domenica 21 aprile 2013

Il 25 aprile. La festa nazionale che divide il Popolo italiano

L'Anniversario della liberazione d'Italia (più semplicemente chiamata Festa della Liberazione) viene festeggiato in Italia il 25 aprile di ogni anno, in commemorazione della fine del ventennio fascista e dei cinque anni di guerra del Secondo Conflitto Mondiale. Convenzionalmente, fu scelta questa data, perché il 25 aprile 1945 furono liberati Milano e Torino. Entro il 1° maggio, poi, tutta l'Italia settentrionale venne liberata. Simbolicamente rappresenta l'inizio di un percorso storico che porterà al referendum del 2 giugno 1946, per la scelta fra monarchia e repubblica, quindi alla nascita della Repubblica Italiana, fino alla stesura definitiva della Costituzione.

Il problema del 25 aprile è che non è una vera festa di liberazione, perché non siamo mai stati liberati! La verità è che il 25 aprile è una banale festa dell'Unità, in cui trionfa semplicemente la retorica comunista; una retorica stucchevole, dura a morire nel nostro paese. La verità storica, quella dei fatti, non della storiografia e della propaganda marxista che ha imperato incontrastata per decenni, è che l'Italia è stata liberata dagli Alleati con l'aiuto (limitato) dei partigiani. Il mito del partigiano (abilmente alimentato dalla cultura comunista dell'epoca e mantenuto fino ad oggi) che si sacrifica per la libertà di tutti, eroe senza macchia e senza paura, quasi sempre vestito di rosso, va peraltro specificato: i "partigiani non comunisti" lottavano per riportare in Italia la democrazia, mentre i "partigiani comunisti" lottavano per bolscevizzare e scristianizzare l'Italia e portarci il Comunismo, probabilmente peggiore del totalitarismo che sostenevano di combattere! I "partigiani non comunisti" non parteciparono alla indecente esposizione del corpo di Benito Mussolini e della Petacci in Piazzale Loreto a Milano, e deposero quasi subito le armi; inoltre ebbero cura di garantire salva la vita ai fascisti che a loro si erano arresi. I "partigiani comunisti" trucidarono invece partigiani cattolici e massacrarono almeno 20.000 italiani presunti fascisti. Del resto, questi ultimi erano fascisti e meritavano di morire come cani. Vero?
È sulle famiglie dei fascisti e sugli anticomunisti, che si scatenò la rabbia partigiana, che sterminò i prigionieri, ignorando ogni legge civile e militare. Caddero a centinaia le camicie nere che, credendo nella buona fede dei "partigiani comunisti", avevano sottoscritto formale atto di resa e consegnato le armi. Morirono in quei giorni, per vendette personali, tante persone invise ai comunisti, e tanti innocenti per le sentenze emesse dalla Giustizia Partigiana proclamata dai Tribunali del Popolo. Le donne pagarono con alto prezzo la "colpa" di essere madri, sorelle, spose o fidanzate di fascisti. Ancora: assommano a novantatré i sacerdoti - ministri di Dio! - massacrati dai "partigiani comunisti".
Lo scoprimento di fosse comuni, con i resti di centinaia di persone prima seviziate e poi soppresse durante le cd. "radiose giornate", continua tuttora nei "Triangoli della morte". Così sono indicate quelle aree del Nord Italia (Castelfranco Emilia-Mirandola-Carpi, Ravenna-Bologna-Ferrara, Bologna-Reggio Emilia-Ferrara o Castelfranco Emilia-Piumazzo-Manzolino), dove, tra il 1945 e il 1948, si registrò un numero particolarmente elevato di uccisioni a sfondo politico, compiute da "partigiani comunisti" e militanti di matrice comunista. Una vera e propria guerra fratricida da un lato; dall'altro il totale silenzio: i "partigiani comunisti" lasciavano - anzi collaboravano! - col Maresciallo Tito, massacrando migliaia di italiani a Gorizia, Trieste o nelle "foibe" istriane e carsiche! Nel Friuli-Venezia Giulia - (a guerra finita!) - la liberazione coincise con l'inizio di un incubo: per 40 gg le truppe partigiane e quelle jugoslave hanno imperversato torturando, uccidendo e deportando migliaia di cittadini innocenti, colpevoli solo di essere italiani o anticomunisti.
Tre film, L'uomo che verrà (2009), Il sangue dei vinti (2008) e Miracolo a Sant'Anna (2008), sono stati criticati e definiti "non conformi" alla storia dall'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia (A.N.P.I.) perché, pur essendo incentrati sulla resistenza, hanno anche messo in luce le gravi responsabilità delle formazioni partigiane, e denunciato la cultura dell'insabbiamento alla quale, sistematicamente, la Sinistra, in particolare quella comunista, ha da sempre fatto ricorso.

Per quanto ti riguarda - con la fiamma tricolore nel cuore! - il mito della resistenza e la sua liturgia rinnovata di anno in anno, è solo un giorno in più per fare vacanza e proporre una bella scampagnata! E l'Italia, nata dalla finta vittoria partigiana, è ben diversa dall'Italia che avrebbe potuto essere. È una nazione patetica, piccola, corrotta, viziata, apatica, divisa, vile, fintamente libera ma invero venduta ai poteri della finanza e dello straniero, con il consenso e la connivenza di tutti coloro che giovedì 25 aprile si ritroveranno in piazza a ciarlare ipocritamente di antifascismo, libertà e memoria storica.

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