sabato 3 gennaio 2015

Nirvana. Commento

Che non ti riferisci al presunto paradiso buddhista e induista né al gruppo musicale grunge scioltosi nel '94, bensì al film fantascienzo italico di Gabriele Salvatores.
Un connubio - quello tra fanta e cinema italiano - davvero strano e insolito, diresti.
Agglomerato del Nord (un tentacolare scenario urbano non meglio geograficamente identificato), in un ipotetico tempo futuribile dove nevica ininterrottamente. A pochi giorni dal Natale e dall'uscita sul mercato di un nuovo videogiuoco chiamato perl'appunto Nirvana, l'unica copia in possesso di Jimi, il programmatore, viene infettata da un virus. L'infezione ha una singolare conseguenza: fa prendere coscienza della propria esistenza al personaggio principale del titolo - Solo - che si mette in contatto con Jimi per essere cancellato prima di venir replicato in migliaia di copie e venduto in tutto il mondo. E così destinato a giocare & morire ininterrottamente in una vita che altro non è che illusione.
Jimi intraprende un viaggio nelle zone periferiche ghettizzate dell'Agglomerato per riuscire a trovare qualcuno capace d'introdursi nei sistemi della software house (dov'è conservata la copia di backup di Solo), ma anche per ritrovare Lisa, la ragazza amata che lo ha d'improvviso abbandonato tempo prima.
La pellicola scorre fluida; è coraggiosa, fascinosa e audace, con la star Christopher Lambert certamente al centro dell'azione. Buoni gli effetti speciali; bella la fotografia e la colonna sonora. Tanto che l'è stata pure premiata con David di Donatello e Nastri d'Argento vari.

ma, ma... questa è davvero Luisa Corna?
cioé questa qua?!?!
Il film richiama, per ambientazione, temi ed estetica, il romanzo Neuromante di Gibson e pellicole quali Blade Runner e Strange days, ma anche Dick e i film Tron e Matrix. Il tutto mescolato alle filosofie induiste di "essere/non essere" e della "vita/non vita".
Ma, dicevi, è uno strano connubio. 'ché Lambert è affiancato da Diego Abatantuono, Sergio Rubini e Stefania Rocca, e dalla galleria di solite comparse (Amanda Sandrelli, Gigio Alberti, Claudio Bisio, Antonio Catania, Silvio Orlando, Ugo Conti, Paolo Rossi, Luisa Corna, Haruhiko Yamanouchi, etcetera). Ah, c’è anche Emmanuelle Seigner, la moglie di Roman Polanski.
Dici, perché?
Perché ti fa strano collegare la recitazione tipicamente italica e le gag surreali delle comparse, a un film che alla fine è ottimo: certamente una (o l'unica?) pellicola nostrana decente che tratti temi cyberpunk e comunque mejo di tante produzioni estere più blasonate (su tutte, quella porcata che fu Johnny Mnemonic!). Peccato solo per il finale, che ti aspettavi del tipo "e vissero tutti felici e contenti"... e invece n'è!

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