venerdì 5 aprile 2013

Il prezzo della benza

Il prezzo della benzina è uno dei temi che più interessa noi consumatori. Perché, aumentando il carburante, diventa non solo più caro usare l'automobile, ma anche le bollette di luce e gas diventano più salate e, in generale - se l'aumento è significativo e prolungato - si ha un ritocco verso l'alto generalizzato di tutti i prezzi!
Occorre sapere che il prezzo italiano dei carburanti è uno dei più alti in assoluto (e ti pareva!): stando a quanto riportato dalla FIGISC (Federazione Italiana Gestori Impianti Stradali Carburanti), l'Italia occupa la prima posizione per il prezzo della benzina e il terzo per quello del gasolio nella UE; mentre, secondo la classifica stilata da Bloomberg, è addirittura il quarto paese al mondo per il costo della benzina! Prima di noi solo Norvegia, Turchia e Israele.

Ma come si forma il prezzo finale del carburante?
Esso è costituito da una lunga filiera di costi: il prezzo netto del combustibile + le accise + l'IVA.

Il prezzo del combustibile
comprende il costo internazionale del prodotto e il guadagno dei petrolieri e dei gestori della pompa. L'andamento dei prezzi è nel lungo periodo collegabile ai rincari del prezzo del petrolio greggio. Voci minori sono il costo del trasporto del combustibile, il trasporto su gomma e le tariffe autostradali. Ricordiamo che dal 1999 il prezzo della benzina alla pompa è determinato in maniera libera dal gestore.

Le accise
sono un tipo di imposta sui consumi avente uno "scopo". Oltre alla benzina, sono applicate al gas, all'energia elettrica, agli alcoolici e ai tabacchi. La cosa assurda dello "stillicidio delle accise" è che, introdotte dai vari governi per raggiungere determinati obiettivi, e nonostante molti di questi siano ormai risolti o del tutto superati, esse non vengono cancellate ma rimangono! Ecco cosa paghiamo, in questo momento, ogni volta che acquistiamo un litro di benzina:
  • 0,001 euro per la guerra di Abissinia del 1935;
  • 0,007 euro per la crisi di Suez del 1956;
  • 0,005 euro per il disastro del Vajont del 1963;
  • 0,005 euro per l'alluvione di Firenze del 1966;
  • 0,005 euro per il terremoto del Belice del 1968;
  • 0,051 euro per il terremoto del Friuli del 1976;
  • 0,039 euro per il terremoto dell'Irpinia del 1980;
  • 0,106 euro per la missione in Libano del 1983;
  • 0,011 euro per la missione in Bosnia del 1996;
  • 0,020 euro per il rinnovo del contratto degli auto-ferro-tranvieri del 2004;
  • 0,005 euro per l'acquisto di autobus ecologici del 2005;
  • 0,0071 euro per il finanziamento alla Cultura del 2011;
  • 0,0019 euro per il finanziamento del Fondo Unico per lo spettacolo del 2011;
  • 0,040 euro per l'emergenza immigrati dovuta alla crisi libica del 2011;
  • 0,0089 euro per l'alluvione in Liguria e Toscana del 2011;
  • 0,082 euro con il Decreto Salva Italia del Governo Monti del 2012.
Lasciando fuori la facoltà delle Regioni di sommare accise a livello locale!
Come a dire che: con la benzina manteniamo la pace e aiutiamo i terremotati e gli alluvionati. Ma è così? La verità è che le suddette tasse confluiscono ormai semplicemente nel bilancio statale, finanziando "altre" uscite. Paperon de' Paperoni sarebbe fiero dei nostri Ministri delle Finanze!

L'IVA
è un'imposta sul consumo, oggi nella misura del 21%.
Se prendiamo la componente fiscale, scopriamo che essa pesa per oltre la metà del prezzo alla pompa per la benzina senza piombo (ca 53%) e poco meno della metà per il gasolio (ca 46%). 'sti cazzi!

Basta per essere arrabbiati? Ovviamente no!
Perché scopri che, attraverso una serie di manovre speculative compiute almeno negli ultimi due anni, Shell, Tamoil, Eni, Esso, Total Erg, Q8 e Api avrebbero gonfiato i prezzi dei carburanti in Italia: la cosa è saltata fuori al termine di un'indagine della Guardia di Finanza e della Procura di Varese.
È anche vero che la cosa non ti sorprende poi tanto: in economia, un "cartello" è un accordo tra più produttori di un bene o un servizio (anche illegale) per porre in essere delle misure che tendono a limitare la concorrenza sul proprio mercato, impegnandosi a fissarne alcuni parametri quali le condizioni di vendita, il livello dei prezzi, l'entità della produzione, le zone di distribuzione, etc... etc...
Come a dire: nulla di nuovo, anzi, quasi quasi è pure legale!

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