domenica 16 febbraio 2014

Il Batman Williams

Nel tuo delirio bat-completistico, l'altro giorno hai scaricato dal torrente le scansioni del Batman Williams, la mitologica serie nostrana dalla Williams Inteuropa, editore pare affiliato alla Warner Bros. che pubblicò nel Bel Paese le avventure del Cavaliere Oscuro tra l'agosto del 1971 e il dicembre del 1973, per un totale di 32 uscite.
Ciò perché la Lion, quando decise di ristampare il Batman classico, è partita da Batman #300 / Detective Comics #484; iniziativa lodevolissima e pure logica, visto che il Batman definitivo è praticamente quello post Strane Apparizioni e che precedentemente la continuity in casa DC Comics era all'acqua di rose. Ciononostante, anche nelle storie precedenti v'erano elementi d'interesse e quindi, o ti recuperavi la roba d'antiquariato (ad uno sproposito e a condizioni senza dubbio critiche) o te le stampavi da te!
E così hai fatto (con le mejo storie, of course).


Il Batman Williams, se vogliamo, è stata la prima incarnazione editoriale semi-decente del Batman in Italia. Che la Casa Editrice Milano, nei suoi albetti usciti nel 1945, da 12×17 cm e 8 paginette, aveva già dedicato 4 nr. al Batman di Bob Kane, ribattezzandolo però Ala d'Acciaio e ricolorandone il costume (come i guanti e l'interno del mantello che diventarono rossi).
Poi, nel 1966, arrivò lo scempio Mondadori: collana longevissima e di successo, per carità, ma tra formato alla Topolino, pagg. colorate alternate a quelle in B/N (due sì e due no, boh!), costume del CavalierO Oscuro ricolorato di rosso con guanti, cappa e mantello in blu (con colori dunque opposti a quelli di Superman, rinominato in Italia come Nembo Kid), veri e propri rifacimenti delle vignette (che venivano ridisegnate per censurare l'aspetto di alcuni cattivi), traduzioni libere e fuorvianti (spesso pure avverse alla psicologia originale dei personaggi), e il ricorso al metodo italico di inserire storie interamente prodotte (scritte e disegnate!) in Italia, si otteneva un antologico che, aldilà del valore nostalgico, non era certo adatto al collezionismo serio. La traduzione del nome poi in Pipistrello, magari più aderente al significato originale rispetto al precedente Ala d'Acciaio, portò ad aberrazioni tipo "pipis-mobile" e "pipis-plano" (argh!). Ma siccome le storie del periodo Mondadori erano tutte pescate dalla Golden Age e dal periodo camp... poco male! Tra l'altro il meglio di quella gestione ce l'hai nel volumazzo Batman con Robin il Ragazzo Meraviglia: dagli anni '30 agli anni '70, di cui parlasti il mese scorso.

La Williams, quindi, con i suoi albi interamente a colori, le sue traduzioni tendenzialmente più fedeli (tranne quando Man-Bat diventa "il Vampiro", sigh!), e il formato 18×29, migliore del formato Mondadori, sebbene più ampio del classico comicbook, sfornò il primo prodotto semi-collezionabile. Certo: i colori sparatissimi e debordanti, i titoli scritti a mano libera, le copertine orripilanti, l'assenza totale dei credits (le informazioni relative ad autori e disegnatori della storia), la pubblicazione non cronologica, e il comprimario usato come riempitivo (oggi Hawkman, domani Freccia Verde, dopodomani Lanterna Verde), sarebbero oggidì un pugno nell'occhio per un fanatico nerd, ma tant'è: non c'è altro modo per recuperare in italico le bat-storie di quel periodo.
Beccati il risultato (che non è che ti sia costato poi meno di 2 TP Lion!):

Bello, eh! ed hai pure mantenuto il formato originale Williams!
E le macchie. Che fanno tanto vintaggio!