domenica 17 dicembre 2017

Guerre Stellari ep. VIII: Gli ultimi Jedi. Commento

Ecco, sei seduto davanti all'iMac e rimugini sul film demmerda che hai visto al cinema oggi pomeriggio (sì, nell'orario dei rEgazzini). 'ché due anni fa eri tornato bambino e pensavi che Guerre Stellari esistesse ancora, perché JJ Abrams aveva regalato ai fan un film epico e grandioso, pieno di strizzatine d'occhio sì, ma anche privo di puttanate come i midi-chlorian, i bimbiminkia, i combattimenti acrobatici con le spade laser, e gli "sgusci".
E invece questo Gli ultimi Jedi è proprio l'n-simo schiaffo ad una saga storica che ha fatto battere tanti cuori nel corso di oltre trent'anni. Sì, se me lo chiedi!, uno schiaffo quasi al livello della Trilogia Prequel. No, forse peggio.
Dalla sceneggiatura piena di forzature, semplificazioni e buchi, alle gag idiote e completamente fuori contesto, fino agli inutili animaletti pelosi e alle suore aliene, e alla storia che nulla ha di originale. Già, perché la storia non è semplicemente modellata su L'Impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi come qualcuno, in un attacco di bontà, ha detto, ma è proprio una fiacca e lunghissima (nonché brutta) copia, punto-per-punto, dei vecchi film, battute comprese!
Una sola domanda. La più universale delle domande: "PERCHÉ?"


Perché dare il franchise in mano a quel nano ignorante di Rian Johnson. Ci cazzo è, e che ha girato prima de Gli ultimi Jedi? tre film (di cui uno a bassissimo budget), un corto e tre ep. di Breaking Bad... e basta!?
E tutte le domande rimaste in sospeso due anni fa?
- Chi è Snoke? Ma non doveva essere Darth Plagueis dell'Universo Espanso (in-canon in quanto citato ne La vendetta dei Sith), il Supremo Signore Oscuro dei Sith ossessionato dalla vita eterna, apparentemente invulnerabile e già maestro di Palpatine?
- Ma Luke Skywalker non doveva istruire Rey trasmettendo "ciò che imparato ha" da Yoda? Non doveva essere un Jedi Grigio [ossia uno Jedi borderline capace di utilizzare alcuni poteri del Lato Oscuro] che si trovava al Primo Tempio non per nascondersi ma per cercarvi le origini della Forza?
- Ma Rey non doveva essere figlia di Luke Skywalker o sorella di Kylo Ren, o comunque imparentata con qualche famiglia possente nella Forza, se non addirittura la reincarnazione di qualche vecchio Jedi? così magari t'avrebbero spiegato come cacchio fa a menare fendenti con la spada laser e a spostare massi senza il minimo addestramento?
- Ma chi catinazzo è la rattrappita Maz Kanata vista in Ep. VII? e come cacchio è entrata in possesso della spada laser degli Skywalker?
- E i Cavalieri di Ren che fine hanno fatto?

Ma soprattutto - e qui fa più male - il film prende quanto di buono c'era ne Il risveglio della Forza e lo manda in vacca. Prende la mitologia e gli eroi della Trilogia Classica, e li butta nel cesso dopo averli spernacchiati e presi a schiaffi.
Il grande Luke Skywalker, figlio di Anakin Skywalker [la Forza scorre potente negli Skywalker!], allievo di Obi-Wan Kenobi e Yoda. Leggendario nonché unico Cavaliere Jedi della galassia per parecchi anni che, dopo la Battaglia di Endor, la sconfitta dell'Imperatore Palpatine e la redenzione di suo padre Anakin/Darth Vader, ha combattuto per anni nella guerra contro l'Impero, distruggendo prima la più grande fabbrica d'armi della Galassia (Cymoon 1) e poi guidando personalmente le truppe della Nuova Repubblica nella Battaglia di Mindor; sconfiggendo per la seconda volta l'Imperatore Palpatine - nel frattempo rinato in un clone e resistendo alle seduzioni del Lato Oscuro; diventando - nonostante la sua paura di addestrare e qualche errore di percorso - un grande Maestro Jedi a capo di una nuova generazione di Cavalieri; aiutando la Nuova Repubblica a fronteggiare il Sole Nero (organizzazione criminale vasta ed influente), il primo ritorno dell'Impero nella persona del Grand'ammiraglio Thrawn detto l'Erede dell’Impero, il secondo con la crisi dell'Impero Rinato (movimento segreto composto da fanatici filo-imperiali e finanziato da ricchi sostenitori), e il terzo contro i Resti dell'Impero (ciò che era rimasto dell'Impero dopo il suo collasso, riunito dai vecchi nostalgici generali); fronteggiando il Signore della Guerra Tsavong Lah, la Crisi del Nido Oscuro all'interno del Nuovo Ordine Jedi, il risveglio del Sith Exar Kun e la Signora Oscura Lumyia; e sposando Mara Jade [ex-braccio sinistro dell'Imperatore Palpatine], con la quale ha generato la discendenza degli Skywalker [la Forza scorre potente negli Skywalker!]...
e ora ti viene detto che:
è un po' codardo, che non eccelle in nessuna delle arti Jedi e che, dopo il tentativo di addestrare una nuova generazione di Jedi - subito finito in rovina, si è rintanato, con la coda tra le gambe, in esilio su Ahch-To chiudendosi completamente alla Forza. E viene pure messo in difficoltà da due pischelli (Rey e Kilo Ren), morendo senza nemmeno diventare un martire...
E Leila?
La Principessa Leila Organa Solo? gemella di Luke Skywalker ma separata dal fratello sin dalla nascita e adottata e cresciuta su Alderaan dal senatore Principe Bail Organa? fiera e determinata fin da ragazza, cresciuta in mezzo ai politici - cosa che le garantì un seggio nel Senato Galattico, dove giocò un ruolo segreto per l'Alleanza Ribelle; venduta come schiava a Jabba lo Hutt che strozzò con le sue mani, col tempo assunse un ruolo predominante nella Nuova Repubblica col grado di Generale (firmando tregue e alleanze a destra e a manca), ed ha ricevuto un elementare addestramento da Jedi prima dal fratello Luke poi da Vima-Da-Boda. Sposatasi infine con Han Solo, ha dato alla luce tre figli, tutti possenti nella Forza: i gemelli Jacen - corrotto dal Lato Oscuro (il primo fallimento di Luke), e Jaina - Jedi del Nuovo Ordine, e il piccolo Anakin, che già in fasce infuse energia alla madre e allo zio, aiutandoli a sconfiggere per la seconda e definitiva volta l'Imperatore Palpatine...
e ora ti viene detto che:
è entrata in crisi col marito Han Solo sin da subito, non fa praticamente un cazzo - se non fare la kryptoniana (sopravvivendo e volando nello spazio siderale O_O), ed ha avuto un unico figlio, Ben detto Kylo Ren, ossessionato dall'ingombrante figura del nonno materno Anakin/Darth Vader, in realtà fermo al grado di padawan (e quindi nemmeno forte nell'uso della Forza né del Lato Oscuro). Come un semplice ragazzino con la maschera sia riuscito ad arrivare ai massimi livelli di potere che furono di Darth Tyranus e Darth Vader è un po' un mistero del Primo Ordine...
Insomma, la risposta alle domande e alle speculazioni di fan e nerd, e alla qualità che i personaggi storici avevano nell'Universo Espanso è stata:


MAVVAFFANCULO TOPOLINO!

Un film che non vedevi l'ora che finisse e che non rivedrai mai più. Un film che ti fa capire quanto si possa facilmente sfruttare un nome per fare dindini facili. Un film che dimostra come ai fan vada bene praticamente tutto, e come lo strapotere dell'asso-piglia-tutto Disney sia SOLO un male!

domenica 19 novembre 2017

Justice League. Commento

Dopo un tentativo finito a vuoto di andare al cinema giovedì alla prima reggina, ci sei andato ieri, sabato pomeriggio, tra decine di bimbiminchia urlanti accompagnati da padri o zii annoiati, e adolescenti che non stavano mai zitti!
Ebbene... come per Batman v Superman (ma anche Wonder Woman, e financo Blade Runner: 2049), ne hai lette di cotte e di crude prima di vedere coi tuoi quattrocchi e ragiunari ca' to testa: da chi ha detto che Justice League "è tagliato con l'accetta e rincollato con lo sputo", a chi lo reputa "il vero inizio del DC Cinematic Universe" sull'onda dello slogan "giustizia è fatta!"... insomma, dal tutto al contrario di tutto!
Ora, dopo esserti fatto un tuo giudizio, puoi dire di non essere d'accordo con nessuna delle due estreme opinioni. O piuttosto di essere d'accordo con entrambe!

Soprassedendo su chi dice che Justice League è un'imitazione degli Avengers, giusto perché - ringraziando Dio - non hai mai visto un film degli Avengers (c'hai una strana avversione verso i film Marvel!!!), e dopo aver precisato che quegli elementi che sembrano derivare dal "modello Marvel" (scene post-credits escluse), come ad es. le "scatole madri", sono comunque farina del sacco dei fumetti DC, in coscienza ti senti di dire:
- gli attori sono azzeccatissimi: Ben Affleck è il miglior Batman/Bruce Wayne mai visto (doppiato da Marco Balzarotti sarebbe il Batman definitivo!) per la fisicità, per le movenze, per tutto!; Gal Gadot idem, perfetta e convincente nel suo ruolo di amazzone figlia di Zeus; Ezra Miller va benissimo nel ruolo di un Flash impacciato e come "spalla comica" del gruppo, il che farà girare un po' le ballz ai fan del Flash cartaceo e... v. seguito; Jason Momoa - nonostante sembri un Khal Drogo subaqueo (ma lui quello è), resta comunque un Aquaman convincentissimo e tostissimo (sebbene tamarrissimo): un vero atto di giustizia nei confronti dell'Aquaman-pirla dei cartoni che cavalcava un ippocampo e parlava coi pesci; Cyborg (chiaramente introdotto come 6° componente a motivo della recente formazione della "Lega" post-New 52) non t'ha mai detto granché (né lo conosci granché - hai in mente solo il Cyborg dei Teen Titans Go! doppiato da Mino "Peter Griffin" Caprio, ahahahah), ma è ovviamente fondamentale per come la trama si sviluppa; mentre Henry Cavill, dopo i precedenti ne L'Uomo d'acciaio e BvS, rende ancora una volta un figlio di Krypton superlativo, specie nella stupenderrima scena d'azione dopo il suo risveglio;
- la trama scorre senza grossi intoppi, è raccontata benino, sebbene - imho - 20 o 30" in più avrebbero aiutato non poco la pellicola (a costo di appesantirla). Il minutaggio ridotto si sente infatti parecchio e molte parti, che avrebbero meritato più approfondimento, sono appena abbozzate. Sei comunque fiducioso che la Extended Ed. sarà un film migliore;
- bella l'idea d'integrare, accanto al main theme di Wonder Woman, anche i main theme di Danny Elfman (del Batman di Tim Burton) e di John Williams (del Superman di Richard Donner): le riduzioni cinematografiche dei supereroi DC hanno un'eredità musicale importante, e dunque era doveroso richiamarle, per citazionismo e continuità;
- v'è un'ottima coerenza narrativa generale: in BvS hai assistito al flashforward della visione del futuro di Bruce Wayne (stile Batman #666), alla capatina di Flash da Flashpoint, alla morte [e alla resurrezione] di Superman per mano di Doomsday, ai cameo dei vari supereroi poi introdotti appieno in Justice League - dove in più fa una comparsata la Lanterne Verde Yalan Gur, e dove, nella scena post-credit con Deathstroke (non Deadpool, neh!), si mimma ad una prossima formazione di una "Società Segreta dei Supercriminali"... insomma, ti pare che in casa DC Comics stiano facendo i compiti cercando di trasferire su celluloide tutta la vera essenza del DC Universe! e ciò, unito alle millemila citazioni sparse su set, cartelli pubblicitari, etcetera, ti fa graaaaande piacere;
- gli effetti speciali sono tuttosommato sufficienti: si va dal buono (in realtà per tutto il film) all'incredibile scena posticcia iniziale dove si vede chiaramente che a Cavill sono stati cancellati digitalmente barba e baffi, e alla scena aggiunta in Islanda girata però su green screen... sigh;
- non hai proprio digerito la virata comica: da Wonder Woman che fa le faccette (come a dire "c’ho a che fare con dei bambini"), al Flash logorroico che inciampa e un po' ipocondriaco. Certo, l'idea di ringiovanire Barry Allen e renderlo un po' macchietta (introdurre all'uopo Plastic Man, vera spalla comica della "Lega della Giustizia", era probabilmente chiedere troppo e magari i rEgazzini l'avrebbero scambiato per una scopiazzatura del Mr. Fantastic di marvelliana memoria), accanto alle battutine di spirito in bocca persino a Superman e al Bruce "musone" Wayne, hanno alleggerito l'atmosfera del film, che magari rischiava di essere dark come BvS (cosa che in realtà avresti preferito), ma non ti sono garbate. No, per gniente. Tuttavia non hai trovato queste scenette completamente out-of-character, come invece detto da molti: ricordati che i supereroi DC hanno attraversato un'epoca camp dove tutto era "spensierato, insensato e sciocco", stile commedia familiare; atmosfere in parte recuperate anche da recenti scrittori, come Grant Morrison. L'incoerenza semmai sta nell'essere passati dai toni molto seriosi de L'Uomo d'acciaio e BvS, ai toni più scazzati del presente Justice League... è come se avessero approfittato della resurrezione dell'Azzurrone per retconnare toni e target;
- il cattivone di turno, Steppenwolf, sebbene ben gestito, è lungi dall'essere quel villanzone che t'aspettavi e di cui "il film aveva bisogno": ne L'Uomo d'acciaio c'avevi questi scontri aerei immensi col Generale Zod, mentre in BvS Doomsday faceva il culo a Superman mandandolo all'altro mondo. Qua invece Steppenwolf, generale e zio di Darkseid, proveniente dal pianeta dei Nuovi Dei Apokolips, con forza, resistenza, velocità, agilità e riflessi paragonabili a quelle di Doomsday (quando non è arrabbiato, NdR), finisce con l'avere paura, mettendo a rischio appena appena un'area praticamente disabitata...
- è purtroppo lampante il cambio di regia: sebbene il regista accreditato resti il solo Zack Snyder, è notorio che Joss Whedon, indicato solo come sceneggiatore, abbia rigirato ex-novo parecchie scene (qualcuno parla del 33% del film, il che è evidente anche dal confronto coi trailer). Inoltre è lui che ha gestito la post-produzione. Sperare in una Director's Cut gestita in toto da Snyder è sognare troppo, nevvero? boh... la Richard Donner Cut di Superman II, rimontata con le scene originali e parzialmente epurata delle scene aggiunte da Richard Lester è arrivata... 26 anni dopo ma è arrivata! [per chi non lo sapesse, anche Superman II ha avuto una storia anacola a Justice League: Richard Donner venne licenziato a film finito e sostituito da Richard Lester, che rigirò circa il 25% delle scene].


'nzomma, un cinefumetto godibile ma non perfetto, almeno non secondo i tuoi gusti e parametri di giudizio (sei tra i pochi che hanno adorato Batman v Superman?). E che di sicuro, e purtroppamente, non sfonderà al botteghino.
Viene fuori che fare una cosa come quella che ha fatto la Marvel, il cd "Universo Cinematico", è meno facile di quello che sembra. Alla DC stanno sudando sette camicie e la Universal (con la sua squadra di mostri), ha mollato ancor prima di iniziare.

martedì 7 novembre 2017

Blade Runner 2049. Commento

E così, dopo IT, hai visto pure Blade Runner 2049, sequel del maestoso cult di Ridley Scott che ha praticamente inventato il cyberpunk (il film è dell'82 ed è antecedente di due anni di Neuromante di William Gibson, il romanzo-manifesto del cyberpunk).
Attesissimo da tanti [ma evidentemente non da tutti, visti i modesti incassi al botteghino] e affidato a quel pluripremiato di Denis Villeneuve di Arrival (che t'è piaciuto un sacchissimo!), s'è rivelato "un'ammirevole delusione".
La pellicola funziona, per carità, e le atmosfere e i colori, pur non ricordando del tutto il primo Blade Runner, si amalgamano a lui rendendo bene la stessa società futura e grigia che vuole rappresentare.
Ma il film è troppo contorto (e lungo), inutile, e si allontana parecchio sia dalla poetica di Arrival che dallo spirito del Blade Runner di Scott (che, a fronte di una trama linearissima, era molto basato sul complesso traslato esteriore dei sentimenti), con uno spreco enorme del melanconico Rick Deckard di Harrison Ford a cui fa da contraltare un Ryan Gosling - attore che non t'è mai piaciuto - che mette in scena un "cacciatore" dalle poche parole, freddo e monoespressivo.


Ammettilo: è davvero difficile confrontarsi con una pietra miliare degli Anni Ottanta. A 2049 spettava il destino di tutti i sequel, destino al quale non è riuscito a sottrarsi. Villeneuve ha fatto un film bellissimo, che espande l'universo immaginato da Ridley Scott (e Philip K. Dick), ma inutilerrimo. Uno di quei film che devi vedere anche se non vuoi. Ma che poi probabilmente non rivedrai più - a contrario dell'originale che non stanca mai [nonostante tutte le sue "cut"]...

IT. Commento

E così ierisera hai taliato il remake di IT di Andrés Muschietti, con Bill Skarsgård nella parte del pagliaccio ballerino Pennywise che fu prima di un grande Tim Curry.
L'opinione?
A "te te piace!" e credo che il film sia piaciuto anche a tutti coloro che hanno amato la miniserie cult del 1990.
Cazzate quelle che dicono che la pellicola cinematografica di Muschetti sia più aderente al libro rispetto alla riduzione del '90 (in realtà se ne discostano parecchio entrambe).

Ad es. (e son queste tutte caratteristiche presenti nella miniserie tivvì e nel libro) il film manca della narrazione alternata tra passato e presente (che pare tuttavia tornerà nell'ep. 2°); sposta in avanti di trent'anni l'arco temporale (sarà per l'effetto Stranger Things che ha spinto ad allinearsi alla tendenza del momento nel tentativo di guadagnare in popolarità cavalcando l'effetto nostalgia per gli anni '80? yeeeesssssss!) - cosa che ha comportato parecchi adattamenti e ancora di più ne richiederà nell'ep. 2° ambientato nel 2015; e porta radicali cambiamenti nella caratterizzazione dei rEgazzini (il negretto Mike ha praticamente spazio ZERO giacché il suo ruolo è stato trasferito sugli altri personaggi del "Club dei Perdenti"). Nel film ci sono due timidi accenni alla Tartaruga, eppure Pennywise rimane quasi sempre nelle sembianze del pagliaccio, non assumendo mai la forma del Ragno gigante (come invece avviene nella miniserie, e che è la forma più vicina al vero aspetto di IT).
La miniserie del '90 di Tommy Lee Wallace, nonostante la pesante censura (che lasciava più immaginare che intravedere gli orrori, infiltrando nello spettatore più che altro un senso di inquietudine) e gli scadenti effetti speciali (costumi e stop motion, sigh!), aveva dalla sua l'incredibile interpretazione di Tim Curry - nei panni di un pagliaccio che "sfotteva" le sue vittime prima di cibarsene - e un ottimo team di rEgazzini, sui quali spiccavano lo sfortunato Jonathan Brandis (Bill, e anche il Bastian de La Storia Infinita), Emily Perkins (Beverly, poi tornata nei panni di Becky Rosen in Supernatural) e Seth Green (Richie, e poi Oz in Buffy, e tanti altri ruoli marginali, tra i quali doppiatore del timoniere Joker in Mass Effect)... gli altri si son persi per strada!
Il film di Muschietti, che argutamente è uscito 27 anni dopo la miniserie di Lee Wallace (l'essere permane in uno stato di riposo, risvegliandosi ogni 27-30 anni per sfamarsi) - mette in scena un IT demoniaco, privo di humor, spaventoso e al limite della follia; può inoltre contare su una violenza più esplicita e su effetti speciali al passo coi tempi (e ti pare pure il minimo). Anche stavolta il team di giovIni è funzionale e funzionante ma, imho, peggio assortito (il negretto, ti ripeti! è di un'inutilità mostruosa!) - potendo comunque contare sull'ottima interpretazione di Jaeden Lieberher (Bill), Sophia Lillis (Beverly) e Finn "Stranger Things" Wolfhard (Richie)... gli altri si perderanno per strada?

venerdì 18 agosto 2017

Scoperta una terrificante collezione di scheletri nelle cantine di un ex-orfanotrofio di Londra

L'alchimia, considerata da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico, è in realtà un'antica scienza che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline come la chimica, l'astrologia, la metallurgia, la medicina, la filosofia e l'esoterismo. Diversi erano gli obiettivi che si proponevano gli alchimisti: conquistare l'onniscienza (ovvero raggiungere il massimo della conoscenza in tutti i campi); creare la panacea universale (un rimedio cioé per curare tutte le malattie), generare e prolungare indefinitamente la vita; trasmutare le sostanze dall'una all'altra, etcetera. Fino al XVIII sec., l'alchimia era considerata una scienza razionale; pare che persino Isaac Newton abbia dedicato molto più tempo al suo studio che a quello dell'ottica o della fisica, così come anche Francesco Bacone e San Tommaso d'Aquino, e tanti altri dotti, artisti come il Parmigianino, e persino personalità politiche. Col tempo però, complici anche i legami con le Società Segrete, praticare l'alchimia volle dire essere eretici, una specie di stregone, scesi a patti col Diavolo. In tal senso, eminenti alchimisti furono Flamel, Paracelso, il Conte di Cagliostro e il Principe di Sansevero.

Su Flamel (1330-1418), sconosciuto ai più, non c'è molto da dire, sennonché pare che assieme a sua moglie Perenelle abbia ottenuto l'immortalità! Avendo lavorato fin da giovanissimo come scrivano a Parigi, ad un certo punto pare abbia ricevuto da un vecchio rabbino un libro misterioso, un grimorio scritto da un antico personaggio noto come Abramelin il Mago. Flamel dedicò la sua vita al tentativo di comprendere il testo e i suoi segreti perduti, viaggiando per le università di tutto il mondo conosciuto, finché a Santiago de Compostela incontrò un misterioso maestro ebreo che lo aiutò a tradurlo, ottenendo il segreto dell'elisir di lunga vita...



Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim (1493-1541) detto Paracelso, fu una delle figure più rappresentative del Rinascimento. Figlio di una serva, si stabilì col padre in Austria. Fu da suo padre, medico, che egli ricevette i primi insegnamenti in medicina e in chimica. In seguito, sotto l'abate Giovanni Tritemio, studiò alchimia ed occultismo. La sua vita fu estremamente movimentata: intraprese lunghi vagabondaggi che lo portarono in ogni dove in Europa, fino a quando, nel 1527 gli fu offerta la cattedra di medicina all'Università di Basilea. Tuttavia, a causa del suo carattere polemico e alla sua aperta opposizione sia alla medicina tradizionale che alla nuova medicina nascente, fu allontanato dall'ambiente accademico. Paracelso, riconoscendo che esistono rimedi specifici per ogni singola malattia, con la logica che "ciò che ammala può anche guarire", e secondo la dottrina che "il corpo, per sua costituzione, è sano e perfetto, e ciò che lo rende malato è l'insorgenza di disarmonie che possono provenire da: - condizioni climatiche, - infezioni, - tossine, - condizioni ereditarie, - influssi spirituali e - volontà divina, aprì le porte alla chimica come strumento terapeutico e ispirerà anche la moderna omeopatia.

Il Conte di Cagliostro (1743-1795) è probabilmente il più famoso alchimista di tutti i tempi, entrato nella cultura popolare anche grazie al suo "Castello" al centro della famosa avventura animata di Lupin III. Giuseppe Balsamo, conosciuto ai più semplicemente come Cagliostro, palermitano di nascita, cristiano di battesimo ma cultore e divulgatore delle scienze esoteriche, dopo aver predicato e disseminato per tutta Europa i dogmi del suo credo, fu alla fine condannato dalla Santa Inquisizione al carcere perpetuo. Di umili origini e rimasto orfano, fu accolto nell'istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi. Da quel collegio Giuseppe fuggì più volte, per questo motivo la famiglia pensò bene di affidarlo al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone, che era annesso all'Ospedale dello Spirito Santo. Grazie a questo collegamento, Giuseppe s'interessò ben presto di erbe medicinali, delle loro proprietà e delle tisane. Non è chiaro se scappò anche dal convento o se semplicemente ne fu dimesso; in ogni caso, a Messina avrebbe conosciuto un certo greco Altotas, con il quale avrebbe viaggiato in Egitto, a Rodi e a Malta, e che lo introdusse nella Massoneria di Rito Egizio. Da lì, la vita di Cagliostro s'intrecciò con quella di personaggi di ogni genere del suo tempo, dall'alta nobiltà del Settecento agli Illuminati, dai protagonisti del mondo letterario, come Goethe, a quelli della mondanità, come Giacomo Casanova. Presentandosi come taumaturgo, guaritore e medico, pare che grazie alla sua sapienza alchemica, potesse trasformare i metalli vili in nobili, ma se davvero avesse scoperto la pietra filosofale, non è dato sapere.

La storia di Raimondo de Sangro Principe di Sansevero (1710-1771) è senza dubbio più interessante e misteriosa: Gran Maestro della Massoneria napoletana, discendente direttamente da Carlo Magno attraverso il ramo di Oderisio, venne affidato al nonno che lo inviò all'età di dieci anni al Seminario di Roma presso i padri Gesuiti. Da lì uscì solo a vent'anni, con un bagaglio culturale notevolmente superiore a quello solitamente posseduto dai nobili dell'epoca. Per Raimondo era impossibile restringere il suo estro creativo ad un solo oggetto, sicché si cimentò in molteplici campi; ad es. creò gemme artificiali, una tecnica di desalinizzazione dell'acqua di mare, farmaci, etcetera. Il suo genio viene tuttavia ricordato per tre straordinarie invenzioni: il lume perpetuo, che realizzò triturando ossa di cranio umano, ottenendo una mistura che aveva la capacità di bruciare "per tre mesi di seguito"; le sue sconcertanti macchine anatomiche, ovvero dei perfetti scheletri nei quali è possibile osservare molto dettagliatamente l'intero sistema cardiovascolare. Si narra che per realizzarli, Sansevero fece uccidere due suoi servi, un maschio e una femmina, iniettando loro una sostanza che, entranta in circolo, ha metallizzato vene e arterie preservandole dalla successiva decomposizione...
e infine il trio d'eccellenza della Cappella Sansevero, composto dal Cristo velato, dalla Pudicizia e dal Disinganno, tre opere d'arte di straordinaria fattura - in realtà realizzate da scultori professionisti applicando però le conoscenze ermetiche del Principe: il Cristo velato è un Cristo morente interamente ricoperto d'un velo di marmo che fa corpo unico con la statua e con il giaciglio sulla quale è scolpita. Lo straordinario è che le fattezze del Cristo (gli occhi, il naso, la bocca, i muscoli) s'intravedono da sotto il velo! La Pudicizia mostra una giunonica donna nuda ricoperta di un finissimo velo di marmo che ne fa intravedere in ogni dettaglio le sembianze! Il Disinganno mostra un uomo che si divincola in una rete cercando di liberarsene. Ciò che stupisce è che la rete circonda interamente la statua! La leggenda vuole che il processo creato dal Principe fosse il seguente: la statua veniva scolpita e poi posta in una vasca dove veniva ricoperta da un velo, o da una rete, bagnati; su questi veniva versata una soluzione di composizione ignota che, cristallizzando, si sarebbe tramutata in marmo, che si sarebbe unito alla statua, diventando con essa un tutt'uno!

Venendo al titolo del post, pare che
nel 2006, durante la demolizione di un edificio di Londra, nelle fondamenta di un ex-orfanotrofio, è stato scoperto un vero e proprio macabro tesoro: una serie infinita di scheletri e appunti su creature mitiche e fantastiche, scoperte e custodite dallo studioso, esploratore e zoologo Thomas Theodore Merrylin.
Nato nel 1782 da una ricca famiglia aristocratica, Thomas seguì le orme del padre nello studio della storia naturale, viaggiando in tutto il mondo alla ricerca di reperti esotici e misteriosi. Thomas e il padre viaggiarono sino al momento della morte del primo, dopodiché, il figlio divenne un semi-recluso nella grande biblioteca di casa Merrylin a Londra.
Con gli anni, la storia di quest'uomo si è mischiata alla leggenda: nel 1942 (teoricamente all'età di 160 anni) Thomas pare abbia contattato l'Orfanotrofio Tunbridge per donargli la sua enorme casa, a condizione che il seminterrato non fosse mai aperto e la casa non venisse mai venduta.
Sigillata dietro due file di mattoni, la porta della stanza "delle macabre meraviglie" è stata ritrovata solo per caso nel 2006, quando l'edificio fu avviato alla demolizione. Quello che fu scoperto sfida la naturale comprensione del genere umano della Natura che ci circonda. Esseri mitologici, strane bizzarrie e scheletri demoniaci; reperti, relazioni e manoscritti d'epoca, sono le meraviglie che Thomas Theodore Merrylin ci ha lasciato in eredità. Lo studioso era davvero entrato in contatto con "entità diverse" o sono solo geniali artefatti frutto di una capacità artistica, di scultura e modellazione straordinaria?
Ad ogni modo, la sua collezione è in esposizione al Merrylin Cryptid Museum di Londra.

domenica 30 luglio 2017

Masquerouge e il fenomeno dei giustizieri mascherati francesi

La lettura di Masquerouge, Maschera Rossa in lingua italica, bonellide della francese Glénat edito nel Bel Paese dall'Editoriale Cosmo, ha stimolato in te una certa curiosità verso il fenomeno dei "giustizieri mascherati della Francia dell'Ancien Régime".

Masquarouge è un fumetto francese degli Anni '80 (ah, i mitici Anni '80, gli anni dei miti e dei ricordi,
gli anni d'oro del grande Real,
gli anni di Happy Days e di Ralph Malph,
gli anni delle immense compagnie,
gli anni in motorino, sempre in due!) dal contesto storico (le vicende sono ambientate nella Francia pre-rivoluzionaria del XVII sec. durante il regno di Re Luigi XIII: 1610-1643), riconducibile al filone del "cappa & spada". Nato come fumetto per rEgazzini - i primi 3 voll. sono costituiti prevalentemente da episodi brevi (dalle 12 alle 25 pagg), col tempo ha assunto un taglio via via più maturo e adulto.

Gli autori della serie sono Patrick Cothias, sceneggiatore e scrittore, e André Juillard e Marco Venanzi, che si sono succeduti nei disegni.
Il titolo fa riferimento alla cappa e alla maschera rosse indossate dal protagonista, un cavaliere maschArato pronto ad accorrere in difesa della popolazione vessata da nobili e regnanti. Ad accompagnare la misteriosa figura di Masquerouge, dall'alto del cielo, è un maestoso sparviero ammaestrato. Col tempo, si scoprirà che dietro la maschera si celano le aggraziate fattezze della baronessina Ariane de Troil, abile spadaccina da sempre dalla parte degli oppressi.
L'archetipo del giustiziere mascherato nasce con Zorro - spadaccino le cui gesta si svolgono nella California del dominio spagnolo (prima metà dell'800); archetipo oggi onnipresente nel mondo dei supereroi americani.

Storicamente, il primo esempio di giustiziere mascherato della Francia assolutista è rintracciabile nell'anime Il Tulipano Nero del 1975. La serie, creata sull'onda del successo di Lady Oscar (che aveva invece per protagonista tale Oscar François de Jarjayes, ambiguissimo soldato della guardia reale della Regina Maria Antonietta... ambiguissimo pourquoi era femmina ma si vestiva da masculo... roba che col bigottismo di oggi avrebbe fatto insorgere tutte le mamme d'Italia!), ed anch'essa ambientata a ridosso della Rivoluzione Francese, aveva per protagonisti non uno bensì due giustizieri mascherati: il Tulipano Nero, alias il contessino Robert de Vaudreuil, apparente lavativo ma in realtà - sotto la sua identità segreta - soccorritore dei deboli e degli oppressi, e la Stella della Senna, al secolo Simone Lorène, sorellastra adottiva del conte, che lo affiancherà nella lotta contro l'ingiustizia sociale che imperava nella società francese del tempo (regno di Re Luigi XVI: 1774-1789).
Dunque, cronologicamente parlando, Maschera Rossa viene prima.

Nel mucchio potremmo mettere anche Maschera di Ferro, individuo storico la cui identità non è mai stata realmente accertata e che fu un prigioniero "speciale" di Re Luigi XIV. "Speciale", perché portava sempre sul volto una maschera di velluto nero, assicurata da cinghie metalliche, che ne rendeva invisibili le fattezze, e perché era trattato con tutti i riguardi: cibo scelto e abbondante, vestiti costosi, visite mediche e confessionali, possibilità di tenere in cella libri e persino un liuto. Sulla sua vera identità si sono fatte molteplici ipotesi: figlio illegittimo, padre naturale, gemello o fratello del Re, oppure nobile prigioniero. In ogni caso, qualcuno di importante o che sapeva qualcosa di estremamente grave, e che non poteva essere eliminato per motivi di carattere politico o affettivo. Alla sua storia si appassionò Alexandre Dumas-padre, che ne raccontò le vicende in chiave romanzata nel 3° tomo del ciclo de I tre Moschettieri.

Ah, già, I tre Moschettieri... il più famoso romanzo d'appendice francioso che narra le avventure di D'Artagnan, Athos, Porthos e Aramis, i 4 Acchiappafan... Moschettieri scelti del Re Luigi XIII. I Moschettieri esistevano realmente: erano un reparto della guardia reale di Francia dal 1600 al 1815, dotati di moschetto (da cui il nome) e spada.
Altra figura storica onnipresente sia in Masquerouge che ne I tre Moschettieri è il Cardinale Richelieu, ovverosia Armand-Jean du Plessis duca di Richelieu e cardinale francese durante il Regno di Re Luigi XIII. Grande uomo politico, fu molto abile nel rafforzamento della monarchia assolutistica francese, che grazie a lui divenne mooolto potente.
In Masquerouge, fa poi capolino anche il personaggio popolare del Re dei folli (apparso altresì nel Notre-Dame de Paris di Victor Hugo): a Parigi, la "Corte dei miracoli" era un quadrivio chiuso dove soggiornavano ladri e pezzenti che avevano l'abitudine di eleggere un loro "Re" (il Re dei folli appunto) di cui essi costituivano quel popolo dove avvenivano "miracoli" - poiché le finte infermità dei mendicanti, ostentate per impietosire i passanti, vi guarivano di notte come per miracolo...

L'ultimo eroe francese in ordine di tempo, storicamente falsissimo - sebbene non sia un giustiziere bensì un assassino - è Arno Victor Dorian, protagonista dell'8° cap. della fortunata saga videoludica Assassin's Creed. Le avventure di Arno (anche lui di origini nobili) avvengono in piena Rivoluzione Francese e s'intrecciano con quelle di personaggi storici quali il Marchese de Sade (lo scrittore sadico e porcello), Napoleone Bonaparte, Robespierre e Nostradamus (il famoso studioso e profeta).

Epperò hai divagato un sacco... l'oggetto della tua ricerca era "scoprire se davvero, nella Francia assolutista, vi fosse traccia di giustizieri mascherati protettori del popolo"... Ecco, sì, non hai trovato un kEzzo... probabilmente sia Maschera Rossa, che la Stella della Senna e il Tulipano Nero (e in primis Zorro), si ispirano a briganti (non mascherati!) particolarmente valorosi che facevano del bene per la gente comune servendosi delle loro superiori abilità di combattenti. Un po' come Robin Hood, che fece del motto "ruba ai ricchi per dare ai poveri" la base della sua leggenda.
Circostanza che si è intrecciata, con particolare fortuna, al periodo francese pre-rivoluzionario - che sappiamo ha influenzato particolarmente la cultura popolare e i romanzi d'evasione.

martedì 18 luglio 2017

Pensiero della sera: cos'è il tempo?

Il tempo si muove in una sola direzione, dando vita ad un presente in costante cambiamento? il passato esiste ancora? se sì, dov'è finito? il futuro è già determinato e ci aspetta, o si crea giorno dopo giorno?
Se il tempo altro non è che la Quarta Dimensione, che dunque ha valore solo perché si basa sulla nostra esperienza umana (come quella del colore, che è solo una nostra forma di percepire le cose), allora il tempo è statico? esiste cioé come una serie di stati interdipendenti e simultaneamente esistenti, governati solo dalla loro probabilità di esistere?
La nostra nozione di tempo deriva dall'osservazione di questi stati? è una nostra pura illusione, al pari di quando osserviamo e misuriamo il mondo subatomico?
L'universo vive nell'Eternità: è in sviluppo continuo nell'attimo presente e il tempo è solo un parametro matematico dei cambiamenti. Noi facciamo esperienza dei cambiamenti che accadono attraverso il modello lineare del "passato-presente-futuro", che tuttavia è solo un costrutto della mente umana.


Vivere nella Quarta Dimensione vuol dire allora vivere simultaneamente nell'Eternità?
Vedere scorrere tutto insieme presente, passato e futuro... oh mio Dio!

giovedì 6 luglio 2017

Cillian Murphy

Con la conclusione della "terza-bella-assai-ma-non-a-livello-delle-prime-due" stagione di Peaky Blinders, t'è presa la scimmia di Cillian Murphy.
Tra fumo, lamette e tirapugni nelle tasche, Peaky Blinders è una serie tivvì britannica che racconta, in maniera piuttosto libera e romanzata, la storia dei Peaky Blinders, banda irlandese davvero esistita.
Riuscitissimo serial, tra i migliori degli ultimi anni, Peaky Blinders può contare su un cast di tuttissimo rispetto: oltre a Cillian Murphy - protagonista assoluto, Tom Hardy, Helen McCroy, Sam Neil e Alexander Siddig, ai quali si aggiungeranno dalla prossima stagione, Adrian Brody e Aidan Gillen.

Orsù,
già celebre per la sua interpretazione dello Spaventapasseri nella trilogia nolaniana del CavalierO Oscuro, hai scaricato dal torrente un po' dei suoi film.
Dopo aver visto ierisera Red Eye, dove interpreta un ottimo antagonista cattivo, in lista c'hai: i fantascienzi Sunshine e In time, Red Lights (col nonnetto Robert De Niro e Sigourney "Ripley" Weaver), e il sentimentale I love movies.
Nel mazzo c'era pure il bellerrimo Inception (di Nolan... già sul tuo disco rigido da anni), e Breakfast on Pluto, la sua prima interpretazione importante, ma poi hai scoperto che faceva il ricchione... e allora...

lunedì 5 giugno 2017

Requiem

Ecclesiaste 3:19-21
Infatti tutto ciò che succede agli uomini succede alle bestie; ad entrambi succede la stessa cosa. Come muore l'uno, così muore l'altra. Sì, hanno tutti uno stesso soffio; e l'uomo non ha alcuna superiorità sulla bestia perché tutto è vanità.
Tutti vanno nello stesso luogo: tutti vengono dalla polvere e tutti ritornano alla polvere.
Chi sa se lo spirito degli uomini, sale in alto, e se lo spirito delle bestie scende in basso nella terra?

martedì 16 maggio 2017

The Legend of Zelda: Breath of the Wild. Commento

Finalmente, dopo due mesi di giuoco (non propriamente intensi) sei pronto a fornire al mondo la tua modesta opinione sull'ultimo capitolo della Leggenda di Zelda, ovverosia il celebratissimo e osannatissimo Breath of the Wild, già consacrato alla storia come "il miglior videogioco dal 2008".


La saga di Zelda è una delle più amate del panorama videoludico. I suoi titoli sono sempre stati dei piccoli gioielli, e - almeno dai tempi di Ocarina of Time, hanno toccato vette qualitative altissime. I tuoi preferiti restano comunque Wind Waker e Twilight Princess, principalmente perché Ocarina of Time e Majora's Mask - ai quali comunque nulla togli - presentavano una realizzazione tecnica ancora "acerba", vuoi perché erano le prime incarnazioni 3D del franchise, vuoi per i limiti del Nintendone64 sul quale giravano. Skyward Sword, invece, soffriva di una realizzazione tecnica non al passo coi tempi: in epoca HD girava alla miserrima risoluzione dei 480p e non solo: facendo uso esclusivo del wiimote, era - almeno per te - ingiocabile!

Breath of the Wild è il più grande e costoso Zelda della storia Nintendo. Sviluppato per cinque anni, maestoso e delicato, con una mappa di gioco almeno il doppio di quella di Oblivion e Skyrim e "appena" la metà di quella di The Witcher 3, Breath of the Wild è la perfetta unione tra il passato e il presente della Leggenda di Zelda. Il suo posto nella triplice continuity non è chiaro, ma contiene molteplici riferimenti praticamente a tutti i titoli passati della serie.


La storia la sanno tutti: la pacifica e prosperosa terra di Hyrule viene sconvolta dall'attacco di Ganon(dorf), il malvagio Re del male. Il suo tentativo viene ostacolato dalla Principessa Zelda, la quale tuttavia fallisce. Il regno cade dunque vittima dei mostri liberatisi dalle tenebre. Toccherà al giovane eroe eletto dalle dee Link sconfiggere Ganon, salvare la Principessa Zelda e riportare la pace.
Una storia che si ripete ciclicamente, oggi con l'Eroe del Cielo, domani con l'Eroe del Tempo, poi con l'Eroe dei Venti e infine con l'Eroe del Crepuscolo. Al centro di tutto, una serie di elementi e simulacri ricorrenti, quali la Triforza - la sacra reliquia composta da tre differenti parti: la Forza del Potere, la Forza della Saggezza e la Forza del Coraggio, la "Spada Suprema", e una serie di tópoi e razze immediatamente riconoscibili.
La libertà di gioco è notevole: è possibile saltare tutta la storia, correndo dritti alla fine dell'avventura (e a morte certa), ovvero gustarsi ogni singola quest e ogni sacrario del mondo; è possibile approcciarsi ad ogni enigma con più soluzioni, così com'è possibile affrontare i nemici a viso aperto o sfruttando gli elementi dell'ambiente circostante (facendo rotolare una roccia o un tronco d'albero, appiccando un incendio, etc); si può cavalcare o correre a piedi, cucinare cibi e pozioni, cacciare...
Breath of the Wild mette in mostra una direzione artistica matura, con un'ottima fisica; dialoghi con risposta multipla e per la prima volta doppiati (anche in italico). Certo, la sua natura open-world impedisce il progredire di una narrativa agli stessi livelli dei precedenti, ma in compenso è il primo Zelda che si presta anche al "cazzeggio": oltre che dedicarti ai collezionabili (i 120 sacrari o i millemila semi korogu), ci sono tante armature da scoprire e potenziare tramite le 4 fate radiose, armi a non finire, cavalli da domare e registrare - tra i quali lo stallone gigante di Ganon, 3 draghi volanti, 4 colossi sacri da risolvere, 3 labirinti da districare, vari sottogiochi e tantissime quest, 4 negozi segreti da rivelare... e se ciò non bastasse puoi sempre arrampicarti sul picco più alto e fare da lì snowboard sullo scudo!
Lo scorrere del tempo, i cambiamenti climatici e la varietà degli ambienti, ti hanno fatto scoprire come il giusto abbigliamento sia fondamentale per proteggersi non solo dai nemici, ma anche dalle intemperie di Hyrule.
Nonostante la vastità e l'attenzione al dettaglio, sei contento di poter dire di non aver incontrato finora alcun bug. L'orizzonte visivo è buono e il pop-up è limitato; solo qualche calo di frame-rate poco significativo in qualche villaggio o in alcune situazioni particolarmente concitate. In soldoni, a vederlo dal vivo, fai fatica a credere che è tutta farina del sacco del WiiU.
Nel mondo di gioco sono presenti ovunque i resti di una misteriosa passata civiltà, la Civiltà Sheikah, in realtà mai neanche nominata nei precedenti capitoli della saga. La curiosità sta nel fatto che il design dei sacrari e dei macchinari sheikah ti ha ricordato tantissimo quello degli Antichi di Panzer Dragoon... Così come, all'inizio dell'avventura, quando Link esce dal Sacrario della rinascita, il Castello di Hyrule in fiamme sullo sfondo, tanto sapeva di Mordor...
Eppure, non è tutto oro quel che luccica...
- i dungeon, una volta fiore all'occhiello della serie, sono praticamente svaniti. Ne resta uno solo, il Castello di Hyrule... tutto il resto (sacrari, colossi e labirinti) si riduce a poche stanze in successione con qualche enigma da risolvere;
- difficoltà di gioco altalenante: nonostante questo sia lo Zelda più impegnativo di sempre, le boss-fight sono, di contro, piuttosto facili. Cioé si muore più ad Hyrule che davanti ai boss;
- le armi durano troppo poco e ciò, sebbene sia comprensibile per quelle di legno, è ridicolo per quelle di un certo livello, come "la Spada della Dea" o "la Spada dei Sei saggi" (l'unica arma eterna è "la Spada Suprema")... se proprio non si voleva rinunciare al crafting delle armi, si potevano inserire delle officine dove poterle riparare;
- è presente qualche scelta di gameplay o di game-design discutibile. Ad es. si possono uccidere gli animali, ma non esistono cadaveri né sangue: la carcassa svanisce all'improvviso per lasciare il posto ad una bistecca o ad un cosciotto (!); si possono cavalcare cavalli, orsi e cervi, ma non tori, mucche o cinghiali; mancano alcuni strumenti noti agli affezionati della saga, come il rampino; non si può nuotare sott'acqua e inoltre, quando la stamina termina, si finisce incomprensibilmente con l'affogare;
- alcuni elementi tipici della serie (come la "Maschera di Majora", la cavalla Epona o le iconiche tuniche verdi) sono stati rimandati agli amiibo o ai futuri DLC, cosa che ovviamente richiede esborsi supplementari da parte dell'utente;
- una delle feature più interessanti, l'unica che avrebbe potuto distinguere la v. WiiU da quella Switch, ovvero il supporto dello schermo del pad per la mappa, presente nelle versioni preliminari, è stata rimossa...
Ciò detto, il Re è tornato. Onore al Re!

lunedì 16 gennaio 2017

Magician, a role-war-card fantasy game

Sin da bambino coltivi la passione per i giochi-di-ruolo, videogiochi e non; per i giochi di carte tipo Magic; e per i wargame... quei giochi da tavolo à la WarHammer traboccanti di miniature colorate e di manuali d'istruzioni grandi quanto la grammatica italiana. Tuo malgrado, e sebbene possedessi qualcuno dei suddetti giochi (StarQuest e Mutant Chronicles, per l'esattezza), non hai mai trovato nessuno disposto ad assecondare tale tua passione, sacrifidandosi per un paio d'ore di "sano" divertimento.

Diversi anni fa - complice tuo nipote Antonino D., che coltiva(va) parecchi dei tuoi hobbies - ti sei cimentato, con l'aiuto della buonanima del tuo iMac G4 e della tua ex-stampante Epson CX5400, nella costruzione di un gioco che raccogliesse tutte le tue mirabolanti idee, derivanti da anni di letture fantasy e di fugaci partite, e partorite in un "giorno di straordinaria follia"! Ne è nato un gioco che ami definire con soddisfazione role-war-card fantasy game e che risponde al nome di MAGICIAN.
Tutto realizzato in economia usando materiali semplici quali carta, cartone, colla, carta adesiva, etcetera, e stampato interamente a colori, MAGICIAN conta quindici razze in grado di evolversi e fare incantesimi (ogni pedina è accompagnata da una carta contenente un breve profilo nonché i relativi valori di attacco, difesa, salute e incantesimo), quasi duecento tra carte trappola / magia / strumento / talismano / evocazione / ordine, e tante altre cose, oltre - ovviamente - ad un rigoroso regolamento scritto e ad un pratico sistema per il "salvataggio" della partita .
Epperò, tolte quelle 5 o 6 partite fatte con tuo nipote, MAGICIAN è rimasto perlopiù a prendere muffa nella scatola. Ciononostante, per un po' è stato un progetto in continuo miglioramento: nel tempo hai infatti realizzato 3 espansioni, e una 4ª è allo studio dal 2010.


Dici, e perché cacchio ne parli solo ora?
- primo, perché una notizia del 12 gennaio us (degli utenti di un forum dedicato a HeroQuest hanno realizzato una nuova espansione del tutto inedita per quel classicone degli Anni Ottanta, mettendo a disposizione un pack di 200MB di materiale, scaricabile in maniera completamente gratuita e contenente tutto l'occorrente da stampare) te l'ha fatto tornare in mente;
- secondo, perché forse è giunto il tempo di fare uso di MAGICIAN... visto che qualcuno è venuto a bussare alla tua porta, chiedendotelo in dote :D massiiiì cazzo te ne fai? futtatinneeeee! e falla 'st'opera di bene!!!