lunedì 30 settembre 2013

Passaggio di testimone: da Dragonero a Storie da Altrove

Dopo quattro mesi non ce l'hai fatta più e hai mollato Dragonero (che sei riuscito a vendere in blocco sulla Baia a sole 2 ore dall'inserzione... Evvai!!!).
Perché: va bene realizzare archi narrativi lunghi che non si limitano alle 96 pagg del singolo albo, ma se al 4° la storia non decolla, risulta noiosa e lenta nel suo progredire e te fai fatica a leggerla, allora è meglio lasciar perdere.
Il Romanzo a fumetti di Dragonero del 2007 ti era piaciucchiato e, desideroso di leggere un fantasy bonelliano, t'eri buttato sulla serie regolare. Ti aspettavi grandi cose, ce lo sai, e speravi che Dragonero diventasse il Geralt di Rivia del fumetto italico. Ma amaramente devi oggi constatare che, a parte gli eccezionali disegni di Giuseppe Matteoni, così non è stato.

E allora cos'hai fatto?
Ti sei gettato su uno spin-off di Martin Mystère, le Storie da Altrove, albi annuali collegati alla misteriosa base statunitense di "Altrove" che studia, in gran segreto, i fenomeni insoliti o impossibili per la scienza e l'archeologia ufficiale, tra i quali: fenomeni paranormali, poteri magici, tecnologie perdute, esseri di altre dimensioni, manufatti anacronistici, ecc...
Il bello delle Storie da Altrove è che è svincolato dal "peso" del Buon Vecchio Zio Martin; pertanto i racconti spaziano in ogni epoca e continente, introducendo personaggi come Edgar Allan Poe, Sherlock Holmes, Arsenio Lupin, Fu Manchu, etcetera, etcetera.
Eppoi sono scritti perlopiù da Alfredo Castelli e Carlo Recagno!
Bella lì.

sabato 28 settembre 2013

Omicidio a Villa Wayne. Commento

Ieri sera hai finito di leggere Omicidio a Villa Wayne. Che non è un fumetto ma un racconto in prosa su Batman. Interattivo. Nel senso che è un giallo dai toni noir con all'interno del libro la ricostruzione degli indizi. Fisicamente. Perché, certe cose bisogna vederle e toccarle, per crederci!
Quindi, hai potuto seguire i passi del più grande detective del mondo, avendo la possibilità di stringere in mano le prove da lui raccolte durante lo svolgimento delle indagini!
Dici: è roba per ragazzi! No. Non lo è. È figherrimo!

Perché Omicidio a Villa Wayne è una storia ottimamente scritta (intervallata da pochi disegni) da Duane Swierczynski, autore lanciatissimo del crime e dell'hard boiled (e anche sceneggiatore di alcune storie del Punitore, Deadpool e Giudice Dredd).
Ambientata circa un anno dopo il debutto del vigilante, accade che, durante i lavori di ristrutturazione di Villa Wayne, nel giardino viene ritrovato il cadavere sepolto di una donna. Secondo la scientifica, il delitto risalirebbe ad almeno trent'anni prima. E l'assassino parrebbe essere il Dott. Thomas Wayne. Nella scomoda posizione di dover difendere l'onore del defunto padre senza venire meno all'obbligo di fare giustizia, Batman s'impegna a risolvere il caso, anche se le tracce sono ormai fredde. Nel contempo, dovrà vedersela con un nuovo nemico mascherato che sta terrorizzando Gotham City.
Quando l'hai visto la prima volta, qualche anno fa, l'avevi bellamente snobbato perché ti sembrava una bambinata. Ma poi, leggendo in giro on the Net, t'ha incuriosito. E l'hai accattato.

Alcuni degli indizi che sono contenuti nel libro.
La foto è terribilmente brutta!
Il libro si presenta molto bene: curato, cartonato e con pagine robuste, e all'interno c'hai trovato, tra l'altro: un referto autoptico, un sottobicchiere di un pub, uno stralcio del Gotham Globe, una pag. di un diario privato, una lettera, una fotografia... Ma, ocio, resta un gioco, perché la storia va per i fatti suoi e il Cavaliere Oscuro indaga in solitaria.
Ciò significa, che gli indizi sono divertenti da tenere in mano, ma non te ne fai altro...
La sceneggiatura, come hai già detto, è molto buona; per nulla semplicistica. Tra l'altro Swierczynski presenta un ottimo Maschera Nera, qui al suo debutto, snocciolando alcune interessanti notizie sul suo passato.
Certo, ti sei chiesto perché fare un librogame e non una più consueta graphic novel con inserti. Ma tant'è.
In conclusione, una lettura che consigli ad ogni fan dell'Uomo Pipistrello.

Batman: Omicidio a Villa Wayne
di Duane Swierczynski, David Lapham
ed. BD, C, 80 pagg, col+inserti, € 19,90
Voto: ★★★★

giovedì 19 settembre 2013

L'ingloriosa fine dello scheumorfismo

Scheumorfismo, un termine ed una filosofia di design. Di cui era fervente sostenitore Steve Jobs.
Pace all'anima sua.
Quel Jobs che nel 1984 rivoluzionò l'information technology introducendo il Macintosh (uno dei primi personal computer dotati di interfaccia grafica e cestino), e che nel 2007 rinnovò e rilanciò il mercato stagnante degli smartphone con l'iPhone (sul quale lo scheumorfismo ha raggiunto l'apice).

Il classico esempio di scheumorfismo è la libreria in legno che custodisce gli ebook su iPad. Sarebbe potuta essere blu, rossa, gialla, a pois, a stelle & strisce... ma l'acume commerciale di Jobs gli ha suggerito di farla in finto legno. Perché un'interfaccia che imita il mondo reale facilita l'uso della tecnologia ai niubbi ed avvicina anche gli utenti restii. E questo lui lo sapeva bene. Non scordarti, infatti, che in nome dello scheumorfismo, sulla scia di Amiga e Macintosh, tutti i sistemi operativi sono passati ad un'interfaccia utente grafica e al mouse - persino Sua Maestà UNIX, e l'iconografia ha invaso la quotidianità. Le icone sono ormai ovunque: sui tasti dei telecomandi, sul frontale di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi, sugli interruttori della luce... praticamente sopra ogni oggetto dell'elettronica di consumo.

Durante tutto il "periodo Jobs", Apple era nota per il suo ampio utilizzo di scheumorfismi, dato che il pàtron di Apple l'ha voluto su ogni elemento del suo software; dai gadget della Dashboard di OS X alle app di iOS, fino all'interfaccia web di iCloud. Ma dopo la sua morte, l'allontanamento senza troppi complimenti di Scott Forstall (considerato il più acceso fautore dello stile visivo di imitazione del mondo reale dentro la casa di Cupertino, nonché la personalità più vicina al modo di fare & pensare di Jobs stesso), e l'ascesa di un altro designer, Jonathan Ive, da sempre in contrasto con Forstall perché avverso allo scheumorfismo, sta portando rapidamente l'azienda verso un'estetica più minimalista.
È anche vero che spesso lo scheumorfismo ha stancato e infastidito, specie quando cadeva in eccessi visivi, come la rincorsa al "vintaggio" col suo tripudio di ornamenti obsoleti, legni grezzi, cuciture e pellami virtuali vari. Ma era l'identità del Jobspensiero. E di iOS.

Windov 8
Aggiungi che la guerra tra scheumorfismo e minimalismo, oltre che internamente ad Apple, si è consumata, per oltre un anno, sul mercato. Perché Microsoft ed Apple, storici rivali, sono stati al centro di una battaglia anche sul design. Hai presente le "mattonelle" di Windows 8, Windows Phone e dell'attuale Dashboard di XBOX 360 (e della prossima XBOX One)? Hai capito bravo: due linee di pensiero, ognuna certamente coi propri vantaggi e svantaggi. Ma anche due modi di intendere il "desktop".
Cosa sta accadendo adesso?
generazioni a confronto: la vecchia e la nuova calcolatrice
Il flat design di Ive, presente da ieri su iOS e che questo ottobre sbarcherà su OS X 10.9 Mavericks, rappresenta (imho) per Apple un passo indietro e un allineamento a Windows e Android. Fuori gli effetti glossy e le ombreggiature; vietate pelli-pellicce-moquette virtuali e qualsiasi altro fronzolo non necessario... ma via anche la personalità di iOS, perché da oggi - dai cazzo! - sembra avere un Samsung per le mani!

Eppure, te non stavi nella pelle per aggiornare l'iPad mini. Anche sapendo a cosa andavi incontro. Ma ieri era praticamente impossibile a motivo del sovraccarico dei server. Tempo stimato: 5 ore, ma dopo un paio di minuti di download il tablet andava in errore!
Stamattina, intorno alle 06:50 (ora della costa occidentale calabra), finalmente sei riuscito ad installare iOS 7. Ma... questo "minimalismo" e tutti quei colori sparati In Your Face, non ti stanno esaltando granché. Non come in genere è capace di fare un prodotto con la "mela morsicata" sopra. Anzi ti hanno lasciato un lieve retrogusto d'amaro in bocca, specie per l'evidente "appesantimento" generale e i piccoli bug sparsi qua e là (che da troppo tempo ormai sono presenti in ogni major release made in Cupertino).

Vedi se non hai ragione!

lunedì 16 settembre 2013

Batman '66. Commento

Nel tuo delirio di Bat-fan, ieri hai scaricato dal torrente il film Batman del 1966, ed hai iniziato subitamente a vederlo (ma conti di finirlo oggi).
Proprio quello con Adam West nei panni del CavalierO Oscuro e di Burt Ward in quelli del Calzamaglia Meraviglia! Che all'epoca girarono un lungometraggio nella pausa estiva tra la prima e la seconda stagione della serie TV, onde far conoscere il serial nei paesi dove non era distribuito.
Ricordi ancora quando, fanciullo, seguivi quel Batman su ItaliaUno, con tutti i suoi "smash!" e "punch!" in sovraimpressione, e tenevi la sigla in .mod sul computer ("Na na na na na na na na na na na na... BATMAN!").
Crescendo fumettisticamente però col Batman milleriano, hai iniziato a sentirlo troppo ridicolo e ad odiare quella versione camp dell'Uomo Pipistrello. Fino a quando non è arrivato Sua Maestà Morrison che, con i suoi geniali retcon, ti ha fatto tornare nostalgia di Adam West.
Perché - dai, cazzo! - anche quello è Batman. Anche quel periodo fa parte della storia del Bat-Man. Anche quel Batman è in continuity!
Il Batman di Adam West, quello con la panza, passa dal piccolo al grande schermo con nonchalance, riciclando senza ritegno i cliché, gli sketch e le scenografie a basso budget; muovendosi in mezzo ad effetti speciali di scarsissimo effetto visivo (do you remember lo squalo di gommapiuma?); e combattendo i più grossi manigoldi dei tempi andati (il "Jolly" coi baffi visibili sotto il cerone, il Pinguino, l'Enigmista e la Donna Gatto Julie Newmar... a Wong Foo, grazie di tutto!).
La serie (e codesto film) era caratterizzata da costumi sgargianti che sembravano uscire dal teatro parrocchiale di Carnevale, dalla famosa batmobile / Ford Lincoln Futura (modello vecchio di almeno un decennio già all'epoca, in culo al fatto che la WayneTech è notoriamente all'avanguardia!), dalla leva per il "cambio costume istantaneo" all'ingresso della batcaverna, e dalle scazzottate enfatizzate dalle succitate scritte onomatopeiche.
E non scordarti delle scenette al limite della goffaggine: con un Robin che esclamava in continuazione "Santa Savacca" (qualunque cosa voglia dire...), "Santo Mago Merlino" e - per i fan di Topolino - "Santo Gambadilegno", i gadget con l'etichetta esplicativa, un Bats al quale si scaricavano le pile dei gadget o che urlava "presto Robin, il bat-repellente per pescecani!", e un Dinamico Duo che accusava dolori intercostali quando faticava troppo.
Puoi chiuderti nella tua botte di ferro pensando che fosse tutta una satira, ma purtroppamente così non era: devi infatti sapere che dal 1956 al 1963, complice le regolamentazioni del Comics Code (che, in soldoni, proibiva la raffigurazione di sangue, violenza e sessualità, e richiedeva che i buoni vincessero sempre), gli autori di fumetti vennero forzati a scrivere dell'intrattenimento per bambini. Nasceva la Silver Age del fumetto americano, un periodo magico in cui tutto era infantile, insensato, sciocco e ridicolo. Un'epoca di animali parlanti dotati di superpoteri; un'epoca spensierata e visionaria, futuristica e datata; un'epoca dalla moralità "bianca o nera", caratterizzata da una generale assenza di temi maturi. In un periodo, d'altronde, in cui gli States erano i paladini del mondo e della giustizia (si era appena usciti dalla II Guerra Mondiale) e dove i comics erano accusati di essere "la fonte di ogni male", non c'era posto per un eroe "oscuro". Batman divenne pertanto un eroe in calzamaglia che lottava per il Bene, combatteva alla luce del sole e collaborava con tribunali e polizia. Apparvero nemici bizzarri e innocui, viaggi nel tempo e nello spazio, mentre i cattivi storici divenivano vere e proprie macchiette (povero Joker!) o sparivano del tutto perché "troppo inquietanti" (v. Due-Facce e lo Spaventapasseri). Le storie batmaniane della Silver Age rasentavano il ridicolo, avendo perso l'atmosfera gotica delle origini per trasformarsi in "commedie di famiglia", a causa altresì dell'allargamento della Batfamily (che vide l'introduzione, accanto a Robin, di una Bat-Girl, di una Bat-Woman, di un batcane e del Bat-Mito...).
Eppure Adam West & Burt Ward ebbero i loro meriti: è con loro che Catwoman passa dallo spraticissimo costume viola con gonnella e mantello (all'epoca in voga nel fumetto) alla tuta nera fetish con artigli annessi; ed è grazie a loro che Victor Fries passa dal nome di "Dott. Zero" a quello definitivo di "Mr. Freeze". Senza contare che molti dei nemici appositamente creati per lo show sbarcarono poi sulla carta (Re Tut e Testa d'Uovo), e che quella batmobile e quel batcostume sono diventati canonici.
Insomma: un film comico, spassoso e colorato: un autentico gioiello della pop art!
È vero, rimane un trashone, ma non puoi non consigliarlo a tutti i 30-40enni per farsi teletrasportare dalla memoria in un passato in cui ci si divertiva giocando coi batgadget e i villain non erano realmente cattivi e pericolosi. E per apprezzare le differenze fra un comic-movie di oggi, pieno di effetti speciali, e un comic-movie di quarant'anni fa pieno di ironia e di idee fantasiose!
Ah, sì. DC Comics ne ha tratto, alcuni mesi fa, una serie a fumetti. Che non vedi l'ora arrivi nel Bel Paese.
E brami la batsuit in uscita col prossimo Arkham Origins
,


sì, proprio questa!

venerdì 13 settembre 2013

Cosa stai seguendo in TV: Revolution

Settimana scorsa, orfano di serie TV americane in streaming, hai iniziato a seguire Revolution, ambientata in un mondo futuro vittima di un misterioso evento - un improvviso blackout globale e persistente - che priva la Terra tutta dell'energia elettrica. Quindici anni dopo, dunque, il mondo è radicalmente cambiato: le tradizionali forme di governo locali e nazionali sono cadute divenendo un lontano ricordo, e la società riscopre forme di organizzazione precedenti alla Rivoluzione industriale. In tale contesto, le persone si ritrovano costrette a lottare quotidianamente per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio le proprie abilità, fisiche o intellettuali che siano, cercando nel frattempo di capire cosa abbia causato la caduta nella barbarie.
La protagonista è una (un po' odiosa) ragazza il cui padre, ricercato dalla milizia per non chiari motivi, viene ucciso e il fratello rapito. Ella si vedrà costretta ad intraprendere un viaggio per trovare lo zio, anche lui ricercato e mai conosciuto prima, sperando con il suo aiuto di ritrovare il fratello ed avere delle risposte.


Giunto al 3° ep. lo stai trovando appena-appena interessante. Nel senso che ci vivevi tranquillamente senza.
Il problema di Revolution è che Revolution non ha una storia. Non ce l'ha nel senso vero del termine. Ti ritrovi in questo Nuovo Medioevo in cui tutti i personaggi tentano di resistere, sopravvivere, e si ammazzano tra loro come cani un po' à la Walking Dead. E intraprendono questo viaggio salvifico, questa "cerca". E pensaci, come può finire? Solo col ritorno della luce...
Ma sei fiducioso. Perché da una serie di J.J. Abrams (seppure in veste di produttore esecutivo) non ti aspetti magari un nuovo Fringe, ma di sicuro delle sorprese!

venerdì 6 settembre 2013

Batman: chi è causa del suo mal pianga sé stesso

altro che Adam West!
Chi è Batman?
È un supereroe privo di superpoteri.
Un vigilantes che, profondamente ferito per l'immotivato assassinio dei suoi genitori - i coniugi Wayne, promette di vendicarsi e ripulire il mondo dai criminali. Grazie al suo patrimonio e alla WayneTech, si avvale di un sofisticato equipaggiamento, per lui sviluppato da Lucius Fox. Frequenta corsi accademici presso diverse università del mondo. Apprende arti marziali, tecniche di concentrazione e autocontrollo, arti curative, discipline filosofiche, metodi investigativi e di caccia all'uomo, dai migliori Maestri del mondo.
Ma capisce anche che per combattere il crimine gli serve ben più dell'intelligenza e dei muscoli: occorre instillare il terrore nel cuore dei malviventi! E per fare ciò ha bisogno di un simbolo totemico. Decide allora di utilizzare un oscuro travestimento ispirato al pipistrello per spaventare i criminali, nascondendo la sua vera identità dietro la facciata dell'annoiato playboy e filantropo Bruce Wayne.
E inizia la sua crociata, inizialmente solitaria. Altri arriveranno in seguito (Robin, Batgirl, Batwoman, etcetera, etcetera).

Chi è Batman?
Alla fine dei conti, è un uomo - forse nemmeno tanto sano di mente - che combatte personaggi strambi in costume, saltando da un tetto all'altro. Ossessionato dalla sua vendetta, rifiuta tutte quelle donne agghindate, sexy & fetish, che gli saltano addosso per averlo, preferendo più che altro il supporto di un anziano maggiordomo, un poliziotto di mezz'età e un ragazzino!
Affettivamente, in almeno un paio di storie (Batman: R.I.P. e la Leggenda: Maschere), viene lasciato intendere che Batman sia un po' tocco o giù di lì.
Prendi nota.

È stato detto più volte che Batman è causa del suo stesso mondo.
Sconfitta la mafia gothamita (le Famiglie Falcone, Maroni e Zucco), il suo modus operandi ha infatti aperto la strada ed ispirato tutta una nuova serie di criminali, psicopatici e traffichini che, come lui hanno gusto per la teatralità e la maschera. Un mondo che, oltretutto, s'avvinghia senza sosta su sé stesso, generando una "crociata contro il male" che mai avrà fine: perché Batman (com'anche gli altri componenti della Batfamily) non uccide, limitandosi a pestar di botte i cattivi per rinchiuderli nel Manicomio criminale di Arkham (o nel Carcere di Blackgate) fino alla successiva evasione, che puntualmente avviene.
Ma è anche un mondo che è un'enorme farsa, un eterno "carnival", una giostra colorata; e questo non solo perché sono tutti in maschera (buoni e cattivi, tranne qualche eccezione), ma anche perché le identità segrete dei buoni sono il classico segreto di Pulcinella!
Premesso che non c'hai mai creduto che una mascherina (quando c'è!) possa celare in maniera così perfetta l'identità di una persona, devi rilevare come non tutti ma quasi sono al corrente dell'identità segreta di Batman: i componenti della Batfamily (inclusi Alfred e la dott.ssa Thompkins), alcuni componenti della Lega della Giustizia, degli Outsiders e dei Titani, il Commissario Jim Gordon; e poi, tra i cattivi, molti conoscono, conoscevano (e poi "hanno dimenticato", che strano...) o dovrebbero conoscere l'identità del Cavaliere Oscuro. Già: Joker compreso. E lo Spaventapasseri. E Bane. E Hugo Strange. E il Dott. Hurt. E Rā's al Ghūl. Etcetera, etcetera.

Poi c'è un'altra questione.
In molti casi è proprio Batman (o Bruce Wayne) ad aver "spinto" psicopatici e freak a darsi alla criminalità e all'assassinio.
Perché i cattivi di Gotham vanno divisi in 4 macro-categorie:
- gli emuli di Batman. Ad es. Wrath e Prometeo, sono vere e proprie controparti malvagie del Cavaliere Oscuro, avendo votato la propria vita ad una guerra contro la legge e le forze dell'ordine. Si sono pertanto sottoposti a rigidi allenamenti fisici e mentali proprio per questo fine. Altri, come il Mietitore, il Ragno Nero e Azrael, hanno invece preso troppo sul serio la loro battaglia contro il male, divenendo vigilanti violenti e senza scrupoli;
- quelli ispirati da Batman. Personaggi come Catman, Falena Assassina e il Terribile Trio, si sono dati alla criminalità incappucciandosi e equipaggiandosi in totale ispirazione dell'animale da loro prescelto, similmente a Bats;
- quelli causati da Batman. Chissà come mai, Mr. Freeze, Poison Ivy, Man-Bat e compagnia bella, erano ricercatori presso la WayneTech, ai quali poi Bruce Wayne tagliò i fondi, spingendoli a testare su loro stessi i risultati dei loro esperimenti! E non scordarti del Joker, che incappucciato di rosso, quando era ancora un comico e ladruncolo di mezza tacca, cadde nella vasca di liquami tossici presso la Ace Chemical proprio per scappare all'Uomo Pipistrello. O di Maschera Nera, che viene deturpato proprio in occasione del suo primo incontro/scontro con Bats. Etcetera;
- quelli ossessionati da Batman. Soggetti come Hugo Strange, l'Enigmista e Deadshot, sono belli che fissati con Batman: tra chi è affascinato dalla sua mente, e chi lo ha invece eletto a obiettivo privilegiato dei suoi indovinelli o bersaglio favorito, agiscono praticamente solo per attirare l'attenzione del Cavaliere Oscuro.
In sostanza, se er Batman lasciava la Mafia gothamita là dove stava, nessuno di questi pazzi sarebbe uscito allo scoperto.
Tutto infatti, come hai già accennato, va ricondotto al fatto che "è il suo comportamento ad aver causato quel chaos e quella follia che sovente mettono a ferro e fuoco Gotham City"!
A ciò devi aggiungere che egli fa credere di avere sempre il controllo della situazione, ma non sempre è così e le cose accade che gli sfuggano di mano causando veri e propri pandemoni: non devi dimenticare che è proprio un suo piano andato affanculo a degenerare nella più sanguinosa guerra tra bande che la storia di Gotham ricordi (v. Trilogia della guerra); e che è proprio la sua mania di controllo a causare i drammatici eventi narrati in JLA: Torre di Babele e ne Il progetto OMAC.
Perché quest'uomo, che si è sempre fidato dei suoi compari (!), non mostrando mai un atteggiamento diffidente, scontroso, paranoico, opportunista, ossessivo, prepotente e fascista, raccoglieva in gran segreto informazioni sui membri della Lega, cercando di scoprirne debolezze e identità segrete, teneva sott'Occhio il mondo tramite i satelliti della WayneTech, aveva costruito un esercito di cyborg per difendere la Terra da un possibile attacco di supereroi impazziti, e registrava dei file riservatissimi sul batcomputer per ognuno dei suoi alleati!
Chiamalo stronzo!
Né devi scordarti che è proprio la sua fissazione del voler condurre la lotta contro il male a livello globale, ad aver portato alla morte quei poveri cristi adolescenti di Jason Todd, Stephanie Brown e Damian Wayne. O le sue fidanzate Silver St. Cloud e Vesper Fairchild. Che poi tornano, tranquì.

Quindi,
chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

giovedì 5 settembre 2013

Che taglia indossano i supereroi?

Oggi ti stavi chiedendo:
Perché i supereroi indossano sempre e solo costumi superattillati?
Perché fanno molto fetish e sexy (specie addosso alle supereoine), e garantiscono totale libertà di movimento?






Oppure per esigenze squisitamente tecniche legate al personaggio: d'altronde è chiaro che Superman indossa la "S".

mercoledì 4 settembre 2013

Splinter Cell: Blacklist. Commento

Dicevi come in quel di Ragusa hai comprato Splinter Cell: Blacklist, avendo tuttosommato amato il precedente Conviction (nonostante la sua scarsissima componente stealth), e in generale il personaggio di Sam Fisher.
Affettivamente, avendo letto che Blacklist avrebbe comportato un significativo ritorno al superealismo dei primi capitoli, eri un po' titubante per l'acquisto, 'ché il massimo dello stealth a cui hai giocato sono i videogiuochi di Batman Arkham! E avresti volentieri aspettato qualche mese... ma la spinta decisiva l'hai avuta, come dicevi, in quel del GameStop di Reggio Calabria, da quel cretino di commesso e dalle sue informazioni false e tendenziose, e dalla voglia (taaanta) di tornare col dischetto in mano per spernacchiarlo (come poi hai fatto).
Che poi non hai mai capito perché la serie si chiami Tom Clancy's Splinter Cell, in quanto di Tom Clancy c'è solo l'idea iniziale, che ormai s'è persa nell'alba dei tempi, mentre le sceneggiature sono scritte da altri.
Ma tant'è.
Nella serie, assumi il ruolo di Sam Fisher, tostissimo e cazzutissimo protagonista, ormai giunto nel pieno del fascino del brizzolato, veterano dei Navy SEAL (forze speciali d'élite impiegate dal governo degli Stati Uniti d'America in conflitti non convenzionali, difesa interna, azioni anti-terrorismo e missioni speciali di ricognizione), che viene richiamato nell'NSA (l'Agenzia statunitense che, con la CIA, si occupa della sicurezza e dello spionaggio nazionale) per la divisione segreta Third Echelon, impiegandolo all'interno di una "splinter cell", ossia una cellula fantasma (nel senso che ufficialmente non esiste) chiamata ad operare in ambienti ostili che richiedono particolare agilità, strategia militare ed esperienza tattica. Gli agenti splinter cell sono supportati sul campo da piccoli team di 3 o 4 fra i migliori esperti in ingegneria, tattica, equipaggiamento e sistemi informatici, nonché da risorse illimitate e da strumentazione, armi ed equipaggiamento fra i più avanzati al mondo. Gli splinter cell godono altresì della più totale libertà di usare la forza, di infrangere qualsiasi legge e di uccidere, e rispondono solo ed esclusivamente agli ordini del Presidente.
Ciò premesso, in Blacklist, Zio Sam, a capo di una nuova unità Echelon, dovrà salvare il mondo un'altra volta, scongiurando gli attacchi terroristici sferrati dai misteriosi Ingegneri.
La serie è nota per il suo piacevole mix di fantapolitica ed azione al passo coi tempi: c'hai trovato terrorismo internazionale, virus informatici, armi chimiche, contrabbando d'armi e d'informazioni riservate, colpi di Stato, etcetera... tanto nella campagna principale quanto nelle missioni secondarie.

Blacklist prometteva appena SETTE ore in singolo. Be', sono QUINDICI giorni che ci giochi, visto che per portare a termine ogni missione hai avuto bisogno di almeno dieci/quindici tentativi! E questo, oltre che per la tua scarsezza, certamente grazie al ritorno di un gameplay stealth puro, che tuttavia non ha abbandonato la spettacolarità e l'impronta action; mescolanza vincente possibile per la presenza di tre modalità di gioco: "fantasma" (che richiede di evitare i nemici piuttosto che affrontarli, e passare del tutto inosservato), "pantera" (quella dell'assassino silenzioso) e "assalto" (giocando di petto, à la Gears, ma bastano un paio di pallottole e... caput).

Ottimi tanto il level design che la grafica (sul punto, volendo fare il "precisino della fungia", solo su XBOX 360 c'è la possibilità di installare un pacchetto di texture ad alta definizione). Un plauso al doppiaggio - con un sempre bravissimo Luca Ward ("Hai conosciuto una famiglia intera di Ward: Ward il padre, Ward il figlio e Ward la figlia, e tutti se la passavano bene..."). Ben costruita la storia; la trama principale è chiara e non si perde in inutili e tediosi giri di parole né in complicazioni, e riprende alcuni elementi narrativi di Conviction al fine di creare continuità. Armi, gadget, visori e componenti della tuta, sono interamente personalizzabili. Tristezza infinita per la perdita della possibilità, vista nel precedente episodio e che tanto avevi apprezzato, di malmenare gli ostaggi durante gli interrogatori... ma hai trovato quantomeno interessante l'introduzione delle scelte morali "risparmia o uccidi". E tu li hai uccisi. Tutti!
Peccato infine, per l'evidente screen tearing nelle scene scriptate ambientate a bordo del Paladin - il quartier generale di Fourth Echelon, gemello dell'Air Force One, che svolge praticamente lo stesso ruolo che aveva la Normandy in Mass Effect.
Insomma: un titolo di spessore. Un rilancio della serie come ne hai visti pochi. Indirizzato specie a chi pensava che Sam Fisher, dopo Conviction, fosse morto.
Splinter Cell: Blacklist
di Ubisoft
DVD, multipiattaforma, € 69,99
Voto: ★★★★★

martedì 3 settembre 2013

Continua la guerra dei megapixel

C'è che quando eri in quel di Ragusa i turisti facevano foto con gli smartphone, o peggio ancora, con i tablet.
Eppoi c'era il nocciolo duro dei fanatici della qualità, che usavano rigorosamente reflex digitali; come gli onnipresenti cinesi, che ti fotografavano pure il Banco di Sicilia. Perché: o è per loro una significativa attrazione turistica, visto che è uno dei vecchi "Istituti di emissione" sopravvissuti al terzo millennio, o se lo vogliono proprio comprare! Il problema è che la mania di avere tutto in tasca (musica, video, eBook, social network, messaggistica, internetto, documenti vari, videogiuochi e telefunken... messo alla fine non a caso, ma giusto perché è proprio l'ultima cosa che oggi si fa col telefono) ha praticamente ammazzato, oltreché la qualità e la capacità di fare le cose al meglio, quella interessante fascia di fotocamere compatte, specie dopo che le difficoltà di Kodak hanno spinto l'azienda statunitense leader dell'immagine (e produttrice di compatte di ottimo livello come la tua!) ad abbandonare il mercato fotografico.
Il problema degli "smartfonzie", o peggio, della gente che si ostina ad usarle come macchine fotografiche, è che costoro seguono il mito dei megapixel, un mito che ti ricorda tanto la vecchia corsa ai mHz dei proci durante gli anni Ottanta e Novanta.
È ovviamente necessario avere un parametro numerico per misurare la potenza di un dispositivo, ma per la buona qualità finale delle foto sono importanti tanti altri fattori. Dici innanzitutto che l'aumento del numero dei fotodiodi su un sensore porta certamente ad un aumento della nitidezza e della pulizia dell'immagine. Ma hai da dire anche che la fotografia è innanzitutto ottica; dunque, prima di ogni cosa, è essenziale la presenza di uno buon zoom ottico (cosa che manca sui terminali tuttofare). Eppoi la capacità delle lenti di "focheggiare", ovvero di essere in grado di variare la propria distanza reciproca. L'autofocus è ormai molto efficiente, ma si sa che è col fuoco manuale e con la possibilità di controllare personalmente i singoli parametri - sempre che li si sappiano usare! - che si ottengono i risultati migliori. E le macchinette compatte erano un compromesso qualitativo ottimale tra prezzo e qualità.

La morale, cari bambini, è che gli smartphone garantiscono la possibilità di avere foto di buona qualità da condividere immediatamente sui social network, ma essi non riusciranno mai a garantire la stessa qualità e gli effetti di una fotocamera dedicata.