venerdì 6 aprile 2018

I cancelli del cielo. Commento

E così ierisera hai visto il tanto discusso I cancelli del cielo di Michael Cimino. Il suo film capolavoro BARRA maledetto. Un film che da solo ha distrutto la Nuova Hollywood (quella in cui i registi avevano piena libertà creativa), la carriera di Cimino (fino a quel momento promettente e visionario regista, autore appena due anni prima del pluripremiato Il cacciatore con Robert De Niro), mandò in bancarotta l'allora major United Artists (che in realtà non navigava già in ottime acque e venne acquisita dalla grrrrr Metro-Goldwyn-Mayer, che di fatto ne chiuse gli studios), e bloccò per parecchi anni la produzione di nuovi western.
Il colpo per Hollywood fu tale che da allora, per Legge, i registi furono privati della libertà creativa fino ad allora concessa, ai produttori venne riconosciuto il diritto di imporre la propria volontà in merito a taglio, censura, minutaggio e toni dei film, residuando ai cineasti il solo diritto alla Director's cut - comunque successiva all'uscita in sala e perlopiù riservata al mercato dell'home-video.
Scritto e diretto da Cimino, I cancelli del cielo è un western epico che racconta di una disputa tra i proprietari terrieri e gli immigrati europei nel Wyoming nel 1890. Durante la produzione - a causa dell'ambiziosa visione di Cimino - il budget lievitò di sei volte, arrivando a 44 milioni di dollari (parecchi per l'epoca), ma in sala, nel novembre 1980, ne incasso appena 3 milioni. A causa di un pessimo taglio - il rough cut durava oltre 5h ma la theatricul cut arrivava appena 149 min. (2h e mezza) - la pellicola venne stroncata anche dalla critica, che lo definì "un inqualificabile disastro" e che già aveva fatto cattiva pubblicità al film ancora prima che uscisse marciando sullo stile registico prepotente di Cimino: quel megalomane lunatico pare avesse soggiogato tecnici e attori al limite dello schiavismo, faceva fino a SESSANTA ciak per ogni scena, con un numero di comparse semplicemente folle e crudeltà verso i cavalli. Addirittura Cimino ricevette il Razzie award come peggior regista del 1980.

Ma come spesso accade, il tempo, le repliche televisive, i passaparola degli appassionati e il conseguente successo di cassetta, hanno cambiato la percezione del film, salvandolo da un ingiusto oblio. Oggi I cancelli del cielo è considerato tra i dieci capolavori del genere western, un classico intramontabile, "una delle più grandi ingiustizie della storia del cinema", un "perdente di lusso". Perché I cancelli del cielo è un film che, nelle intenzioni di Cimino, doveva contenere semplicemente tutto. Il cielo e il deserto, la memoria e l'oblio, la frontiera e la civilizzazione, la rivoluzione e la restaurazione, Harvard e il west, il capitalista e l'immigrato, il ballo e la guerra, la violenza e l'amore, la lealtà e l'infamia, Via col vento e I sette Samurai, la recitazione regale e la rudezza recitativa, la fotografia-dipinto e la magniloquenza e il dettaglio dei set artigianali...


La Director's cut, in inglese con sottotitoli, restaurata e presentata al Festival del cinema di Venezia del 2012 - dov'è stata accolta tra mille plausi, ha una durata di 216 min. Invero, il rinato interesse attorno al film, ha portato alla realizzazione di altri tagli, più o meno ufficiosi, tra i quali addirittura una sorta di estesa di 219 min. restaurata e messa in circolo a cura di un archivista della MGM, che pare contenga altresì cambiamenti significativi nel montaggio. Effettivamente pare che anche la v. da 325 min. sia stata trasmessa e poi frettolosamente sparita dalla programmazione televisiva.
Mentre un'associazione di allevatori ingaggia un esercito privato per scacciare, di fatto massacrandoli, gli immigrati europei visti come ostacolo al passaggio del bestiame, si consuma l'amore per Ella, splendida tenutaria di un bordello, da parte di due uomini attivi sui fronti opposti, il maresciallo in cerca di una nuova vita James Averill e il cowboy pentito Nathan D. Champion.
Ciò detto, hai trovato I cancelli del cielo pesante. Bello ma pesante - come ogni classico che si rispetti. Visivamente spettacolare, impressionante, storicamente accurato, maestosamente geniale e rovinosamente anti-commerciale, I cancelli del cielo è il canto finale dei western, una storia di disillusione e dolore, la cui principale colpa è stata quella di sgretolare le fondamenta culturali del sogno americano mostrando che l'alba del moderno capitalismo è basata su soprusi inenarrabili.
In conclusione, I cancelli del cielo è il film maledetto per antonomasia: sforbiciato, disconosciuto, stroncato da chiunque, eccessivo in ogni suo aspetto. Ma invero è un film da vedere giusto una volta. Anche solo per rendersi conto che "non è brutto com'è stato dipinto quarant'anni fa".

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