La psicoanalisi - dal canto suo - è la teoria dell'Io, dell'inconscio. Mira, con incontri più o meno frequenti di interazione dialogica, a curare disturbi psicopatologici di natura ed entità diversa. Essa occupa un luogo oggi non categorizzato, che sta tra la filosofia, le scienze della mente, la pratica di cura, l'intuizione psicologica. La psicanalisi non accetta ciò che la persona dice, ma lo interpreta, fornendo spiegazioni sulle origini delle sue preoccupazioni. Quando non sfocia nella manipolazione implicita e di conseguenza inconsapevole. È dunque una pseudoscienza così come lo è la dianetica. Nessuna delle due è dimostrabile secondo il metodo scientifico, ma entrambe, stando a chi le pratica, produrrebbero risultati.
Sicuramente le teorie e le tecniche della dianetica sono alla fine un agglomerato di sciocchezze con una buona dose di fantascienza grossolana, ma:
perché, nonostante l'assoluta mancanza di basi scientifiche e l'impossibilità di stabilire in modo oggettivo se la psicoanalisi funzioni oppure no, se ne accettano i princìpi anche nel mondo accademico, dando per scontato che sia capace di spiegare il comportamento umano e a curarne la sofferenza psichica?
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