sabato 25 maggio 2013

DK: Io so chi non sono. Commento

E allora hai letto in giro sulla Rete che nell'aprile scorso, Astorina, nella collana Il Grande Diabolik (sottocollana Il Grande Diabolik presenta), invece del solito Speciale primaverile, se n'è uscita con questo DK: Io so chi non sono, storia inedita scritta da Mario Gomboli e Tito Faraci, disegnata e colorata da Giuseppe Palumbo.
Ora, non è normale un Diabolik a colori né è normale che l'albo sia titolato DK (che fa tanto PK=Paperinik). Ma c’è una motivazione a questo: DK è e non è Diabolik. Come recita l'ultima pagina di copertina, è "altro" da lui, dal classico Re del Terrore, anche se molti aspetti li accomunano. Vive e agisce a Clerville che non è Clerville. È braccato dall'Ispettore Ginko che non è l'Ispettore Ginko. E c'è una Eva Kant che non è Eva Kant. In poche parole è l'equivalente Astorina dell'Universo Terra-Uno di mamma DC Comics, perché vuole essere ambientato in un mondo e in un tempo parallelo, con i personaggi tradizionali rivisti e modernizzati (in che misura possono saperlo solo i lettori storici); ma al tempo stesso - e qui sta il coraggio della Astorina - è un reboot. Perché con DK l'editore punta altresì a ripartire da zero, per conquistare nuovi lettori (anche all'estero). E per farlo ha resettato la continuity, e si è approcciata al colore e ad una impostazione delle tavole molto all'americana.
Di certo non è necessario dire chi sia Diabolik; ormai fa parte dell'immaginario collettivo e della cultura fumettistica dell'italiano medio. Ma tu lo dici lo stesso!
Diabolik nasce nel 1962 per iniziativa delle sorelle Giussani (pace all'anima loro), che vollero un fumetto tascabile (ancora più piccolo dei bonellidi) in B/N e con protagonista un ladro spietato ispirato ai feuilleton del Fantômas francese. Già nel #3, Diabolik incontrava la bellissima Eva Kant, che diventerà la sua compagna di vita. L'importanza di Eva Kant nella storia globale del fumetto sta nel fatto che ella non è mai stata una donna sottomessa ma pari al suo uomo. Questo, unito al fatto che il Diabolik delle origini era di una cattiveria e crudeltà che sfioravano il sadismo, scandalizzò i benpensanti. Costante scopo del duo romantico e criminale è rubare denaro e gioielli per condurre una vita agiata e finanziare i nuovi e sofisticati metodi per le future rapine, spesso tecnologicamente al limite dell'irreale. E non si fanno scrupoli morali in questo, sebbene le loro vittime siano solitamente ricche famiglie, banche, politici corrotti, criminali o altri personaggi disonestamente arricchitisi. Perlopiù agiscono a Clerville, città-megalopoli immaginaria modellata sulla reale Marsiglia, ma non sono rare le avventure in altri luoghi, veri o inventati. Di Diabolik - passato e vera identità - si sa molto poco (lo diceva pure la sigla della simpatica serie animata
"Del tuo passato
non ne parli quasi mai,
quello che è stato
solamente tu lo sai"
). Altri particolari? Diabolik non ama le armi da fuoco, preferendo i silenziosissimi pugnali, droghe e veleni; guida una Jaguar E-Type superaccessoriata più di quella di 007; ma il suo punto di forza sono le maschere, fatte di una misteriosa resina modellabile capace di replicare alla perfezione la pelle umana e riprodurre i lineamenti di un volto umano maschile o femminile, giovane o anziano, inventato o reale.
Nel corso di mezzo secolo - Diabolik è solo più giovane di Tex Willer e Zagor! - il fumetto delle sorelle Giussani ha continuato a macinare centinaia di migliaia di copie al mese ed ha visto tra i suoi fumettisti anche nomi cari ai lettori Bonelli (Alfredo Castelli e Giancarlo Alessandrini su tutti).
Fine della sezione Uichipedìa.
Te non avevi mai letto Diabolik né te ne poteva fregar de meno, ma questo Speciale DK ti ha incuriosito e l'hai comprato e subitamente letto. Come mai?
Perché è di immediata lettura e non richiede conoscenze pregresse (e a recuperare vecchi numeri non ci pensi proprio). Da non-lettore di Diabolik ti senti di dire che questo Ultimate Diabolik è "figo", moderno, tosto, abile e intelligente, astuto a controllare gli ambienti, una leggenda metropolitana, un solitario dalle mille risorse, un temerario alla ricerca di sé stesso che difficilmente lascia testimoni a raccontare di averlo visto, ma che nel suo giocare sporco ha i suoi principi morali. Troppe volte però si ha l'impressione di trovarsi di fronte ad un "Batman italico dei criminali".
La sceneggiatura è funzionante e funzionale, sebbene non manchi di qualche pecca o ingenuità.
Quanto DK sia lontano dall'idea originale delle sorelle Giussani, o se sarà un successo, non puoi saperlo. La lettura l'hai però trovata piacevole al punto che ha alimentato in te l'interesse verso questo anti-eroe. Nella speranza che diventi una serie parallela regolare, e nell'attesa della serie televisiva che arriverà su SKY Cinema l'anno prossimo (e che si preannuncia figherrima: guarda il trailer sul Tubo!) hai perciò deciso di recuperare quantomeno una mezza dozzina de I Grandi Diabolik (collana perlopiù rivolta ai lettori occasionali, per alcuni versi concettualmente simile ai Giganti Bonelli, ma apprezzabile anche ai veterani in quanto si propone di ricollegarsi agli albi storici e agli eventi passati, al fine di creare una continuity ed evitare il cd. "effetto Paperino", ovvero ignorare nelle storie quanto è accaduto).

DK: Io so chi non sono #1
di Mario Gomboli, Tito Faraci, Giuseppe Palumbo
ed. Astorina, B, 175 pagg, col, € 4,90
Voto: ★★★★

1 commento:

  1. Ciao, passo a trovarti dopo aver visto il tuo blog linkato sotto ai tuoi post nel DK forum! ;)

    Moz-

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