('Ndrangheta).

Il Ponte sullo Stretto sarebbe dovuto essere un ponte sospeso sullo Stretto di Messina (il più lungo al mondo, quasi il doppio del ponte di Akashi Kaikyō in Giappone, ma di certo tu non ci saliresti... visto come le costruiscono le cose in Italia), che avrebbe garantito il tanto agognato collegamento stabile, stradale e ferroviario, tra l'isola Sicilia e il Continente (la Calabria, 'azzo!). Il progetto definitivo del Ponte sullo Stretto prevede(va) il collegamento stabile tra Cannitello in Calabria e Ganzirri in Sicilia, mediante la realizzazione di un ponte con due corsie stradali più una di emergenza per ogni senso di marcia, e due binari di traffico ferroviario. La lunghezza totale dell'impalcato, sospeso tra due piloni posti sulle sponde (Scilla e Cariddi), è di 3.666 m, tirati da quattro cavi d'acciaio del diametro di 1,24 m e della lunghezza di 5.300 m. E, sulla carta, dovrebbe resistere a venti fino a 216 km/h, a scosse telluriche fino al 7,1° della Scala Richter, e a mari molto mossi.
Lo sapevate che:
l'idea di collegare in modo stabile la Sicilia con l'Italia ha origini antiche. I primi progetti risalgono all'epoca degli Antichi Romani, che forse avevano realizzato un ponte su barche e botti. Plinio il Vecchio racconta infatti di come i nostri antenati fossero riusciti a far transitare le truppe e 140 elefanti rubati ai Cartaginesi nella battaglia di Palermo, su un ponte galleggiante voluto dal console Lucio Cecilio Metello nel lontano 251 a.C.
Nonostante i propositi di vari governanti nel corso dei secoli (tra gli altri: Carlo Magno e Ferdinando II di Borbone), le oggettive difficoltà dovute alle condizioni ambientali dello Stretto, caratterizzate da fondali marini irregolari e molto profondi, da tumultuose correnti marine e da forti venti, in una zona ad elevata sismicità, fecero sì che la costruzione di un ponte rimanesse solo una sfida impossibile.

Ma...
l'idea fu rilanciata in pompa magna nel 1952 dall'Associazione dei Costruttori Italiani in Acciaio, che incaricò l'ingegnere statunitense David B. Steinman, uno dei più qualificati e prestigiosi progettisti di ponti sospesi al mondo (già realizzatore del Ponte di San Francisco), di redigere un progetto preliminare. Il progetto di Steinman, rimane ancora oggi attuale e insuperato per via del suo innovativo sistema di irrigidimento dell'impalcato, ed è alla base di quello definitivo. Basandosi sul progetto, nel 1955 la Regione Siciliana commissionò alla Fondazione Lerici del Politecnico di Milano, uno studio geofisico di fattibilità allo scopo di verificare la natura delle formazioni delle sponde e del fondo dello Stretto, e venne costituito, da alcune tra le maggiori imprese di costruzioni nazionali (Finsider, Fiat, Italcementi, Pirelli, Italstrade) il Gruppo Ponte Messina S.p.A. per la realizzazione dell'opera. Il Gruppo resterà attivo, mangiando soldi a non finire, fino alla costituzione della società concessionaria Stretto di Messina S.p.A. del 1981... anch'essa arricchitasi sulle spalle dei contribuenti senza realizzare un'emerita fungia.

Nel 1968, in forza della L. 384 e del successivo D.M. 134 del Ministero dei Lavori Pubblici, venne bandito un "Concorso internazionale di idee per un progetto di attraversamento stabile stradale e ferroviario dello Stretto di Messina". Furono presentati 143 progetti provenienti da tutto il mondo, alcuni interessanti e suggestivi - in sotterraneo, in mare, in aria; altri assurdi.
Nel 1981, con la costituzione della già citata concessionaria, la realizzazione dell'opera è diventata di competenza esclusiva della Stretto di Messina S.p.A. Da allora, slogan politici del tipo "il Ponte si farà in tempi brevi" e "il Ponte è una priorità", sono diventati il cavallo di battaglia di molti partiti in campagna elettorale.

Nel 2001, infatti, i due principali candidati alla guida del governo, Silvio Berlusconi e Francesco Rutelli, annunciarono, durante la campagna elettorale per le elezioni politiche, il loro sostegno alla proposta di costruzione del Ponte sullo Stretto; ma nel 2007, col Governo Prodi, l'iter si bloccò. Romano Prodi era in procinto di ritirare l'appalto e annullare il contratto, ma l'allora Ministro dei Trasporti Antonio Di Pietro, appoggiato dal Centrodestra, si oppose. Il nuovo Governo Berlusconi, succeduto nel 2008 al Governo Prodi, dopo aver accorpato la Stretto di Messina S.p.A. con l'ANAS, riprese l'iter, che si sarebbe dovuto concludere nel 2016.

Ma...
nell'ottobre 2011 l'Unione Europea non ha incluso il Ponte sullo Stretto tra le opere pubbliche destinate a ricevere finanziamenti comunitari. A seguito di ciò, il Parlamento ha approvato una mozione promossa dall'IDV (Di Pietro... banderuola!), che impegna il governo "alla soppressione dei finanziamenti per la realizzazione del Ponte sullo Stretto". E nell'ottobre 2012 il Governo Monti, nella cd. Legge di Stabilità, ha stanziato 300 milioni per il pagamento delle penali per la non realizzazione del progetto.
Già, perché, nonostante siano state realizzate alcune opere preliminari al Ponte - ossia la variante della linea ferroviaria Cannitello-Villa San Giovanni, lo svincolo autostradale di Campo Piale (che tanti disagi ha causato alla popolazione residente), e la ripresa dei lavori dell'asse autostradale Salerno-Reggio Calabria - il Ponte non si farà! Ma siccome bisognava ugualmente garantire l'arricchimento dei concessionari, il contratto - stilato durante il Ventennio berlusconiano - prevede il diritto di recesso senza penali da parte della Stretto di Messina S.p.A., ma il pagamento di una penale del 10% sulla parte non ancora realizzata dell'opera, nel caso in cui a recedere sia il Governo Italiano! Penale, che nella misura massima, è di 312 milioni di euro.
Nonostante questo, il Cavaliere, in occasione delle ultime elezioni (febbraio 2013), ha ancora una volta rispolverato l'argomento, promettendo (con la frase: "Ho un sogno prima di morire: passare sul Ponte sullo Stretto") la ripresa del progetto...

Insomma, uno "stop and go" logoro e inglorioso perfettamente conforme alla mentalità italica!
Intanto, nel novembre 2012, la China Investment Corporation e la China Communication and Construction Company, si sono rese disponibili a finanziare l'opera. Chissà... magari lo faranno i-gialli-dagli-occhi-a-mandorla, visto che noi non ne siamo proprio capaci. Esultano invece gli ambientalisti e i No global, che hanno sempre ritenuto il Ponte un'opera faraonica, inutile e dall'impatto ambientale insostenibile.