domenica 22 marzo 2020

Aprite gli occhi, disse John Titor

Quella che è stata definita ieri sera dal premier Giuseppe Conte e ribadita dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - ovvero un "un doloroso percorso" che sta rappresentando e rappresenterà "la crisi più difficile che il (Bel) Paese sta vivendo dal Secondo Dopoguerra" - è una condizione che molti non hanno ancora appieno compreso. Non sono qui a ribadire di "rimanere a casa per il bene proprio, dei propri familiari e della collettività tutta", né a sbraitare di "non assaltare i supermercati perché non ci stiamo avviando verso un'apocalisse nucleare o zombie"... No. Voglio solo far riflettere tutti, compresi i Governanti, che l'impatto sull'economia italiana sarà devastante, e - sebbene visibile già oggi con i prezzi dei beni primari che stanno registrando aumenti tra speculazioni e normalissimi rincari dovuti all'improvviso aumento della domanda - non risulterà chiaramente comprensibile se non dopo parecchi mesi dalla conclusione della pandemia (termine che invero è incerto e sembra spostarsi sempre più in avanti). Sarà probabilmente la più grave dal tempo dei nostri padri e quel che è più preoccupante è che non proviene dal crollo di Wall Street, dalla speculazione sui mutui subprime, dall'impennata del prezzo del greggio, dalla recessione di qualche grande nazione... No, deriva da un nemico invisibile che, oltre alla mortalità, sta già facendo esplodere tutti gli elementi delle precedenti crisi in un'unica colossale depressione globale.
Il D.L. "Cura Italia" con i suoi 25 miliardi di euro di stanziamento è praticamente una "manovra economica bis" tutta chiaramente finanziata in deficit. Interi settori sono praticamente fermi (alberghiero-turistico, ristorazione, cantieristica, sport...), e lo saranno per molto tempo ancora dopo la conclusione della pandemia. Altri stanno funzionando in forte contrazione (trasporti, servizi essenziali, editoria, commercio...). Dall'inizio dell'epidemia (quando cioé non era ancora pandemia) si è registrata ad oggi una perdita di 180 miliardi nella sola Piazza Affari. I punti di PIL che perderemo in Italia e in Europa viaggeranno a due cifre. Soldi, reali o nominali che siano, che richiederanno decenni per essere recuperati e frattanto genereranno disoccupazione, fame, insicurezza, incertezza e sfiducia.
Sì, per avere salva la vita accetteremo tutti di essere un po' più poveri, compresi i tanti sciacalli che stanno lucrando su mascherine e igienizzanti (chiaramente meno le mafie, che per decenni hanno investito in: smaltimento rifiuti, trasporti, pompe funebri, distribuzione di generi alimentari e di pulizia). Ma, Covid-19 dovrebbe far riflettere l'Italia sul ritardo dell'infrastruttura telematica (siamo al 19° posto in Europa, peggio di noi solo bulgari, rumeni e greci); sulle carenze di smart working ed e-learning (anche in questi l'Italia si colloca in fondo alla classifica europea, stante il fatto che solo il 58% delle aziende e delle scuole di ogni ordine e grado è risultata realmente pronta al balzo su larga scala da un giorno all'altro); sui tagli e le sforbiciate alla sanità fatti dai governi precedenti tra il 2010 e il 2019 pari a circa 37 miliardi di euro (cfr Report Osservatorio GIMBE n. 7/2019); sul fatto che oggi in Italia ci sono ben 3,7 milioni di lavoratori irregolari, con quasi l'80% del fenomeno concentrato al Meridione (cfr stime CGIA), invisibili al fisco ma anche agli ammortizzatori sociali; sul fatto che siamo la "generazione decrescente", ovvero la prima che sta peggio dei propri padri: precaria o mal pagata, scarsamente valorizzata seppure spesso più qualificata, senza prospettive di pensione e con meno prime case di proprietà; sul fatto che all'aumentata incertezza di arrivare a fine mese si è aggiunta la paura per il futuro dei nostri figli; sul fatto che l'ambiente merita più attenzione (la position paper della SIMA ha dimostrato una correlazione tra diffusione del virus e inquinamento da particolato atmosferico); sul fatto che nel grande condòminio che è la nostra società, si sono affacciati "nuovi eroi", ovvero medici ed infermieri, corrieri ed autotrasportatori, cassieri, forze dell'ordine e operatori ecologici, cioé tutti coloro che stanno sostenendo l'emergenza e portando avanti il "rallentato motore produttivo del Paese", e che sicuramente meriteranno in futuro maggiori riconoscimenti e tutele.
Questa situazione ci sia da monito per il futuro. Dobbiamo costruire un Paese più solido e forte, rivedendo le priorità del nostro welfare - in atto completamente sbilanciato verso l'assistenza agli anziani (che sono paradossalmente quelli che soffrono meno la dimensione economica di questa crisi), malattia e disabilità - a favore delle PMI e dei giovani (e non), in special modo quelli impiegati nel lavoro nero. Ma soprattutto dovrebbe far riflettere a tutti gli effetti devastanti che vent'anni di cessioni di sovranità hanno causato alla nostra nazione.
È indispensabile riprendere la sovranità monetaria e rimettere in circolo volumi di cartomoneta, a costo di generare inflazione (che peraltro, come la Curva di Phillips insegna, aiuterebbe a ridurre la disoccupazione). Certo, anche il reddito di cittadinanza andrebbe ripensato e rimodulato sulle nuove esigenze reali delle famiglie (il Presidente dell'INPS Pasquale Tridico ha proposto di trasformarlo in un reddito di base per tutti coloro che, a causa della pandemia, hanno perso il lavoro od hanno subito una sostanziale riduzione del reddito), ma la tanto sbandierata sospensione del Patto di stabilità europeo non è affatto sufficiente. Battere una moneta parallela, nazionale, circolante, a corso forzoso (la vecchia e buona Lira, che forse non sarà spendibile a New York, né a Parigi, né a Pechino ma sicuramente ci permetterà di tornare a galla, come fu il Rentenmark per la Germania negli anni che hanno preceduto la II Guerra Mondiale), ovvero emettere BTP da far assorbire alla Banca Centrale, invece ci aiuterebbero tanto ad immettere liquidità nel sistema, laddove i malefici aiuti da BCE e MES ci porterebbero soltanto ad una crisi sul debito pubblico e al rischio di future infrazioni europee. Perché BCE e MES non sono il "Piano Marshall" e, finita la tempesta, l'Italia sarà chiamata a rientrare dai prestiti ricevuti, rischiando di scivolare in una crisi di solvibilità senza fine.
E ancora un'altra piccola cosa su cui riflettere: la quarantena obbligata ci sta facendo apprezzare la voglia di cose lungamente ignorate. Noi, popolo dell'e-commerce, dello streaming, del KM 0, della socialità su Facebook, che per tanto tempo abbiamo cercato di avere amici e cose comodamente seduti sul divano di casa, ci stiamo rendendo conto all'improvviso che invece vorremmo andare al cinema, allo stadio, al teatro, al parco, frequentando persone vere. Eppure chi, all'indomani del coronavirus, tornerà al bar o in pizzeria a mescolarsi, come se niente fosse accaduto, con gli altri? Chissà per quanto invece terremo le distanze sociali e andremo a lavoro con guanti e mascherine! E ci saranno cambiamenti che potranno essere per sempre.
Covid-19 ha mostrato i limiti della politica occidentale, e forse anche della democrazia. È probabile che il mondo avrà una politica diversa, perché tutto ciò che valeva fino a metà febbraio già adesso sembra vecchissimo e fallimentare. La "guerra del coronavirus" (una guerra senza bombardamenti, ma pur sempre una guerra) ci renderà meno liberi, più schiavi e più attenti, e cambierà gli equilibri politico-economici a livello globale, generando nuovi assetti. Pechino ha messo in campo un piano eccezionale d'intervento mostrando al mondo intero di disporre del potere assoluto sui propri cittadini e sulle loro relazioni sociali, economiche e familiari; il potere comunista-capitalista ha mostrato una impressionante strategia di reazione che in Occidente non abbiamo (lo dimostra il menefreghismo imperante di chi non rispetta i precetti, in nome di una Costituzione che neanche conosce). La Cina, potenziale untore del pianeta, rischia di diventare seriamente il nuovo padrone del mondo. Forse anche la circolarità della vita ne risulterà stravolta: eravamo abituati alla primavera, alla fine dell'anno scolastico, alle vacanze estive, al rientro sui banchi in settembre, al Natale e alla ripartenza quando ricominciava tutto uguale. No. Il meccanismo si può inceppare. Ridefinendo la nostra percezione del tempo. E ne abbiamo preso atto tutti insieme, contemporaneamente.
Per un po' almeno.
Perché la memoria dell'uomo è sempre a breve termine. L'uomo non impara dai suoi errori e certamente tra tre o quattro decenni li ripeterà. L'esperienza non la utilizziamo per prevenire, cambiare, modificare gli eventi collettivi o individuali, e ben presto chi cercherà di rammentare verrà additato come colui che griderà "al lupo! al lupo!".
ONU e CEE sono nati all'indomani della II Guerra Mondiale onde consentire, in nome del pluralismo, non discriminazione, tolleranza, giustizia, solidarietà e uguaglianza, una risoluzione pacifica delle controversie internazionali e promuovere la collaborazione tra gli stati sovrani. Eppure gli aiuti ci arrivano da Cina, Russia e Cuba, laddove Francia e Germania, i padroni d'Europa - nata più per "smanie di grandezza che per reale solidarietà", avevano tentato di bloccare l'export di dispositivi di protezione, ed Olanda e Finlandia, il fronte del Nord, pretendono il MES alle condizionalità previste dai trattati. Come ho detto a qualcuno qualche giorno addietro, "da una crisi come quella che sta nascendo ci si può svegliare solo sotto una nuova dittatura, o un nuovo miracolo economico".
Premesso che Economia e Politica sono scienze umane non esatte, le risposte alle mie domande arriveranno tra qualche tempo. Magari farò ammenda perché ho sbagliato, esagerando. Magari avrò avuto ragione. Il tempo, solo il tempo ce lo dirà.

1 commento:

  1. Sicuramente alla normalità totale ci torneremo per gradi, sarà un'estate particolare ma sicuramente non priva di contatti umani... Per un po' terremo le distanze ma la socialità sarà più forte di ogni altra cosa, specie per noi italiani... Io la vedo così... Quanto all'economia, siamo comunque tutti sulla stessa barca, più poveri... ci si dovrà adattare ma penso che di contro tutti i governi vorranno ripartire...

    Moz-

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