venerdì 18 agosto 2017

Scoperta una terrificante collezione di scheletri nelle cantine di un ex-orfanotrofio di Londra

L'alchimia, considerata da molti il precursore della chimica moderna prima della nascita del metodo scientifico, è in realtà un'antica scienza che si espresse attraverso il linguaggio di svariate discipline come la chimica, l'astrologia, la metallurgia, la medicina, la filosofia e l'esoterismo. Diversi erano gli obiettivi che si proponevano gli alchimisti: conquistare l'onniscienza (ovvero raggiungere il massimo della conoscenza in tutti i campi); creare la panacea universale (un rimedio cioé per curare tutte le malattie), generare e prolungare indefinitamente la vita; trasmutare le sostanze dall'una all'altra, etcetera. Fino al XVIII sec., l'alchimia era considerata una scienza razionale; pare che persino Isaac Newton abbia dedicato molto più tempo al suo studio che a quello dell'ottica o della fisica, così come anche Francesco Bacone e San Tommaso d'Aquino, e tanti altri dotti, artisti come il Parmigianino, e persino personalità politiche. Col tempo però, complici anche i legami con le Società Segrete, praticare l'alchimia volle dire essere eretici, una specie di stregone, scesi a patti col Diavolo. In tal senso, eminenti alchimisti furono Flamel, Paracelso, il Conte di Cagliostro e il Principe di Sansevero.

Su Flamel (1330-1418), sconosciuto ai più, non c'è molto da dire, sennonché pare che assieme a sua moglie Perenelle abbia ottenuto l'immortalità! Avendo lavorato fin da giovanissimo come scrivano a Parigi, ad un certo punto pare abbia ricevuto da un vecchio rabbino un libro misterioso, un grimorio scritto da un antico personaggio noto come Abramelin il Mago. Flamel dedicò la sua vita al tentativo di comprendere il testo e i suoi segreti perduti, viaggiando per le università di tutto il mondo conosciuto, finché a Santiago de Compostela incontrò un misterioso maestro ebreo che lo aiutò a tradurlo, ottenendo il segreto dell'elisir di lunga vita...



Philippus Aureolus Theophrastus Bombastus von Hohenheim (1493-1541) detto Paracelso, fu una delle figure più rappresentative del Rinascimento. Figlio di una serva, si stabilì col padre in Austria. Fu da suo padre, medico, che egli ricevette i primi insegnamenti in medicina e in chimica. In seguito, sotto l'abate Giovanni Tritemio, studiò alchimia ed occultismo. La sua vita fu estremamente movimentata: intraprese lunghi vagabondaggi che lo portarono in ogni dove in Europa, fino a quando, nel 1527 gli fu offerta la cattedra di medicina all'Università di Basilea. Tuttavia, a causa del suo carattere polemico e alla sua aperta opposizione sia alla medicina tradizionale che alla nuova medicina nascente, fu allontanato dall'ambiente accademico. Paracelso, riconoscendo che esistono rimedi specifici per ogni singola malattia, con la logica che "ciò che ammala può anche guarire", e secondo la dottrina che "il corpo, per sua costituzione, è sano e perfetto, e ciò che lo rende malato è l'insorgenza di disarmonie che possono provenire da: - condizioni climatiche, - infezioni, - tossine, - condizioni ereditarie, - influssi spirituali e - volontà divina, aprì le porte alla chimica come strumento terapeutico e ispirerà anche la moderna omeopatia.

Il Conte di Cagliostro (1743-1795) è probabilmente il più famoso alchimista di tutti i tempi, entrato nella cultura popolare anche grazie al suo "Castello" al centro della famosa avventura animata di Lupin III. Giuseppe Balsamo, conosciuto ai più semplicemente come Cagliostro, palermitano di nascita, cristiano di battesimo ma cultore e divulgatore delle scienze esoteriche, dopo aver predicato e disseminato per tutta Europa i dogmi del suo credo, fu alla fine condannato dalla Santa Inquisizione al carcere perpetuo. Di umili origini e rimasto orfano, fu accolto nell'istituto per orfani di San Rocco dove compì i primi studi. Da quel collegio Giuseppe fuggì più volte, per questo motivo la famiglia pensò bene di affidarlo al convento dei Fatebenefratelli di Caltagirone, che era annesso all'Ospedale dello Spirito Santo. Grazie a questo collegamento, Giuseppe s'interessò ben presto di erbe medicinali, delle loro proprietà e delle tisane. Non è chiaro se scappò anche dal convento o se semplicemente ne fu dimesso; in ogni caso, a Messina avrebbe conosciuto un certo greco Altotas, con il quale avrebbe viaggiato in Egitto, a Rodi e a Malta, e che lo introdusse nella Massoneria di Rito Egizio. Da lì, la vita di Cagliostro s'intrecciò con quella di personaggi di ogni genere del suo tempo, dall'alta nobiltà del Settecento agli Illuminati, dai protagonisti del mondo letterario, come Goethe, a quelli della mondanità, come Giacomo Casanova. Presentandosi come taumaturgo, guaritore e medico, pare che grazie alla sua sapienza alchemica, potesse trasformare i metalli vili in nobili, ma se davvero avesse scoperto la pietra filosofale, non è dato sapere.

La storia di Raimondo de Sangro Principe di Sansevero (1710-1771) è senza dubbio più interessante e misteriosa: Gran Maestro della Massoneria napoletana, discendente direttamente da Carlo Magno attraverso il ramo di Oderisio, venne affidato al nonno che lo inviò all'età di dieci anni al Seminario di Roma presso i padri Gesuiti. Da lì uscì solo a vent'anni, con un bagaglio culturale notevolmente superiore a quello solitamente posseduto dai nobili dell'epoca. Per Raimondo era impossibile restringere il suo estro creativo ad un solo oggetto, sicché si cimentò in molteplici campi; ad es. creò gemme artificiali, una tecnica di desalinizzazione dell'acqua di mare, farmaci, etcetera. Il suo genio viene tuttavia ricordato per tre straordinarie invenzioni: il lume perpetuo, che realizzò triturando ossa di cranio umano, ottenendo una mistura che aveva la capacità di bruciare "per tre mesi di seguito"; le sue sconcertanti macchine anatomiche, ovvero dei perfetti scheletri nei quali è possibile osservare molto dettagliatamente l'intero sistema cardiovascolare. Si narra che per realizzarli, Sansevero fece uccidere due suoi servi, un maschio e una femmina, iniettando loro una sostanza che, entranta in circolo, ha metallizzato vene e arterie preservandole dalla successiva decomposizione...
e infine il trio d'eccellenza della Cappella Sansevero, composto dal Cristo velato, dalla Pudicizia e dal Disinganno, tre opere d'arte di straordinaria fattura - in realtà realizzate da scultori professionisti applicando però le conoscenze ermetiche del Principe: il Cristo velato è un Cristo morente interamente ricoperto d'un velo di marmo che fa corpo unico con la statua e con il giaciglio sulla quale è scolpita. Lo straordinario è che le fattezze del Cristo (gli occhi, il naso, la bocca, i muscoli) s'intravedono da sotto il velo! La Pudicizia mostra una giunonica donna nuda ricoperta di un finissimo velo di marmo che ne fa intravedere in ogni dettaglio le sembianze! Il Disinganno mostra un uomo che si divincola in una rete cercando di liberarsene. Ciò che stupisce è che la rete circonda interamente la statua! La leggenda vuole che il processo creato dal Principe fosse il seguente: la statua veniva scolpita e poi posta in una vasca dove veniva ricoperta da un velo, o da una rete, bagnati; su questi veniva versata una soluzione di composizione ignota che, cristallizzando, si sarebbe tramutata in marmo, che si sarebbe unito alla statua, diventando con essa un tutt'uno!

Venendo al titolo del post, pare che
nel 2006, durante la demolizione di un edificio di Londra, nelle fondamenta di un ex-orfanotrofio, è stato scoperto un vero e proprio macabro tesoro: una serie infinita di scheletri e appunti su creature mitiche e fantastiche, scoperte e custodite dallo studioso, esploratore e zoologo Thomas Theodore Merrylin.
Nato nel 1782 da una ricca famiglia aristocratica, Thomas seguì le orme del padre nello studio della storia naturale, viaggiando in tutto il mondo alla ricerca di reperti esotici e misteriosi. Thomas e il padre viaggiarono sino al momento della morte del primo, dopodiché, il figlio divenne un semi-recluso nella grande biblioteca di casa Merrylin a Londra.
Con gli anni, la storia di quest'uomo si è mischiata alla leggenda: nel 1942 (teoricamente all'età di 160 anni) Thomas pare abbia contattato l'Orfanotrofio Tunbridge per donargli la sua enorme casa, a condizione che il seminterrato non fosse mai aperto e la casa non venisse mai venduta.
Sigillata dietro due file di mattoni, la porta della stanza "delle macabre meraviglie" è stata ritrovata solo per caso nel 2006, quando l'edificio fu avviato alla demolizione. Quello che fu scoperto sfida la naturale comprensione del genere umano della Natura che ci circonda. Esseri mitologici, strane bizzarrie e scheletri demoniaci; reperti, relazioni e manoscritti d'epoca, sono le meraviglie che Thomas Theodore Merrylin ci ha lasciato in eredità. Lo studioso era davvero entrato in contatto con "entità diverse" o sono solo geniali artefatti frutto di una capacità artistica, di scultura e modellazione straordinaria?
Ad ogni modo, la sua collezione è in esposizione al Merrylin Cryptid Museum di Londra.