martedì 24 febbraio 2015

Ma quant'è brutto il Batman degli Anni '90!

C'era una volta, nel 1939, il "Bat-Man". Quello gotico di Bob Kane, coi guanti viola, cappuccio e orecchie terribili, e quella cappa nera che sembravano più le ali della macchina volante di Leonardo Da Vinci che un mantello. E con di lui, ben prima di Joker, Catwoman, Due-Facce, Pinguino e Spaventapasseri, c'erano le sfide al chiaro di luna col folle Hugo Strange e il Dott. Morte, e contro stregoni, maghi, licantropi e vampiri.

Il tempo di arrivare a Detective Comics #36 (1940), e il costume era già praticamente quello classico, passando ad un look nerazzuro. Mentre i guanti, che perdono il colore viola, guadagnano quegli spuntoni che ti ci è voluto il primo film di Nolan per capire a che diavolo servissero! Frattanto, apparve il rassicurante Robin - destinato a mitigare la carica gotica, violenta ed eversiva di Batman, che come il buon Morry ama ricordare, rappresenta il lato giocoso del Cavaliere Oscuro, "'ché Bruce Wayne è ancora un bambino dalle emozioni congelate, mai sviluppatesi da quando i suoi genitori sono stati uccisi"!
Invero, il "Bat-Man" delle origini, quello con le virgolette, il trattino e l'articolo determinativo, era, sebbene con le debite proporzioni, molto simile a quello moderno, tanto nelle origini che nelle atmosfere, cupe e tetre. Molte storie recenti si rifanno a quegli anni, dal ciclo di Matt Wagner (Batman e gli Uomini-mostro e Batman e il Monaco pazzo), al troppo osannato Anno Zero di Snyderullo.
Giunse poi la Silver Age, un periodo magico in cui i fumetti erano meravigliosi e tutti li leggevano; dove tutto era infantile, insensato, sciocco e ridicolo. Un'epoca di animali parlanti dotati di superpoteri; un'epoca spensierata e visionaria, futuristica e datata; un'epoca dalla moralità "bianca o nera" caratterizzata da una generale assenza di temi maturi. Ci colpano le regolamentazioni del Comics Code e il famigerato saggio Seduction of the innocent, ci colpano. Ma anche lo show televisivo con Adam West e Burt Ward!
In un periodo, poi, in cui gli States erano i paladini del mondo e della giustizia e dove il fumetto americano era accusato di essere "la fonte di ogni male", non ci poteva essere posto per un eroe "oscuro", e gli autori vennero giocoforza-forzati a scrivere dell'intrattenimento per bambini, con tanta tanta fantascienza, che sovente rasentava il ridicolo e la parodia.
Niente vampiri, licantropi, zombie e simili; niente alcolici, droghe, tabacco, coltelli, esplosivi, armi e donne nude o poco vestite. Niente di bello, 'nzomma. Ma solo oggetti giganteschi, minacce giganti, alieni e strane anomalie scientifiche, viaggi nel tempo, nello spazio e in dimensioni parallele. Er Batman diventa l'eroe in calzamaglia che lotta per il bene, alla luce del sole, e collabora con tribunali e polizia! La sua cappa diventa una mantellina, e dalla sua maschera svaniscono le lunghe orecchie terribili, sostituite da sornione orecchiette da gatto, incorniciate in un sorriso beffardo. Il proliferare poi di bat-tizi (Bat-Girl, Bat-Woman, bat-cane, Bat-Mito), completò l'opera umiliante della DC di trasformare le storie in "commedie di famiglia".


È sostanzialmente questo il Batman che ci si tira dietro per tutti gli Anni '40, '50 e '60!

Fortuna che nel 1964 arrivava Julius Schwartz. L'editor, dalle idee chiare, si circondò di artisti di talento - scrittori come Dennis O'Neil, Steve Englehart e Jim Starlin, e disegnatori come Neal Adams, Don Newton, Marshall Rogers, Gene Colan e Jim Aparo - e con loro intraprende un progetto di riscoperta e rinnovamento di Batman, mediante un ritorno ai criminali e alle atmosfere hardboiled delle origini, l'abbandono delle invenzioni e dei personaggi meno felici, e il recupero di tanti cattivi dimenticati. La tuta ridiventa più scura, le orecchie e il mantello si riallungano, e debutta l'iconico "tondo giallo" sul petto. Ringraziando al cielo, è con loro che nasce il "Batman definitivo", solitario e gotico, che servirà poi da modello per le successive incarnazioni di Frank Miller, Tim Burton, Christopher Nolan e Paul Dini/Bruce Timm.
Gli Anni '70 e '80 ti hanno regalato probabilmente uno dei migliori Batman di sempre. Un crociato sì oscuro e brutale per i criminali, ma che riservava affetto paterno per la sua famiglia. Per Alfred, Dick, Jason, Tim e Barbara.

La rivoluzione milleriana - iniziata con Il ritorno del Cavaliere Oscuro e proseguita con Anno Uno - ti ha portato un Batman che è uno stronzo totale, perennemente tormentato e ossessionato dal voto fatto ai genitori morti da tempo. Un uomo che si è sempre fidato dei suoi compari (!), e che non ha mai mostrato un atteggiamento diffidente, scontroso, paranoico, opportunista, ossessivo, prepotente e fascista con chi lo circonda (!).
E questo Batman prepotente-fascista-violento-maniaco-del-controllo (ma quanto ti piace?!) è rimasto piùomeno uguale per vent'anni. Mentre, di contro, il resto della batfamiglia è cresciuto.
Poi è arrivato Grant Morrison e la sua missione di trasformazione del personaggio-Batman. Morrison fa abbandonare al Cavaliere Oscuro gli atteggiamenti paranoici e solitari che lo stavano divorando, e recupera la sua dimensione umana e compassionevole, comprendendo l'importanza di una famiglia; anzi di una batfamiglia allargata, qual è di fatto la Batman Inc. Oh, chiarisci, anche la gestione Morry ha i suoi momenti drammatici - come le morti di Damian e di Talia - ma è in linea di massima positiva e ottimistica, con tanti scorci camp e strizzate d'occhio alla Golden Age.
Ma quant'è durata? gniente, appena appena fino ai Nuovi 52!
Picché il duo trainante Snyderullo ha recuperato senza troppi complimenti il "dannato Batman". V. durante La Corte dei Gufi, quando Dick, con rabbia, gli rimprovera di essere privo di emozioni, come risponde il Batman? Gli dà un pugno in faccia, naturalmente! Per non parlare del trattamento di mmmelma che riserva continuamente al suo fido Alfred (che oltre a servirlo l'ha pure cresciuto) in Anno Zero...
E gli Anni '90 che c'entrano, diresti?
C'entrano, c'entrano. 'ché gli Anni '90 sono a tuo avviso tra i peggiori anni del Batman fumettistico. L'epoca dei grandi crossover, sì, così tanti da non avere nemmeno un senso: dalla Batman Saga a Terra di Nessuno, da Contagio ad Eredità, da Il Male si scatena a L'ultima risata del Joker. Cotanta roba inutile, che letta oggi puzza di mediocrità ancora da chiusa. Cotante saghe (ognuna delle quali durava facilmente anche un anno!), che era praticamente impossibile al neofita introdursi nella lettura. Che poi gli Anni '90, pur condividendo il Batman milleriano, mancavano proprio della qualità che seguitò nelle storie successive ad Anno Uno: The killing joke, La Setta, le Leggende e i primi numeri di Shadow of the Bat.
Eh, sì, la Dark Age, era davvero brutta. Salvo qualche più-unica-che-rara eccezione (poi passate alla storia).
Da un lato un aumento esponenziale della violenza che precipitava gli eroi in situazioni tetre e angoscianti, talvolta tragiche (v. Il Pipistrello spezzato, La morte di Superman... Hanno ucciso l'Uomo Ragno(?)); dall'altro la crescente popolarità di alcuni disegnatori (come Todd McFarlane, Kelley Jones e Rob Liefeld), che col loro stile plastico, esagerato e sperimentale, con sproporzione delle anatomie e pose al limite dell'irreale, ottennero talmente successo da far passare in secondo piano la qualità delle storie. E la cosa ti suona strana, perché i disegni di quel periodo li hai trovati spesso indigesti.


È questo il problema degli Anni '90 - che stai rileggendo proprio in questi giorni: non contava manco se ci fosse o meno una storia! a farla da padrone era il disegno; erano le matite a tirare il carro coi buoi. Troppa mediocrità: su cento storie, 30 erano bruttissime, 10 gradevoli e 60 mediocri, sembrando scritte da un bambino e disegnate da una scimmia!
Ma tant'è.

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