martedì 17 maggio 2016

Luoghi e tempi "altri"

Premesso che non è la prima del suo genere (v. su tutti, i romanzi di Kim Newman e il fumettone di Alan Moore), l'esperienza di Penny Dreadful, serie TV che - riuscita o meno che sia - intreccia le storie immaginarie di personaggi della letteratura horror di fine '800 nella Londra vittoriana (il Dott. Frankenstein e la sua Creatura, Van Helsing, Mina Murray, Dracula e i vampiri, Dorian Gray, il Dott. Jekyll, licantropi, streghe, demoni e forze oscure varie), altro non è che l'ultimo esempio di quella fantasmagorica esigenza che l'uomo moderno pare abbia di riunire, in un unico luogo, tempo o contesto, tutte le invenzioni di un certo qual genere. Come se l'immaginare che le sue fantasie siano davvero esistite in un luogo o in un tempo "altro", contribuisca a fornire loro credibilità e realismo!

A ciò pensavi stamani, mezz'ora dopo l'alba, durante la tua corsetta mattutina per le strade del paese.

Ti sovviene, ad es. Cartoonia, la città immaginaria, gemella di Hollywood, dove vivono tutti i personaggi dei film d'animazione prodotti dall'inizio alla fine del XX sec. Disney, Warner o Hanna-Barbera che siano, e dove dunque - finalmente - Paperino può conversare con Duffy Duck, e Betty Boop ballare e cantare in coppia con Jessica Rabbit.
O la "Terra-di-Mezzo" di tolkeniana memoria, una regione immaginaria dove elfi, nani, gromi, troll, ent, goblin, orchi, hobbit, umani, draghi, etcetera, convivono più o meno pacificamente. La particolarità del mondo di J.R.R. Tolkien è che tutto il suo bestiario è rappresentato nella maniera più classica e tradizionale possibile, a differenza dunque di tutte quelle altre regioni fantastiche (come ad es. le "Quattro Terre" di Terry Brooks), dove invece le predette creature sono reinterpretate ad uso e consumo dell'autore.
Anche la "Narnia" di C.S. Lewis, affettivamente, è una regione immaginaria dove fauni, centauri, minotauri, dèi e dee della natura, satiri, giganti e nani, animali parlanti e fantastici, driadi, ninfee e spiriti vari, vivono fianco a fianco. Con una grande differenza però: laddove Tolkien è profondamente affascinato dalla mitologia nordica, il più cattolico Lewis si è chiaramente ispirato alle credenze dell'area mediterranea.
L"Era Hyboriana" del compianto Robert E. Howard, pur non essendo un luogo ma un tempo, rientra nella casistica qui in trattazione. L'era howardiana, teatro delle avventure di barbari quali Conan e Kull (ma anche dei suoi coevi non howardiani, tipo Starr, Thongor ed Elak), fu un'epoca favolosa e leggendaria cronologicamente posta dopo l'inabissamento di Atlantide, nella quale convivono le suggestioni e i tòpoi più vari: fitte giungle e desolati deserti, zone barbariche popolate da pitti ed esotiche terre orientali che sembrano uscite da Le mille e una notte; città fortificate, villaggi e insediamenti vari che ricordano ora il Basso Medioevo, ora l'Antica Roma, ora l'Antico Egitto. Un tempo, dunque, nel quale coesistono sullo stesso piano epoche storiche differenti e diversissime.
O l'universo di Shrek e del fumetto Vertigo C'era una volta: Fables (ma anche del film I f.lli Grimm e l'incantevole Strega), dove tutti i personaggi delle fiabe e del folklore esistono realmente. In un contesto diverso, va detto, perché, mentre in Shrek i personaggi di fantasia convivono in un mondo medievaleggiante e fatato distinto dal nostro, in Fables, piuttosto, sono costretti ad abbandonare la loro terra natìa, per formare una comunità clandestina a New York, nota come "Favolandia".
O American Gods (2001), il romanzo di Neil Gaiman che racconta del tentativo del dio nordico Odino di riunire tutti gli antichi dèi in una grande guerra contro le nuove divinità; dunque dèi norreni, africani, egizi, nativo-americani, indù... con importanti citazioni di quelli ebraici, romani e greci. Epperò il tutto è privo di un contesto "altro", giacché la novella è ambientata nell'America dei nostri giorni. Qualcosa di analogo fu fatto dallo scrittore belga Jean Ray che, nel capolavoro mancato Malpertuis (1943), costringe tutti gli antichi dèi - ormai squallidi e miserevoli gusci di carne perché dimenticati dagli esseri umani che un tempo li veneravano - a convivere, loro malgrado, in un'antica magione.
Ancora: molti universi fumettistici riuniscono più cliché, magari all'apparenza incompatibili. Nathan Never (che come ogni bonellide che si rispetti è leggibile fino e non oltre l'80° nr), ad es. è principalmente ambientato in una megalopoli costruita su più livelli. Nel livello più basso, diventato una sorta di "terra di nessuno", vi si rifugiano sbandati e reietti di ogni tipo, criminali e mutanti. La "Città" è circondata da un territorio inospitale à la Mad Max, ove si trovano le rovine delle vecchie città, rifiuti tossici e radioattivi, vermi giganti. Sù, le colonie su Marte e sulla Luna, e le stazioni orbitanti, ospitano gli spaziali fuggiti dalla Terra. La tecnologia ha fatto passi da gigante: robot e androidi positronici, astronavi, viaggi nel tempo, realtà virtuale, computer biologici, cloni e mecha giganti... come si vede, le fonti fantascientifiche "saccheggiate" sono le più disparate.
Le serie fumettose come la First Wave di casa DC Comics (chiusa anzitempo) e la più recente Justice Inc. della Dynamite, riprendono invece gli eroi pulp della "Golden Age" (Avenger, Shadow, Doc Savage, il Bat-man à la Kane, i Blackhawk, Spirit, Sandman, Hourman, Johnny Thunder, Black Canary e la tarzanella Rima), facendoli interagire in un'ambientazione noir da Anni Trenta. Personaggi dunque di diversa derivazione editoriale e spesso dimenticati da tempo, ma tutti aventi in comune l'essere stati protagonisti cartacei, radiofonici o letterari dell'intrattenimento popolare durante la Grande Depressione.

Infine, non puoi non citare il tentativo - sebbene grossolano - di riunire in un'unica Mappa tutti i luoghi fantastici, da "Oz" alla "Terra-di-Mezzo", da "Narnia" a "Fantàsia", passando per l"Isola che non c'è", "Lilliput" e il "Paese delle meraviglie"...

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