mercoledì 18 maggio 2016

Cosa succederebbe se James Bond fosse un perfetto imbecille? Archer: la spy-comedy di Netflix

E dopo BoJack Horseman ierisera hai scoperto un'altra serie TV animata Netflix original da vedere assolutissimamente!
Archer, una parodia degli spy-movie di sicuro non adatta agli amanti del politically correct!


Chiaramente destinata ad un pubblico adulto, per via dei dialoghi carichi di doppi sensi e tagliente ironia, e di qualche ben gradita scena "hot", il nome della serie riprende quello del protagonista, Sterling Archer, un agente segreto che incarna tutti gli stereotipi più negativi degli 007 conosciuti.
Il super-agente Archer, alias "Duchessa", è considerato il più grande agente segreto del mondo, infallibile con in mano un'arma, esperto di arti marziali ed in grado di cavarsela anche nelle situazioni più disperate. È però cinico, arrogante, megalomane, sboccato, immaturo, misogino, donnaiolo, egoista, ossessionato dalla cultura popolare americana e con un ego smisurato, fino al punto di essere capace di mandare all'aria il suo stesso operato o di abbandonare il proprio partner nel momento del bisogno. Ciònonostante riesce, in qualche maniera, a uscire sempre pulito, aiutato più dalla buona sorte che dal suo talento. Il suo peggiore incubo - ma probabilmente anche il motivo del suo successo - è il suo capo... che è sua madre! più preoccupata a sedurre potenti uomini d'affari che a salvaguardare la sua agenzia ISIS (International Secret Intelligence Service).
Il fascino di Archer è legato anche alla sua estetica squisitamente e volutamente retrò. Innanzitutto i disegni e l'animazione, fluidi e impeccabili ma al contempo dichiaramente ispirati ai cartoon televisivi degli anni Sessanta e Settanta. Ma anche l'ambientazione sita in un'epoca tutta sua, dove tecnologie moderne coesistono con strumenti lavorativi più attempati. Questo perché Archer si collega direttamente ai James Bond di Sean Connery e Roger Moore, quindi ancorato ad un immaginario d'altri tempi.


La serie è composta finora da 7 stagioni. Nel corso di esse, Archer ha accumulato una quantità incredibbbbbole di situazioni, immagini e frasi da sfoderare nei momenti più opportuni per far ridere lo spettatore.
Da seguire!!!!!

martedì 17 maggio 2016

Luoghi e tempi "altri"

Premesso che non è la prima del suo genere (v. su tutti, i romanzi di Kim Newman e il fumettone di Alan Moore), l'esperienza di Penny Dreadful, serie TV che - riuscita o meno che sia - intreccia le storie immaginarie di personaggi della letteratura horror di fine '800 nella Londra vittoriana (il Dott. Frankenstein e la sua Creatura, Van Helsing, Mina Murray, Dracula e i vampiri, Dorian Gray, il Dott. Jekyll, licantropi, streghe, demoni e forze oscure varie), altro non è che l'ultimo esempio di quella fantasmagorica esigenza che l'uomo moderno pare abbia di riunire, in un unico luogo, tempo o contesto, tutte le invenzioni di un certo qual genere. Come se l'immaginare che le sue fantasie siano davvero esistite in un luogo o in un tempo "altro", contribuisca a fornire loro credibilità e realismo!

A ciò pensavi stamani, mezz'ora dopo l'alba, durante la tua corsetta mattutina per le strade del paese.

Ti sovviene, ad es. Cartoonia, la città immaginaria, gemella di Hollywood, dove vivono tutti i personaggi dei film d'animazione prodotti dall'inizio alla fine del XX sec. Disney, Warner o Hanna-Barbera che siano, e dove dunque - finalmente - Paperino può conversare con Duffy Duck, e Betty Boop ballare e cantare in coppia con Jessica Rabbit.
O la "Terra-di-Mezzo" di tolkeniana memoria, una regione immaginaria dove elfi, nani, gromi, troll, ent, goblin, orchi, hobbit, umani, draghi, etcetera, convivono più o meno pacificamente. La particolarità del mondo di J.R.R. Tolkien è che tutto il suo bestiario è rappresentato nella maniera più classica e tradizionale possibile, a differenza dunque di tutte quelle altre regioni fantastiche (come ad es. le "Quattro Terre" di Terry Brooks), dove invece le predette creature sono reinterpretate ad uso e consumo dell'autore.
Anche la "Narnia" di C.S. Lewis, affettivamente, è una regione immaginaria dove fauni, centauri, minotauri, dèi e dee della natura, satiri, giganti e nani, animali parlanti e fantastici, driadi, ninfee e spiriti vari, vivono fianco a fianco. Con una grande differenza però: laddove Tolkien è profondamente affascinato dalla mitologia nordica, il più cattolico Lewis si è chiaramente ispirato alle credenze dell'area mediterranea.
L"Era Hyboriana" del compianto Robert E. Howard, pur non essendo un luogo ma un tempo, rientra nella casistica qui in trattazione. L'era howardiana, teatro delle avventure di barbari quali Conan e Kull (ma anche dei suoi coevi non howardiani, tipo Starr, Thongor ed Elak), fu un'epoca favolosa e leggendaria cronologicamente posta dopo l'inabissamento di Atlantide, nella quale convivono le suggestioni e i tòpoi più vari: fitte giungle e desolati deserti, zone barbariche popolate da pitti ed esotiche terre orientali che sembrano uscite da Le mille e una notte; città fortificate, villaggi e insediamenti vari che ricordano ora il Basso Medioevo, ora l'Antica Roma, ora l'Antico Egitto. Un tempo, dunque, nel quale coesistono sullo stesso piano epoche storiche differenti e diversissime.
O l'universo di Shrek e del fumetto Vertigo C'era una volta: Fables (ma anche del film I f.lli Grimm e l'incantevole Strega), dove tutti i personaggi delle fiabe e del folklore esistono realmente. In un contesto diverso, va detto, perché, mentre in Shrek i personaggi di fantasia convivono in un mondo medievaleggiante e fatato distinto dal nostro, in Fables, piuttosto, sono costretti ad abbandonare la loro terra natìa, per formare una comunità clandestina a New York, nota come "Favolandia".
O American Gods (2001), il romanzo di Neil Gaiman che racconta del tentativo del dio nordico Odino di riunire tutti gli antichi dèi in una grande guerra contro le nuove divinità; dunque dèi norreni, africani, egizi, nativo-americani, indù... con importanti citazioni di quelli ebraici, romani e greci. Epperò il tutto è privo di un contesto "altro", giacché la novella è ambientata nell'America dei nostri giorni. Qualcosa di analogo fu fatto dallo scrittore belga Jean Ray che, nel capolavoro mancato Malpertuis (1943), costringe tutti gli antichi dèi - ormai squallidi e miserevoli gusci di carne perché dimenticati dagli esseri umani che un tempo li veneravano - a convivere, loro malgrado, in un'antica magione.
Ancora: molti universi fumettistici riuniscono più cliché, magari all'apparenza incompatibili. Nathan Never (che come ogni bonellide che si rispetti è leggibile fino e non oltre l'80° nr), ad es. è principalmente ambientato in una megalopoli costruita su più livelli. Nel livello più basso, diventato una sorta di "terra di nessuno", vi si rifugiano sbandati e reietti di ogni tipo, criminali e mutanti. La "Città" è circondata da un territorio inospitale à la Mad Max, ove si trovano le rovine delle vecchie città, rifiuti tossici e radioattivi, vermi giganti. Sù, le colonie su Marte e sulla Luna, e le stazioni orbitanti, ospitano gli spaziali fuggiti dalla Terra. La tecnologia ha fatto passi da gigante: robot e androidi positronici, astronavi, viaggi nel tempo, realtà virtuale, computer biologici, cloni e mecha giganti... come si vede, le fonti fantascientifiche "saccheggiate" sono le più disparate.
Le serie fumettose come la First Wave di casa DC Comics (chiusa anzitempo) e la più recente Justice Inc. della Dynamite, riprendono invece gli eroi pulp della "Golden Age" (Avenger, Shadow, Doc Savage, il Bat-man à la Kane, i Blackhawk, Spirit, Sandman, Hourman, Johnny Thunder, Black Canary e la tarzanella Rima), facendoli interagire in un'ambientazione noir da Anni Trenta. Personaggi dunque di diversa derivazione editoriale e spesso dimenticati da tempo, ma tutti aventi in comune l'essere stati protagonisti cartacei, radiofonici o letterari dell'intrattenimento popolare durante la Grande Depressione.

Infine, non puoi non citare il tentativo - sebbene grossolano - di riunire in un'unica Mappa tutti i luoghi fantastici, da "Oz" alla "Terra-di-Mezzo", da "Narnia" a "Fantàsia", passando per l"Isola che non c'è", "Lilliput" e il "Paese delle meraviglie"...

Il tuo animale totemico

C'hai pensato un po' e alla fine sei giunto alla conclusione che il tuo animale totemico è indubbiamente l'orso! avresti preferito il lupo - nevvero? - ma tant'è...

L'orso è un animale forte e aggressivo. Ma anche brontolone e scontroso, e se in collera, feroce.
È un animale dall'indole solitaria e "amante" delle comodità. Per l'orso, infatti, è molto importante avere del tempo di tranquillità e riposo durante il lungo sonno invernale. Il periodo invernale nella grotta, è per lui un periodo di stasi, d'introspezione e di stacco dalle normali abitudini.
Carnivoro per natura, onnivoro per necessità, non ha un'intensa vita di relazione ed è anzi schivo e diffidente. Specie con gli esseri umani...
L'orso è un animale diurno, al massimo crepuscolare (pur non disdegnando la notte), e poco incline al vagabondaggio (il loro territorio è molto vasto ma in genere ben definito).

giovedì 5 maggio 2016

Come gli antichi greci

Qualche settimana addietro hai visto su Netflix il documentario Pumping iron (tradotto impropriamente in Uomo d'acciaio). Il film, presentato fuori concorso al 30º Festival di Cannes, documenta una delle più grandi finali di Mister Olympia, quella del 1975.
Mister Olympia è già di per sé la più importante competizione mondiale del settore, visto che ad essa possono partecipare solo body builder professionisti, ossia già vittoriosi a Mr. Universo o Arnold Classic. Ma quella del 1975, in particolare, fu una storica finale, vedendo confrontarsi quattro tra i più grandi campioni della vecchia scuola, ossia l'inossidabile Arnold Schwarzenegger, detentore del titolo e prossimo al ritiro in quanto già ammiccante al mondo del cinema e della politica, il sardo Franco Columbu, grande amico di Schwarzy, Lou Ferrigno, meglio noto per la sua interpretazione dell'incredibile Hulk nel telefilm degli anni Settanta, e il compianto francese Serge Nubret.

Al di là del fatto che il documentario mostra ovviamente solo quello che vuol mostrare, celando chiaramente l'aspetto illegale del culturismo (ossia l'assunzione di steroidi, anabolizzanti e altre sostanze dopanti, quando non anche di innesti chirurgici in silicone), devi chiarire perché la "cultura fisica" ti abbia affascinato già da qualche anno.
Innanzitutto, perché trattasi di una pratica sportiva in solitaria (eccetto la necessità di uno spotter), da svolgere in assoluta concentrazione e lentezza. Come ogni pratica, ovviamente, anche il body building si estende ad uno stile di vita e alimentare il più sano possibile. Motto dei body builder è infatti "mangia come un bue, dormi come un bambino", nel senso di alimentarsi tanto - specie in carne, uova, pesce, latticini e legumi, ma anche in verdura & frutta - e di riposare adeguatamente, senza quegli eccessi d'orario cui sono abituati i giovani d'oggi. Ma a differenza di tante altre discipline, che mirano più alla competizione, il culturismo si pone come obiettivo primario il miglioramento estetico del proprio corpo, e secondariamente l'aumento della forza fisica. E in terzo luogo - purché si rientri nel cd. "culturismo natural" - il benessere della salute psico-fisica a lungo termine.
Dunque sono questi i motivi che t'hanno spinto, a metà dei tuoi trent'anni d'età, a cercare di aumentare massa e autostima. Eppoi, c'è un'insana soddisfazione nel sentire - dopo una dura serie con carichi adeguati - i muscoli tendersi e i vasi sanguigni pompare sotto pelle!

Sfati poi lo stupido luogo comune che vuole questo genere di atleti "tutti muscoli e niente cervello". A contrariis, come "mens sana in corpore sano" recita, bisogna avere una certa intelligenza per conoscere il proprio corpo, comprendere se quel maledetto muscoletto sta lavorando o meno, e riuscire in una pratica che comporta dedizione, fatica e tenacia. Perché, e si sa, "niente dolore, niente risultati"!

Concludi e finisci, facendo notare come già gli antichi greci, e i romani dopo di loro, la sapevano lunga. Gli antichi erano un popolo fissato con l'aspetto fisico. Basti ammirare le statue classiche dal corpo perfettamente modellato, e le loro pose plastiche, praticamente identiche a quelle delle attuali esibizioni di settore. Già millenni fa lorsignori avevano palestre e saune, sapevano come scolpire il corpo maschile e quali erano le posture migliori per esibire la muscolatura...
Augh!

Penny Dreadful. Commento

Hai da poco iniziato a recuperare (su Netflix) Penny Dreadful in vista della 3ª stagione. Che la tua mogliera desidererebbe vedere assieme a te.
Penny Dreadful è il famoso telefilm statunitense/britannico di genere horror - già cult - che intreccia le storie immaginarie di personaggi della letteratura horror di fine '800. Nella fattispecie, il Dott. Frankenstein e la sua Creatura, Van Helsing, Mina Murray e i vampiri, Dorian Gray, il Dott. Jekyll, licantropi, streghe, demoni e forze oscure varie, alle prese con la loro alienazione nella Londra vittoriana.

Lo show prende il nome dalle omonime pubblicazioni britanniche del XIX sec. i penny dreadful, ossia i giornaletti da quattro soldi (un penny, appunto) equivalenti alle pulp magazine d'oltreoceano, ai feuilleton francesi e ai "romanzi d'appendice" d'italiana memoria. Si trattava spesso di narrazioni a puntate dei cd. "romanzi fiume" (che complessivamente arrivavano a superare anche le 800 pagg!) arricchite da illustrazioni e caratterizzate da suspance, colpi di scena finali, riassuntini e anteprime dei cap. successivi. Ma anche da toni eccessivamente enfatici, banali e sgrammaticati. Queste pubblicazioni erano infatti principalmente rivolte all'intrattenimento del proletariato e della borghesia impiegatizia, ed avevano uno scopo prevalentemente commerciale (sostenere la vendita del giornale cui erano allegate). Con qualche grande e significativa eccezione: sui feuilleton trovarono ad es. spazio I tre moschettieri di Alexandre Dumas, la Madame Bovary di Gustave Flaubert, e I misteri di Parigi di Eugène Sue; sul penny dreadful Young Folks Robert L. Stevenson pubblicò La freccia nera; in Italia apparvero le storie di Emilio Salgàri imperniate attorno alla figura del principe malese Sandokan, nonché il classico per l'infanzia Pinocchio di Carlo Collodi; in Russia, capolavori assoluti della letteratura mondiale, come Delitto e castigo di Dostoevskij e Guerra e pace di Tolstoj, nacquero come "romanzi d'appendice"... e, manco a dirlo, sulle pulp magazine americane vi fu tutto quel fiorire di gangster-story, spy-story, fantasy, fantascienza, western, weird, etcetera, di autori culto quali Robert E. Howard, H.P. Lovecraft, Edgar Allan Poe, Edgar Rice Burroughs, etcetera, etcetera.
Il resto, giustamente o ingiustamente che sia, è sprofondato nell'oblio. Per questi motivi, il termine "romanzo d'appendice" viene spessissimo utilizzato in termini spregiativi, perché considerato sinonimo di scarsa qualità, di robetta per un pubblico dai gusti molto facili e di basso livello intellettuale.
Tornando al telefilm, Penny Dreadful deve molto ad una serie di fortunati esperimenti del passato: la graphic novel La Lega degli straordinari gentlemen di quel geniaccio di Alan Moore (1999, che riunisce in un gruppo di stampo supereroistico il Cap. Nemo, il Dott. Jekyll, Mina Murray, Allan Quatermain, l'Uomo invisibile e Mycroft Holmes), il romanzo pastiche Anno Dracula di Kim Newman (1992, che narra della vittoria del Conte Dracula su Van Helsing, riproponendo tutta una serie di personaggi vittoriani, da Jack lo Squartatore a Sherlock Holmes, dal Dott. Jekyll e il Dott. Moreau ad Allan Quatermain, da Lord Ruthven al Prof. Challenger), e i fumetti della francese Soleil che rivisitano l'epoca vittoriana in qualcosa di ancora più fantastico di quanto immaginato dai vari Bram Stoker, H.P. Lovecraft, Mary Shelley, Jules Verne e i loro altri grandi colleghi (ad es. Sherlock Holmes e il Necronomicon, Van Helsing contro Jack lo Squartatore, Mr. Hyde contro Frankenstein e 20.000 secoli sotto i mari).
Quindi, te non sei affatto nuovo a questo tipo di esperimenti. Anzi ne sei ben addentro, così come - se permetti! - c'hai una considerevole cultura sulla narrativa gotica e weird, c'hai!


E allora,
Penny Dreadful è ottimamente costruito in termini di scenografia, costumi, fotografia ed atmosfera. Epperò non ti ha preso particolarmente: l'idea di una maxi-trama che si sviluppa su tutta una stagione te lo sta rendendo un po' troppo "pesantello" e lento.
Tutti gli attori se la passano davvero bene; ergo: offrono delle ottime prove recitative. Su tutti: Eva Green, che sembra uscita dalle migliori pellicole di Tim Burton, e l'ex-007 Timothy Dalton.
I tuoi personaggi preferiti, manco a dirlo, sono il pistolero 'mmmericano/lupo mannaro Ethan Chandler... quanto meno fino a quando non finisce a letto con Dorian Gray. Ah finocchiooooo!!! e Calibano, la Creatura del Dott. Frankenstein, stupenda nel suo essere un'anima tormentata.
Inadeguata, invece, la rappresentazione dei vampiri, non tanto perché lontanissima dalla visione romantica di Stoker e Polidori, quanto perché neanche avvicinabile alla figura del più classico nosferatu. Mentre, per quanto attiene il licantropo, devi far notare quanto sia ridicola la circostanza che quasi nessuno degli altri mostri e/o sensitivi si accorga del fatto che lui abbia "il lupo" dentro!
Resta comunque intatta la tua idea che Penny Dreadful sia uno dei lavori televisivi migliori degli ultimi anni.

Concludi e finisci,
il titolo è solo un elemento in più che lega Penny Dreadful ai vecchi "romanzi d'appendice". Questo tipo di pubblicazioni non sono infatti scomparse ma si sono evolute nei moderni show televisivi. E ti riferisci in particolar modo non tanto alle vecchie produzioni tipo Magnum P.I., A-Team e McGyver, quanto alle produzioni più recenti, fatte da stagioni brevi, trama orizzontale, metanarrazioni e - fortunatamente - pochissimi filler.

martedì 3 maggio 2016

Tex: Oklahoma! Commento

Stavi leggendo il Maxi Tex "Oklahoma!" scritto da Berardi un quarto di secolo fa! e ti è davvero piaciuto. Perché a Tex puoi dirci di tutto, che è stereotipato, fascista, paternalistico, legalitario, etcetera. Ma di certo non noioso. Non è un capolavoro del fumetto d'autore italiano, dillo! ma sicuramente presenta un'ottima e verosimile ricostruzione storica. Inoltre - e questo è certamente il suo punto di forza - rappresenta in maniera realistica la questione dei nativi americani, e ciò decenni prima di Balla coi lupi, cosa che lo ha reso uno dei primi fumetti italiani di successo internazionale.
Ambientato durante l'Oklahoma Land Rush, quando migliaia di coloni (provenienti da tutto il mondo) parteciparono, con ogni mezzo, alla gara per l'assegnazione delle nuove e fertili terre del west, Tex e il suo pard Carson prendono le difese dei Paxton, una famigliola che si è lasciata tutto alle spalle sognando un futuro migliore.
Insomma, l'albo - con tutte le inevitabili semplificazioni di un fumetto popolare - ti sbatte in faccia l'avidità di quel momento, quando per un pezzo di terra fertile si ammazzava e si ricorreva a slealtà e sotterfugi senza porsi il minimo problema... sotto l'impassibilità delle forze dell'ordine!