venerdì 11 luglio 2025

Superman (2025). Commento

Ieri sei andato a vedere con tua figlia il tanto atteso Superman [legacy] di James Gunn.
La pellicola - che frattanto si è persa il sottotitolo “legacy”=eredità, limitandosi al più semplice ma banale “Superman” - reca seco un pesante fardello, ossia il futuro del DC Cinematic Universe. Ergo: se il film sarà un successo al botteghino, continueremo a vedere film di supereroi DC Comics, altrimenti il Superman uscito il 9 luglio in tutte le sale del mondo sarà la definitiva pietra tombale sui cinecomic, invero già da anni in crisi dopo la conclusione della maxisaga Marvel conclusasi nel 2019 con Avengers: Endgame.
Dopo le pellicole slegate del Superman di Donner (1978 e 1980) e dei Batman di Burton (1989 e ss.) e di Nolan (2025 e ss.), del Justice League mai girato di Miller e il passo falso del Lanterna Verde del 2011, il testimone di architetto del DCU era passato a Zack Snyder che, con la sua trilogia composta dall’Uomo d’Acciaio, Batman v Superman e Justice League [Snyder Cut], aveva creato un universo ricco di epica, pathos, maturità, simbolismo e autorialità, che ha avuto come corollari - non del tutto coerenti per il vero - i vari Wonder Woman, Shazam!, Suidice Squad, Aquaman, Black Adam, Flash e Birds of Prey... pellicole che lungo il cammino hanno purtroppo modificato il tiro avvicinandosi ai toni da commedia malcelata di casa Marvel.
Dopo il “licenziamento” di Snyder, gli odierni architetti dei DC Studios sono perlappunto Gunn e il produttore Peter Safran. La loro roadmap, presentata come un «ampio ma non totale reset», non ti entusiasma ma non escludi che possa sorprenderti.
Per quanto attiene Gunn, è notorio come nel 2018 sia stato licenziato da Disney e dai Marvel Studios per alcuni vecchi tweet in cui ironizzava su argomenti seri quali lo stupro e la pedofilia; altrettanto notorio - per chi mi conosce - è che non hai mai apprezzato i suoi Guardiani della Galassia e il suo Suicide Squad, e men che meno la sua vecchia produzione per la casa Troma (famosa per i suoi film indipendenti e a basso costo, con un alto tasso di splatter e nudità).
Insomma: in soldoni, ieri sei andato al Lumière con basse aspettative ma tanta speranza.
E come ne sei uscito? Come t’è parso il film?
Andiamo con ordine.
Sebbene non sia una storia di origini, la pellicola è incentrata su una giovane versione di Superman, più giovane di quello interpretato da Cavill, ma che già da giornalista del Daily Planet interagisce con personaggi chiave come Lois Lane, Lex Luthor e alcuni metaumani per la prima volta apparsi sul grande schermo. Il film è meno leggero di quello che pensavi ma è, ahimé, meno maturo di quanto speravi. È scritto bene, oscillando tra vecchio e nuovo, tra oscurità e solarità, e quasi tutto il cast funziona. Funzionano il Luthor di Nicolas Hoult, la Lois di Rachel Brosnahan e soprattutto il Clark Kent/Kal-El di David Corenswet, ingenuo ma duro al contempo, che già brilla con sincerità e forza, confermandosi imho come degno erede di Reeves e Cavill, mentre non ti sono piaciute affatto le scelte di Ma’ e Pa’ Kent. Funziona bene la Justice Gang composta da uno spocchiosissimo e cialtrone Lanterna Verde Guy Gardner, da una ottima Hawkgirl e da un semi-inutile Mr. Terrific, mentre ti ha un po’ sorpreso la reinterpretazione di Jor-El di Bradley Cooper che alle epiche parole del Jor-El interpretato da Russell Crowe (“Tu darai alla gente un ideale al quale ispirarsi, correranno con te, vacilleranno, cadranno, ma col tempo saranno accanto a te nella luce”), sostituisce un disegno oscuro per la Terra nel quale raccomanda al figlio inviato tra le stelle di dominare sugli umani, in quanto deboli di mente, spirito e corpo, e di crearsi un harem di donne per spargere i suoi geni come degno erede della Krypton perduta! Inutili le due scene post-credit e fastidiosa la colonna sonora, quando troppo nostalgica nel suo rifarsi alla vetusta di John Williams, e quando eccessivamente rockettara come da impronta meh! di Gunn.
Insomma un Superman molto più umano che alieno, più sciocco che divino; un film che comunque funziona, anche grazie alla presenza del supercane Krypto (che si comporta esattamente come il tuo cane Shari :), che in modo maldestro ma affettuoso segue ovunque il suo superpadrone. Un film molto fumettoso quando fa indossare i mutandoni rossi al protagonista o sfoggia l’Universo tasca creato da Luthor, nella sua visione classica della Fortezza della solitudine e nella divisione fin troppo netta tra bene e male, ma che proprio per questo paga pegno perdendo parte di epicità - non puoi infatti nascondere come evidente fosse l’influenza della fotografia snyderiana nelle battaglie aree di Metropolis alle quali, purtroppo, ha fatto da contraltare l’impronta kitsch gunniana che mette in scena lo scontro con un kaijū (mostro tipico della fantascienza giapponese).

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