venerdì 10 aprile 2020

Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza

È post-crisi del 2007 (quella dei mutui sub-prime della Goldman Sachs) che l'Italia è in ginocchio; una stagnazione secolare ["secolare" non nel senso che dura da un secolo, ma nel senso che non è "congiunturale"] dalla quale non si è ripresa a causa delle politiche di austerità delle "vergini vestali del pareggio di bilancio di Eurolandia" (cit Prof. Sdogati), che ritengono che non si debba spendere per stimolare l'economia.
Ma facciamo qualche passo indietro.
L'Europa, la Comunità Economica Europea per la precisione, nasce a Roma nel 1958 per far fronte all'esigenza della globalizzazione, tra gli allora sei paesi Italia, Francia, Germania dell'Ovest, Belgio, Olanda e Lussemburgo. Creare un polo economico grande, forte, che potesse resistere e competere in un mercato globale e al contempo promuovere la cooperazione economica tra i paesi membri, riducendone il rischio di conflitti. Col tempo, quella che era nata come un accordo puramente economico, è diventata un'Unione aperta ad altri membri, anche extra-europei, ed attiva in tutta una serie di settori che vanno dal clima all'ambiente, alla salute, alla sicurezza, alla giustizia e all'immigrazione.
Nel 1992, al fine di rafforzare quel Sistema Monetario Europeo che avrebbe portato all'adozione della moneta unica (l'amato/odiato €uro), vennero sanciti i (folli) parametri di convergenza di Maastricht. "Folli" perché i parametri di Maastricht sono balle. "Furono fatti un po' a caso dai politici e non da economisti". Parole di Alan Friedman (giornalista ed economista statunitense), non mie. Non è che se avessimo un 7% di deficit sul PIL o lo spread alto l'economia non crescerebbe. La crescita è un fatto di lungo periodo e - anzi - richiede non solo riforme strutturali e scelte politiche sensate, ma soprattutto spesa pubblica.
Per uscire da una crisi e rilanciare l'economia ci sono quattro leve.
La prima, i consumatori. Se i consumatori consumano di più le imprese producono di più, producendo ricchezza (PIL) e aumentando l'occupazione. E se cresce l'occupazione aumenta la domanda, e dunque cresce ancora il PIL, etcetera = moltiplicatore keynesiano. Ma le aspettative attuali non sono certo rosee, anzi sono tragiche, specie all'indomani della "guerra del coronavirus". Come chiedere alle famiglie di consumare di più nell'immediato futuro? semmai costoro risparmieranno di più, limitando gli acquisti ai beni essenziali!
La seconda, gli investimenti privati. Ma come chiedere alle imprese di investire di più solo perché i tassi d'interesse sono bassi, se non ci sono prospettive di ripresa della domanda? perché produrre? per il magazzino?
La terza, l'estero? idem. "Stiamo vivendo uno tsunami che non ha nulla a che fare con shock asimmetrici", dunque ogni nazione vorrà esportare e ridurre le importazioni, ma in una crisi globale l'export globale va in panne, con ovvia ricaduta sulle produzioni interne! chi comprerà da chi? se l'economia globale si contrae, tutte le economie nazionali si contraggono!
Infine la quarta: il Governo. Come il Governo? in "un'economia di mercato"? Sì. Perché sono le politiche economiche del Governo a stimolare la domanda e la produzione, fornendo liquidità ai consumatori e alle imprese. La spesa pubblica stimola la spesa privata: è un trade-off chiaro e limpido. La spesa pubblica inietta ottimismo, migliora le aspettative e può aiutare veramente a far ripartire l'economia. Come? con la leva fiscale e la politica monetaria.
Se l'economia cresce, si riduce l'occupazione, cresce la ricchezza (e non solo quella, ma anche il risparmio, la speranza di vita, l'alimentazione, la salute, l'istruzione, il tempo libero, etcetera), crescono gli investimenti. L'inflazione aumenta, OK, così come i tassi d'interesse e il debito pubblico; ma non è il breve periodo il momento per preoccuparsi di ciò. Se occorrerà qualche misura di austerità ci si penserà tra dieci o quindici anni. Frattanto inflazione e debito pubblico potrebbero gradualmente rientrare una volta ripartita l'economia.
E invece in Europa che si fa? Guai a spendere. L'ortodossia dell'austerità è forte al punto da aver già sacrificato la Grecia.

E facciamo un altro piccolo passo indietro. Ottobre 2009: il momento zero della "crisi greca". Il nuovo Governo greco rivela che i governi precedenti avevano falsificato i dati di bilancio dei conti pubblici per far sì che la Grecia entrasse nell'Unione Economica e Monetaria Europea. La verità è che il deficit pubblico per il 2009 è il doppio delle stime precedenti, ca il 12%. PARENTESI Nel 2003 l'allora Presidente della Commissione Europea aveva chiesto un aumento dei controlli sui conti pubblici dei paesi membri, ma la Germania si oppose. Perché? perché la Germania è la prima a truccarli: è notorio infatti che mentre il bilancio federale chiude in pareggio o con basso deficit, i deficit miliardari dei sedici Lander rimangono confinati nei bilanci locali, a differenza ad es. di quanto accade con le nostre Regioni, i cui deficit vengono consolidati nel consuntivo nazionale CHIUSA PARENTESI.
Ma mentre il nuovo Governo greco si prepara a varare un piano di riforme fiscali, strutturali, etc... le agenzie di rating declassano il debito greco dichiarandolo "inaffidabile", classificandolo "spazzatura". Cosa comporta ciò? che tutti coloro che detenevano titoli del debito greco iniziano a venderli. E quelli che non li detenevano iniziano a venderli allo scoperto. Ciò fa schizzare in alto gli interessi sul debito greco - perché più un titolo è inaffidabile, più il rendimento cresce (per compensare il rischio dell'investitore/risparmiatore). Cosa sarebbe successo se la Grecia fosse stata uno Stato-nazione? la sua Banca centrale avrebbe acquistato i titoli immettendo liquidità. Perché non dovrebbe esistere un paradigma in cui il mercato finanziario domina sui Governi, imponendo (non stimolando) delle decisioni. Ma ciò non può accadere: l'hanno chiamata "crisi del debito sovrano", ma cosa c'è di sovrano se con l'entrata in Europa abbiamo ceduto la politica monetaria all'Europa e la democrazia è venuta meno allorché i Governi nazionali sono diventati schiavi delle agenzie di rating?
L'Europa cosa fa? non ci sta ovviamente a mutualizzare quello che era invero un "dramma europeo", trovando più facile far marcire la piccola nazione ellenica in quella che il Premio Nobel per l'Economia Paul Krugman definì "mostruosa follia", come a dire: "siamo Europa, ma se hai problemi economici te li risolvi da solo, non è affar nostro. Al massimo ti prestiamo dei soldi". Il piano di aiuti europeo alla Grecia è subordinato a un pesantissimo piano di austerità, che prevede tagli, tagli e ancora tagli. La Grecia ha perso. La solidarietà europea, messa alla sua prima prova, ha fallito. L'austerity imposta dall'Europa ad Atene ha depresso l'economia ellenica fino ad oggi: disoccupazione fino al 30%, stipendi e pensioni di poche centinaia di euro, limiti ai prelievi bancari, proteste popolari e scioperi, anche violenti... e la continua sensazione di essere sul ciglio del burrone... mentre BCE e FMI hanno incassato interessi miliardari.

L'Europa interculturale dell'Erasmus, l'Europa della libera circolazione di merci, persone e capitali, l'Europa dei giovani che sono nati già in Europa e non comprendono un'Italia senza Europa. Ma l'Europa è davvero capace di essere il terzo attore sulla scena internazionale? o piuttosto non è uscita dalla "guerra del coronavirus" schiacciata sotto violente recriminazioni, accuse e offese, dimenticandosi degli ultimi, dei lavoratori, dei disoccupati?
Con l'Eurogruppo di stanotte, la solidarietà europea ha fallito nuovamente il suo appuntamento con la storia. Olanda e Germania si sono dimostrati incapaci di ascoltare le richieste specifiche dei paesi dell'Europa meridionale per "non dare soldi alla Mafia". Qualcuno mi ha dato del nazionalista. Ma non è "nazionalismo" quello di un'Olanda che vota due mozioni parlamentari contrarie non solo agli Eurobond ma anche a qualunque attenuazione del MES? non è "nazionalismo" la famiglia disfunzionale di 27 nazioni che ragionano come 27 piccoli cuori separati, che non si fidano gli uni degli altri, piuttosto che come un unico grande cuore? non è stato "nazionalismo" l'aver spezzato le reni alla Grecia?
La verità è che un'Europa migliore di questa non esisterà mai. Perché i Grandi che avevano pensato l'Europa hanno lasciato lo spazio a piccoli o mediocri rappresentanti. Ci tendono il MES, il diabolico Fondo salva Stati. Con condizionalità "soft". Niente Troika a dettare come fare politica ma un monitoraggio "light" da parte dello stesso MES e della Commissione Europea, che verificheranno l'uso delle risorse per pagare le spese sanitarie, e non per aiutare imprese e famiglie. Perché "i Governi dell'Europa meridionale sarebbero irresponsabili, ed il blocco del Nord ha bisogno di garanzie". Niente interessi né limiti da rispettare su deficit e debito (per adesso) - il Patto di Stabilità e Crescita è al momento sospeso, ma la restituzione delle risorse prelevate in cinque/dieci anni. Infine, se l'Italia prendesse quei soldi, il debito che ne nascerebbe verso l'Europa sarebbe privilegiato rispetto al proprio debito pubblico (questo prevede oggi lo Statuto del MES) - debito pubblico la cui emissione sarà essenziale per finanziare gli aiuti ad imprese e famiglie, e per riavviare l'economia.
Perché, mentre nel cuore dell'Impero (negli States) si fa politica monetaria, in Europa si parla di prestiti? La lezione che vogliono insegnare crucchi e tulipani a noi italioti è: "ciascun paese è nudo e solo dinnanzi ai propri problemi".
Il Piano SURE (la cassa integrazione europea)? l'altra falsa risposta resasi necessaria alle critiche di eccessivo rigorismo dimostrato in sede di Consiglio UE, ma che invero è anch'esso un piano di prestiti a fronte di sottoscrizione di garanzie, e non un finanziamento a fondo perduto. "SURE", come "Sicuro": dateci sangue, lavoro e risparmi che noi vi facciamo l'elemosina!
SURE e MES sono un'ipoteca sul futuro che ci farà perdere tutte le nostre certezze perché, sostanziandosi in debito della peggior specie, aprirebbero la porta alla richiesta di pesanti sacrifici al nostro Paese e ad un ulteriore avvitamento dell'economia italiana, rischiando di non uscirne più. Il disegno è ormai chiaro: approfittare di questa crisi per "disciplinarci definitivamente" con due strumenti che saranno un formidabile guinzaglio. Cito un grande amico: "quello che [i tedeschi] non sono riusciti a fare con due guerre mondiali, lo stanno ottenendo con l'economia".
Ricordiamoci che il futuro è quello in cui cresciamo i nostri figli. Noi siamo già la "generazione decrescente" perché stiamo peggio dei nostri padri. I nostri figli staranno peggio di noi, ma a differenza nostra non potranno contare su di noi, come noi stiamo contando su nonni e genitori.
Se nella sua notte più profonda, nella crisi più grave di tutte dai tempi del Secondo Dopoguerra, nata come emergenza sanitaria e in poche settimane diventata emergenza economica e sociale al contempo, l'Europa fatica ancora una volta a dare un forte segnale di solidarietà, allora finirà con l'uscirne fortemente indebolita anche verso gli altri attori globali (States e Cina), e le persone a tutti i livelli di istruzione finiranno per chiedersi: allora a cosa serve l'Europa?

Nessun commento:

Posta un commento