martedì 16 aprile 2013

Internet ci rende più ignoranti e ottusi?

Molto, e molto a lungo, si è discusso del contributo di Internet alla macchina culturale.
Spesso si definisce la Rete come quel luogo anarchico e sempre più indecifrabile, dove vige la libertà assoluta e la conoscenza totale, tanto che il problema non è più lo strumento (usare il computer e un buon motore di ricerca), ma colui che lo consulta, che dalla Rete estrae informazioni secondo percorsi squisitamente personali. Percorsi del tutto distaccati dal filtro selettivo operato da giornalisti, saggisti, esperti, ecc... che diffondono i loro contenuti attraverso i formati della comunicazione classica.
Il telegiornale, ad es., "illumina" una porzione di realtà, selezionata in base a criteri predefiniti - cui la manipolazione dell'informazione non è affatto estranea. All'internauta, tocca invece estrarre dalla Rete le porzioni che gl'interessano: egli assume quindi contemporaneamente il ruolo di caporedattore, giornalista, saggista, curatore: in poche parole è egli stesso autore della frazione di cultura cui accede.
Molti hanno cantato i magnifici vantaggi del diventare "giornalisti di sé stessi". Piccolo problema: potremmo finire per diventare molto più ignoranti e ottusi di quel che siamo.
Innanzitutto perché la disponibilità di un numero enorme e non filtrato di fonti sulla Rete, ci mette davanti un panorama a 360° in cui certo è difficile orientarsi e dove, spesso, è anche difficile distinguere il falso dal vero, il rilevante dall'irrilevante.
Poi, la ricerca di informazioni attraverso Google, Yahoo! o Bing, rispetto alla consultazione di un prodotto editoriale, rende più opaco il ruolo dell'autore di quei contenuti: su Internet, il Premio Nobel e l'ultimo dei blogger sono potenzialmente nella stessa pag. dei risultati di ricerca, visto che la spinta verso i primi posti deriva dalla popolarità di un articolo in base a quanti visitatori l'hanno letto. Sicché troppo grande e diluito diventa il calderone in cui il contributo di ciascuno va a finire. E ti fa pensare quante perfette idiozie, scritte da ignoranti e lette da persone poco capaci di farsi un'opinione, popolino le prime pagg. dei risultati forniti dai motori di ricerca!
Ancora: chi legge un editoriale di Feltri sa, bene o male, cosa aspettarsi e ne riconosce stile e paternità. All'inverso, il reperimento di una notizia al di fuori di un contesto ben connotato, ne spersonalizza il contenuto.
C'è un ulteriore falla nel sistema d'informazione (o disinformazione?) internettiano: viene fuori in maniera evidente quando alla ricerca si aggiungono tutti quei risultati influenzati dalle opinioni. Se già ti è difficile trovare in mezzo a quel caos quel che interessa, accertarsi che si tratti di informazioni attendibili e imparziali diventa ancora più difficile. Perché l'informazione che ne viene fuori è vittima di logiche del tutto analoghe a quelle di taluni telegiornali palesemente schierati che, piuttosto che porsi l'obiettivo d'informare, mirano ad indottrinare il pubblico (TG5 docet?).
A tutto questo aggiungi che gli internauti sono abituati a leggere articoli brevi e velocemente, e mentre lo fanno, compiono altro contemporaneamente (musica, 3DS, televisione, ecc...); questo implica eseguire tutto con più superficialità. Tra multitasking, tab-browsing, saltare da una pag. in italiano ad una in inglese, Internet ha modificato la maniera in cui leggiamo, e interpretiamo il mondo.

Torniamo quindi al punto di partenza: Internet ci rende più ignoranti e ottusi? E togli il punto interrogativo...

Fonte: appuntidigitali.it

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