I «penny dreadful» (traducibile come «spaventi da un penny») furono tra i primissimi esempi di questo tipo di pubblicazione, essendosi diffusi nel Regno Unito in epoca vittoriana, a cavallo della Rivoluzione industriale. Chiamati così perché caratterizzate dal basso costo, un penny perlappunto, proponevano narrazioni a puntate di tipo gotico e horror. Il costo però rifletteva anche la scarsa qualità: erano infatti contraddistinte da toni sensazionalistici e scrittura sgrammaticata. Tra i penny dreadful più celebri ricordiamo l’anonimo Sweeney Todd che ha per protagonista uno dei primi serial killer della letteratura, Wagner, the wehr-wolf di George W.M. Reynolds, e Varney il vampiro, o il banchetto di sangue di James Malcolm Rymer e Thomas Preskett Prest, lavoro piuttosto disomogeneo e storicamente confuso di smisurata lunghezza [ben 220 capitoli! di recente pubblicata anche in italico idioma dalla defunta Gargoyle Books in 3 voll.] a cui si devono molti dei luoghi comuni e stereotipi oggi diremmo tipici nella letteratura vampririca. Varney eserciterà infatti una grande influenza sulla successiva letteratura sui vampiri, in particolare sul Dracula di Bram Stoker: differenziandosi dalla figura folkloristica del nosferatu, Varney ha zanne e lascia due segni distintivi sul collo delle vittime, ha il potere di ipnotizzare ed ha una forza sovrumana, è in grado di spostarsi anche alla luce del giorno e non è terrorizzato dalla croce o dall’aglio, detesta la propria condizione e può essere ucciso con un paletto di frassino (sebbene “morirà” gettandosi nel Vesuvio).
Piccola parentesi: le pubblicazioni popolari come i penny dreadful e le successive pulp magazine, molto devono al «pamphlet». Il pamphlet (termine francese traducibile con “libello” per le sue agili dimensioni), era una breve pubblicazione - chiaramente indirizzata ad un ceto colto e alfabetizzato - che ebbe larga diffusione un po’ ovunque sin dall’antichità, nella Roma imperiale o anche nel Medioevo, dall’intento polemico, satirico o scabroso, ovvero utilizzati per diffondere idee personali in materie politiche o religiose.
Oltreoceano, corrispondenti ai penny dreadful, furono le «dime novel». Il nome fa riferimento al basso costo, oltre che alla scadente qualità che li caratterizzava; dime novel è infatti traducibile con «Romanzetto da quattro soldi», corrispondendo un dime a 10 cents. Le dime novel traevano ispirazione direttamente dal mito del vecchio & selvaggio west, per cui erano ambientate nell’era dei pionieri, della Rivoluzione americana o della Guerra civile, e vedevano protagonisti personaggi come Kit Carson e Buffalo Bill. Verso la fine del XIX sec. i cowboy solitari lasciarono il posto a spie e poliziotti impegnati a combattere il crimine nelle città; tra questi popolare fu il personaggio di Nick Carter: l’eredità delle dime novel si stava pian piano spostando verso quelle altre ambientazioni che avrebbero debuttato sulle riviste.

A partire dagli inizi del Novecento, queste formule d’intrattenimento letterario da un lato furono pian piano sostituite da media più immediati, quali il fotoromanzo e i fumetti, dall’altro lato, la crisi economia che seguì la Grande depressione, spinse alla nascita delle «pulp magazine».
Le pulp magazine erano (ancora una volta, tornando alle origini) riviste di prezzo economico, ossia dai dieci cents al quarto di dollaro. Il nome “pulp” derivava dalla carta con cui venivano stampate, ottenuta dalla polpa dell’albero e quindi di qualità piuttosto scadente. Oltre ad essere più ruvida e spessa, aveva anche il difetto di ingiallire in breve tempo. Le copertine, poi, erano famose per i disegni di ragazze seminude, in genere in attesa di essere salvate dall’eroe di turno. Le pulp magazine infatti contenevano racconti fantastici o romanzi a puntate, gangster-story o avventure di personaggi eroici come Doc Savage, Conan il barbaro, Tarzan, John Carter di Marte e Zorro. Buona parte della prima metà del Novecento fu tutto un fiorire di pulp magazine, da Argosy ad Astounding, da Galaxy ad Amazing Stories, da Weird Tales a Wonder Stories... praticamente tutta la narrativa popolare passava dalle riviste: il poliziesco, il romance, l’horror, il fantasy, la fantascienza, l’avventura e il racconto esotico, e molti famosi autori oggi di culto hanno debuttato sulle riviste pulp (Poul Anderson, Isaac Asimov, Ray Bradbury, H.P. Lovecraft, Robert E. Howard, Jack Vance, Jack Williamson, C.A. Smith, Henry Kuttner, Arthur C. Clarke, Philip K. Dick, Frank Herbert, L. Ron Hubbard, Seabury Quinn, Talbot Mundy, Edgar Rice Burroughs, Leigh Brackett, Raymond Chandler, Robert Heinlein, Fritz Leiber, Robert Bloch, Theodore Sturgeon, Manly Wade Wellman, etcetera etcetera etcetera) tantoché oggi, col termine “pulp” tende ad intendersi quel genere letterario avventuroso, ricco di suspense, colpi di scena e crimini, spesso con protagonisti mascherati e donne sensuali che caratterizzò il periodo 1938-1955.
Laddove le pulp magazine erano destinate ad un pubblico adulto, i fumetti (o meglio, i «comics») erano tradizionalmente destinati a bambini e adolescenti. Fumetti che avevano per protagonisti personaggi come Topolino, Popeye, Felix il Gatto, Dick Tracy, Buck Rogers e Flash Gordon invero esistevano già.


Ma la crisi del ’29 che seguì dal crollo della Borsa di Wall Street, causando nei soli States, nel brevissimo volgere di pochi anni, 15 milioni di disoccupati su una popolazione di poco più di 110 milioni di abitanti, stimolò fortemente questo media. La forte disoccupazione, infatti, unita al protezionismo, al proibizionismo, alle contraddizioni del New Deal di Roosevelt e alle tensioni internazionali tra le due Guerre mondiali, stimolò la nascita del fumetto supereoistico. I giovani uscivano da decenni di sforzi e privazioni e abbisognavano di entusiasmo, nuovi modelli ed eroi che possedessero spirito di rinascita e vigoria! È così che nel 1933, prima sulle strisce domenicali e poi su Action Comics, esordì Superman ad opera dei due immigrati ebrei Jerry Siegel e Joe Shuster. Per la cronaca, Superman, da buon “ebreo” è ispirato al mito di Mosè: come Mosè è “straniero in terra straniera” e possiede un nome [Kal-El] dall’assonanza divina. Uno dei suoi poteri, poi, ossia l’essere invulnerabile ai proiettili, va cercato nel fatto che il padre di Siegel era morto sparato. Il resto è storia recente, da Batman a Wonder Woman, dall’Uomo Ragno a Capitan America, il fumetto supereroistico americano ha sempre riflesso narrazioni, desideri, problematiche e morali del tempo (dalla Grande Depressione alla II Guerra Mondiale e alla minaccia nazista, dallo spettro dell’Apocalisse nucleare all’ombra lunga del nemico comunista, dal femminismo al conformismo degli Anni ’50).
Seconda parentesi: i fotoromanzi sono un’invenzione tutta nostrana; dopo essere apparsi a partire dal Secondo dopoguerra nella penisola su giornali come Grand Hotel e Sogno, si diffusero in Francia, Spagna, Grecia e nei Paesi ispano-americani. Il racconto è costituito da fotografie scattate su un set similcinematografico con attori veri, commentate da didascalie e battute di dialogo similfumetto. Chiaramente di basso livello contenutistico e rivolto principalmente a donne e ragazze, le eroine erano sempre povere e romantiche, ma coraggiose e decise, e le storie sempre a sfondo sentimentale.
Ultima parentesi: col tempo il fumetto si è diffuso in tutto il globo, abbracciando tutte le tematiche e i generi possibili (erotico compreso), e adattandosi alle peculiarità storico-culturali dei vari paesi e a tutte le fasce d’età, dal fumetto argentino come il capolavoro L’Eternauta, al fumetto franco-belga (es. I Puffi, Asterix e Lucky Luke), dal bonellide italiano, ai manga.
Oggi i romanzi non vengono più pubblicati a puntate né venduti nelle edicole o nei candy shop, ma direttamente in volume e in libreria. Echi delle riviste pulp contenitore e delle pubblicazioni a basso costo sopravvivono ancora oggi, si pensi ad Urania, Segretissimo e Il Giallo Mondadori [longevissime collane da edicola rispettivamente di letteratura fantascientifica, noir e giallo edite da Mondadori], alle riviste libro Providence Tales e Nova SF (che alternano nuove proposte a ristampe), o a personaggi come Perry Rhodan, unico eroe pulp seriale sopravvissuto fino ai nostri giorni che in Germania, quasi ininterrottamente dal 1961, conta oltre 2.700 avventure.
Il fumetto, dal canto suo, e fatta eccezione per le sporadiche graphic novel o le miniserie, negli ultimi decenni ha perso la sua valenza di denuncia sociale e citazioni colte per abbracciare una narrazione sempre più insulsa e politically correct, fatta di enormi splash pages e dialoghi banali. Ha poi abbandonato il suo essere media economico (i fumetti della Golden e della Silver Age erano, al pari delle pulp magazine, stampati su carta di scarsa qualità e destinati ad essere letti e cestinati) diventando veri e propri beni di lusso con tutte le loro edizioni cartonate, assolute e limitate.
L’intrattenimento e la narrazione seriale oggi sono appannaggio quasi esclusivo delle serie TV che tanto abbondano sulle piattaforme di streaming, eredi dei telefilm degli Anni ’80 e ’90 che, grazie ad una maggiore autorialità, budget di livello cinematografico e trama orizzontale, consentono un approfondimento psicologico dei personaggi e della trama, e un’immersività in un “mondo altro” che ad una pellicola cinematografica una tantum non è possibile.
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