sabato 27 aprile 2013

L'Italia non è né di destra né di sinistra, ma di Berlusconi

Dopo due mesi quasi esatti dalle elezioni politiche per il rinnovo dei due rami del Parlamento italiano; due mesi di vero e proprio caos, durante i quali i tre partiti vincitori, PD (29,55% dei voti), PDL (29,18%) e M5S (25,55%) non sono riusciti nemmeno ad approvare i provvedimenti più urgenti e necessari alla sopravvivenza dell'Italia (leggi: riforma elettorale e dimezzamento dei parlamentari, misure urgenti sul fronte sociale, del lavoro e anti-crisi, norme sul conflitto d'interesse e della giustizia), grazie all'intervento di Napolitano, ecco che l'inciucione riprende i suoi ingranaggi.
Il "Napolitano retroattivo", come sottolinea in una delle sue parodie Crozza, che avevamo lasciato uscente, nell'atto di compiere il trasloco, con la dichiarazione che non avrebbe accettato un secondo mandato (con le parole: "Mio secondo mandato? Inutile e ridicolo", "Ho già dato" e "Sarebbe una non-soluzione"), ritorna rieletto (o "stra-rieletto", come dice qualcuno di mia strettissima conoscenza)!
Re Giorgio si è ripresentato ai suoi grandi elettori, chiarendo la sua scelta, sofferta (poretto!), di rimanere ancora al Quirinale: "L'avvitarsi del Parlamento nello stallo mi ha mosso ad accettare, per un senso antico e radicato di appartenenza al paese. Non potevo declinare l'appello"...
E poco dopo essersi reinsediato al Colle, Napolitano ha dato incarico a Enrico Letta, vicesegretario del PD, di formare un Governo di coalizione, avendo egli stesso dichiarato che "il senso di orrore davanti ad accordi fra forze politiche è segno di regressione". Quindi un Governissimo tanto caro al Berlusca... quello che probabilmente si rivelerà - come ha scritto Beppe Grillo sul suo blog - "un'ammucchiata degna del miglior bunga bunga (...) Una mescolanza che ha in sé il profumo di famiglia, da Mulino Bianco dell'inciucio".
E tutto ti è tornato chiaro, cristallino, quando stamattina hai letto, su La Repubblica: IL PIANO DEL CAVALIERE: 
"ORA SI POSSONO CONGELARE I PROCESSI". IL CAVALIERE PUNTA ALLA NOMINA DI SENATORE A VITA
Ma non dovevamo togliercelo dal mezzo dei coglioni? Vent'anni di berlusconismo hanno arrecato grandi danni all'Italia e alla sua immagine internazionale: leggi a favore suo, dei potenti, ricchi e corrotti; leggi per curare gli interessi di Mediaset e per risolvere i problemi giudiziari di Berlusconi, con scarsissima attenzione dei precari, dei disoccupati, delle famiglie più povere e della crisi economica (della cui esistenza, ricordiamolo, il Sultano ha anzi negato fino alla fine, insistendo sul fatto che l'Italia era "sanissima e benestante"), e soprattutto: perdita della pubblica educazione, della correttezza nei rapporti civili, della vergogna, dell'indipendenza dell'informazione. Con il Cavaliere, la fragile democrazia si è ridotta a corruzione e servilismo; ad un pettegolezzo volgare, ad un gossip che tutto occupa e soffoca sotto una nube di menzogne, barzellette e abuso di potere!
La paura di Berlusconi è sempre la stessa: essere condannato, venir interdetto dai pubblici uffici o, nella peggiore delle ipotesi, finire agli arresti domiciliari. I nomi sono quelli di sempre: i processi Mediaset, Ruby, Unipol.
È sbagliato pensare che anche stavolta egli sia alla ricerca di un "salvacondotto" miracoloso? Ma chi, con i grillini in Parlamento, appronterebbe mai un disegno di Legge per mettere una pietra sui processi di Berlusconi! E se stavolta il suo jolly coinvolgesse tutti, anche Napolitano, dal quale Berlusconi si aspetta un passo molto importante, ovvero la sua nomina a senatore a vita? Una mossa per chiudere, con un colpo solo, una guerra giudiziaria in atto da vent'anni...
Allora, è davvero questo un Governo-inciucione salva-Berlusconi? Chi vivrà vedrà.
Intanto c'è il sentore che la rielezione di Napolitano (che, ricordiamolo, è il primo caso nella storia della Repubblica Italiana) sia anti-costituzionale! È pur vero che la nostra Carta Costituzionale lascia aperta ogni interpretazione, ma in un emendamento di un documento dell'Assemblea Costituente del 19 dicembre 1946 si legge: "il Presidente della Repubblica non è rieleggibile". D'altronde, il Presidente della Repubblica, oltre a dover essere super partes e garanzia di autonomia e libertà, in Italia dura in carica per sette anni, e questa durata è motivata perché deve esistere un'assenza di rapporto tra lui e la parte che lo ha eletto (che invece resta in carica, quando i Governi durano, per cinque anni). Opportunità che certamente verrà a mancare con quattordici anni vissuti al Colle!

Ma: il problema non è Berlusconi, il problema è l'Italia; quella di oggi e quella dei nostri padri.
Per decenni ognuno di noi ha vissuto, dal ricco al povero, al di sopra delle proprie condizioni: un'auto in più, un cellulare in più, una televisione in più, un viaggio in più. E nemmeno l'ombra di un sentimento per il bene pubblico e per chi stava peggio di noi. I tanti che oggi, con sdegno, si allontanano dalla politica, hanno in passato votato e rivotato per i responsabili di questa miseria. Dunque sono essi stessi i responsabili, e ci stanno consegnando un'Italia "patetica, piccola, corrotta, viziata, apatica, divisa, vile, fintamente libera ma invero venduta ai poteri della finanza e dello straniero" (autocit.) e piena di debiti.

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