martedì 31 dicembre 2013


Già. Proprio accussì. Alla fine l'hai ricominciato. Superato il vecchio salvataggio. E finito.
Non sarà il migliore della serie, ma Batman: Arkham Origins è comunque bello tosto, grazie ad un plot narrativo che è una perfetta miscela tra l'Anno Uno milleriano e il Batman Begins di Nolan. Con un'infarcitura alla crema incredibbooole di citazionismo, un doppiaggio di classe (con le stesse voci della serie animata. Su tutti: Marco Balzarotti=Batman, Riccardo Peroni=Joker, Daniele Demma=Enigmista) e una gran bella grafica. Con tante imperfezioni però, tipo: occasionali cali di volume e tanti cali di framerate.
E tanti tanti tanti bug. Non c'è lo Spaventapasseri, ma lo spauracchio delle cadute infinite ti ha perseguitato per tutto il gioco! Ed hai pure avuto un freeze!
Frattanto hai recuperato la splendida serie animata di Paul Dini, Bruce Timm & Michael Reaves che non avevi mai visto. Vergogna!


sabato 14 dicembre 2013

Si comincia... ma anche no... [aggiornato]

Il cazzutissimo Batman
Finalmente.
Dopo quasi due mesi dalla sua uscita, il lungo weekend del Ringraziamento, il Black Friday e l'inizio delle festività natalizie, quellillà della Warner Bros. Montréal si son ricordati di quelli come te, boxari bat-fanatici che hanno sborsato soldazzi (sanissimi) al day one portandosi a casa un prodotto buggatissimo, e hanno rilasciato le patch 3 e 4. Che mettono una pezza su un'infinità di bug. Ma tanti altri ne rimangono.
Ad ogni modo, Batman: Arkham Origins è adesso sufficientemente "giocabile", sicché l'hai cominciato.
E sei rimasto bloccato al 2° boss, il cazzutissimo Deathstroke, che te le sta suonando di santa ragione...
Bene.
Essendo giunto ad oltre il 40% della campagna, risolvendo altresì le sottotrame di Anarky, Lady Shiva e Cappellaio Matto, da bat-fanatico (del fumetto e della serie Arkham), ti senti sufficientemente pronto a dare il tuo parere altamente professionale su Arkham Origins.
In coscienza, devi ammettere di non essere finora incappato in alcun bug, ma non sai se per merito delle patch o perché sui forum s'è finora esagerato.
Di difetti grafici, purtroppamente, ce ne sono: il framerate, stabile durante i pestaggi e le sessioni a piedi, tende a traballare quando svolazzi per Gotham (e pensa te che la v. boxara è quella più stabile...) e durante i filmati, mentre i mini-freeze capitano quando esci all'aperto o cadi verso il basso.
Davvero un peccato, perché a livello di trama, grafica, caratterizzazione dei personaggi, citazionismo e innovazioni, doppiaggio e battute, siamo davvero ad un ottimo livello, imho ai livelli di Arkham City. Insomma: un giocone, chepperò manca dei raffinamenti cui t'aveva abituato Rocksteady.
Certo: dispiace un po' notare il barbaro riciclo delle meccaniche di sempre, ma probabilmente ti saresti lamentato di più se ci fossero stati cambiamenti al gameplay.
Discorso a parte per quanto riguarda il multiplayer - sviluppato però da Splash Damage - che non sei neanche riuscito a provare perché il matchmaking fa proprio schifo e non conosci a nisciuno col videogiuoco!

Batman: Arkham Origins
di Warner Bros. Montréal & Splash Damage
DVD, multipiattaforma, € 59,99
Voto: ★★★★
Sti catzi... ieri, sabato pomeriggio, stavi proseguendo alla grande, essendo giunto allo scontro con Firefly, quasi alla fine della campagna. Intanto avevi portato a compimento molte subquest (Anarky, Bird, Lady Shiva, Deadshot, etcetera), quasi tutti i "fascicoli ricercato" e i "crimini in corso", e parecchie "sfide predatore". Dopo aver disabilitato la 2ª bomba di Firefly, ti avvii con fare sicuro verso la 3ª. Entrato nella stanza della bomba, iniziano a scomparire sotto i tuoi piedi pezzi di scenario. Errore di caricamento? nope, perché, pur entrando e uscendo dalla stanza, riavviando il gioco, o spegnendo e riaccendendo la consolle, Gotham rimaneva sempre mancante di grafica, tanto che hai dovuto disabilitare la bomba stessa alla cieca. Uscito dalla porta... boom! dopo tre passi verso il Gotham Bridge, caduta infinita! Porco mondo!
Mò, a parte ricominciare tutto daccapo (soluzione che scarti: piuttosto mandi affanculo), l'unica cosa da fare è aspettare per gennaio un fix da parte di Warner Bros. Montréal, che rimetta Bats sulla mappa di gioco o al checkpoint precedente.

venerdì 6 dicembre 2013

What happened yesterday

C'hai da raccontare una cosa positiva e una cattiva.
Prima quella cattiva. 'ché con le notizie si lasciano quelle buone sempre per ultime.
Avevi scaricato Dolphin - che sul tuo iMac i5 va da Dio, quasi alla velocità di un Wii reale, frame più frame meno - e siccome emulare efficacemente il Wiimote con tastiera & mouse è praticamente impossibile, specie quando il videogiuoco ti richiede di scuoterlo o ruotarlo di 90° (sempre di Wiimote stai parlando!), ieri ti sei fiondato al MediaWorld per portarti a casa l'additional set di Nintendo (Wiimote Plus + Nunchuck + sensor bar). Giunto a casa, dopo aver smanettato per oltre un'ora, ti rendi conto di averla presa "in quer posto", perché ti scopri che con Mavericks (maledetta Apple post-Jobs!) i driver bluetooth sono stati riscritti e picciò Dolphin non riesce a connettersi al Wiimote! Con buona pace altresì di quegli interessanti software per Mac, quali DarwiinRemote, che permettevano di usare il Wiimote come dispositivo di puntamento all'interno di ogni software. Quindi ti tocca sperare ed aspettare in un update di Dolphin che fixi il tutto... se arriva.
Very bad!
Questo è il massimo risultato che sei riuscito ad ottenere dopo un'ora di sbattimento...
Ora l'altra.
Hai recuperato, dalla ei fu Planeta, prima Robin: Anno Uno, poi Batgirl: Anno Uno. E l'hai fatto consapevolmente. E ne sei completamente soddisfatto. Non tanto perché ti piacciono i comprimari, quanto perché ti sei reso conto che nell'economia della continuity batmaniana questi "Anno Uno" hanno la loro importanza.
Il debutto del Pomicione Meraviglia e di Babs (per la quale si riprende ed espande la storia originale L'esordio da un milione di dollari di Batgirl! del 1967) - che avviene negli anni in cui il mito di Batman si sta ancora consolidando - s'intreccia coi primi passi di villain quali il Cappellaio Matto, Due-Facce, Shrike, Falena Assassina e Firefly, del boss italo-americano Tony Bressi, del detective zoppo Jason Bard e di Black Canary. E i continui riferimenti a quello che succederà (per entrambi), in un gioco continuo con il lettore, rende i voll. dei must have.

Eppoi Chuck Dixon lo adori: ha una prosa semplice, divertente ed effervescente, e il tratto grafico e la colorazione degli spagnoli Marcos Martín e Álvaro López, cala il tutto in un'atmosfera anacola a quella della serie animata.
Very good!

Robin: Anno Uno
di Chuck Dixon, Scott Beatty, Javier Pulido e Marcos Martín
ed. Planeta DeAgostini, C, 200 pagg, col, € 15,95
Voto: ★★★★★

Batgirl: Anno Uno
di Chuck Dixon, Scott Beatty, Marcos Martín e Álvaro López
ed. Planeta DeAgostini, C, 224 pagg, col, € 15,95
Voto: ★★★★★

domenica 1 dicembre 2013

Una domenica pomeriggio sul Wii

L'emulazione è sempre stata una tua fissa. Per due buoni motivi:
  1. sei sostanzialmente un nostalgico e - chissà perché - finisci sempre col rimpiangere il passato; le cose non fatte, i film non visti, i libri non letti, i videogiochi non provati, etcetera, etcetera...
  2. le tue possibilità economiche sono sempre state quelle "dell'italiano medio" (o anche meno), sicché non è che ti sei potuto permettere tutti gli home computer e le consolle sulle quali hai sbavato!
Sei sempre finito pertanto:
  • col recuperare l'hardware e il software desiderato a posteriori (v. Amiga 1200 e i millemila giochi per Dreamcast accattati dal 2003 in poi);
  • con l'emulare tutto l'emulabile possibile, per giocarci via pad usb dal tuo fido Macintosh. 'ché la mania dell'emulazione te l'attaccò eoni fa tuo cugino quando ti fece provare Donkey Kong Country per GameBoy Color! da lì è stato tutto un fiorire di emulatori sul tuo computer (e uno scaricare a ufo).
Quando poi giunse l'era post-Dreamcast, dovevi seriamente valutare il tuo prossimo acquisto ludico. GameCube o XBOX, questo fu il problema. 'ché le PlayStation te non le hai mai potute sopportare!
E considerando che hai amato alla follia le saghe di Zelda e Resident Evil (quest'ultima all'epoca esclusiva Nintendo), hai facile-facile optato per il Cubetto.
Poi venne l'XBOX 360. Perché il Wii, nonostante all'inizio t'avesse seriamente esaltato, t'ha poi deluso per i controlli imprecisi, le specifiche tecniche old-gen e il tristissimo supporto di terze parti.
Ma una manciata di videogiochi Nintendo ti sono sempre rimasti nel corazón: i remake 2D di Super Mario, Donkey Kong e Metroid, e lo sfavillante nuovo Zelda: Skyward Sword.
E siccome il tuo iMac se lo può permettere (i5 2,5 GHz, 8GB RAM, ATI Radeon HD6750, 'sti cazzi!), ti sei scaricato Dolphin, gran bell'emulatore di Wii.

Che dire, dopo una domenica pomeriggio trascorsa a scaricare e a testare ROM? che Dolphin funziona da Dio! i videogiochi Wii sono emulati quasi perfettamente - eccetto comprensibili piccole sbavature. Certo che simulare il Wiimote con tastiera & mouse è davvero una tragedia. Ma siccome l'eccellenza di Dolphin arriva fino a supportare il Wiimote reale (via bluetooth), hai deciso di spenderci quei 50 euri e portartelo a casa.
Anche perché Batman: Arkham Origins non l'hanno ancora rattoppato...

lunedì 25 novembre 2013

Almost human. Commento

Grazie alle dritte di fantascienza.com hai scoperto la nuova serie TV di JJ Abrams. Quell'Almost human che hai iniziato a vedere ierisera e che già t'è parso un sacco bello.
E se questa è la qualità del pilot, c'hai ben di che sperare!
In un ipercriminalizzato 2048 tutti gli agenti del Los Angeles Police Department sono obbligatoriamente affiancati da un partner androide MX, robot quasi indistinguibili dagli esseri umani. John Kennex, uno dei migliori detective del dipartimento, risvegliatosi 17 mesi dopo il coma in cui era caduto per essere rimasto vittima di un attentato - e a causa del quale riporta disturbi fisici e psicologici - ritorna in servizio. Dopo una breve esperienza con il primo robot che gli viene affiancato, distrutto da lui stesso in un momento di "ordinaria follia", gli viene assegnato Dorian, un androide di tipo DNR, modello antiquato ma caratterizzato da inaspettate reazioni emotive.
Un po' Blade Runner, un po' Io, robot, Almost human è un'esplosiva miscela di elementi che ti raccontano 45 min di futuro, andata e ritorno. Kennex (il Karl Urban che interpreta McCoy nel reboot di Star Trek) è un lupo solitario che prova per gli androidi la stessa antipatia che aveva in corpo Bob Hoskins quando gli si parava davanti un cartone in Chi ha incastrato Roger Rabbit?. Le cose cambiano il giorno in cui gli affiancano Dorian. E il loro rapporto t'ha ricordato un po' quello tra il detective Elijah Baley e l'androide positronico R. Daneel Olivaw della fantascienza gialla del Good Doctor Asimov.


Il pilota mette subito in chiaro che questa è una serie poliziesca ambientata nel futuro: ergo, se non te gusta la fantascienza, gli elementi polizieschi e procedurali non sono assolutamente sufficienti a renderla apprezzabile allo spettatore qualunque.
Il futuro prospettato in Almost human non ha nulla a che vedere con il futuro distopico, inquietante e desolato dell'altro show di JJ, ovverosia quello mostrato nel 2036 nella V stagione di Fringe. Questo è un futuro più standard e rassicurante, magari na 'nticchia stereotipato, macchissené!
In particolare, ti è piaciuta la scenografia, che attinge a mani basse al Blade Runner di Ridley Scott (locali con i neon e pubblicità giapponesi enormi), con in più la tecnologia di Minority report.
Peccato solo che non t'hanno implementato le Tre leggi della robotica...

lunedì 18 novembre 2013

Nostalgia (canaglia) di cose mai fatte

Qualche giorno addietro usciva su iPad, per 4 miseri euri, la v. interattiva (con scene in treddì giocate) di un grande classico della tua adolescenza, Lupo Solitario.
Non so quanti nerd conoscano le avventure di Lupo Solitario. Trattasi di una famosa serie di librigame pensati e scritti da Joe Dever durante quella fucina di idee che furono i mitici anni '80; ovverosia romanzi fantasy sufficientemente decenti, interrotti di tanto in quando da quest che andavano risolte con tiri di dado, scelte e bivi. In una parola: RPG per sfigati che si ritrovavano senza amici con cui giocare a Dungeons & Dragons!
Questo evento (l'uscita dell'app, NdR) t'ha fatto ricadere in quel vortice di emozioni che hai chiamato "nostalgia di cose mai fatte".
Filosofeggiando,
la "nostalgia di cose mai fatte" è quel senso di malinconoia che provi verso cose che non hai potuto fare o possedere a suo tempo (che nel 99% dei casi erano gli anni '80!); genuina emozione che ti spinge oggi, a trentacinque anni sonati, a recuperare codesti oggetti vintage, nella speranza di catapultarti per mezz'ora o poco più nel passato. Il problema della "nostalgia di cose mai fatte" è che sono cose che avresti dovuto fare a suo tempo e che fuori dalla loro epoca perdono gran parte del loro fascino; pertanto, oltre al fatto che ti ritrovi ormai cresciuto e con una oggettiva difficoltà a provare lo stesso stupore che avresti verificato vent'anni fa, non c'è più nisciuno in circolazione con cui affettivamente condividere la tua meraviglia fanciullesca.
La "nostalgia di cose mai fatte" t'ha spinto questo fine settimana a comprare il primo mitico librogame di Lupo Solitario (sta arrivandooo!), e a suo tempo (5 o più anni fa) a recuperare sulla Baia uno splendido, fiammante e perfettamente funzionante Amiga 1200 (gosh)!

Poi ci sarebbero altre cose... Infinite cose da fare e così poco tempo!
Come il retrogaming, visto che sul tuo Mega Drive c'avevi quattro cartucce in croce. Ma ti sei reso purtroppamente conto che videogiocare su uno schermo LCD caricando una rom dopo l'altra negli emulatori, non ha neanche lontanamente il fascino di un vero 16-bit collegato ad un panciuto CRT.
E ancora: da regazzino non hai mai potuto giocare di ruolo. Hai posseduto StarQuest, v. ultrasemplificata del più famoso WarHammer 40.000, e la v. truzza da edicola di Mutant Chronicles. Ma non hai MAI trovato un'anima pia disposta a perdere con te quelle 2 o 3 ore. Sicché in tempi recenti hai realizzato da te un megagiocodiruoloecarte, MAGICIAN l'hai chiamato, tutto realizzato da te in economia, chepperò, tolte quelle 5 o 6 partite fatte con tuo nipote, è rimasto perlopiù a prendere muffa nella scatola.
Fortuna che la "nostalgia di cose mai fatte" non t'ha ancora spinto a comprare sulla Baia i MOTU...

venerdì 15 novembre 2013

Pacific Rim. Commento

E allora ierisera hai visto a scrocco (aggratise from the Net) il tanto chiacchierato Pacific Rim, film che avevi bellamente ignorato all'uscita ma che, a seguito di alcune entusiastiche recensioni, aspettavi con elevata curiosità.


Non perché ti siano mai particolarmente piaciuti mostri & robottoni, ma piuttosto perché:
- la regia è di Guillermo Del Toro,
- la pellicola trae ispirazione ed omaggia una moltitudine di classici dell'animazione nipponica, da Mazinga Z ad UFO Robot Goldrake, da Jeeg Robot a Patlabor, da Gundam a Neon Genesis Evangelion,
- è un film di robot giganti che combattono mostri giganti, fatto da americani a partire da un'idea intrinsecamente giapponese.
Da una breccia inter-dimensionale creatasi nel profondo dell'Oceano Pacifico emergono i kaijū, mostri alieni giganteschi che, con il solo scopo di cancellare l'umanità dalla faccia della Terra, attaccano in stile godzilliano le varie città costiere: Vladivostok, Lima, San Francisco, Hong Kong... (insomma, Nord Sud Ovest Est, come cantavano gli 883). Al fine di sopravvivere, le varie nazioni uniscono le proprie forze, cercando di contrastare l'invasione con il Progetto Jaeger, consistente nella creazione di enormi robot in grado di combattere ad armi pari i terribili invasori. A comandarli due piloti, le cui menti vengono connesse tra di loro (e alla macchina) da un ponte neuronale.
Tuo personale parere: nisba, non t'ha proprio preso. Est il solito blockbusterone che fa presa facile sui nerd cresciuti a pane, robot giapponesi e Godzilla.

Il film è smisuratamente colossale, devi ammetterlo, e i Transformers di Spielberg e Michael Bay gli fanno meno che le scarpe. Volano cazzotti meccanici che è una meraviglia, tra scontri titanici e paesaggi devastati, e il tutto sembra vero, ma vero vero: con tutte quelle inquadrature da basso che fanno sembrare lucertoloni e robot realmente alti come palazzi. Inoltre, i Jaeger sembrano davvero colossi di metallo, lucine e motori, e non semplici accrocchi in computer grafica! sanno di pesante, di lento e puzzano d'olio e ruggine. Dal punto di vista dell'esperienza visiva, 'nzomma, Pacific Rim fa il suo: gli effetti speciali sono lo "stato dell'arte" al 2013.
Ma sotto al rumore, quando non ci sono i robottoni che picchiano i cugini dei dinosauri, la sceneggiatura è semplicistica, piatta e piena di retorica americana e di un maschilismo allucinante.

Ma tanto, dici: "se vai a vedere un film di robottoni che picchiano i mostri giganti, vuoi vedere i robottoni che picchiano i mostri giganti!". E la retorica americana e il maschilismo ci possono anche stare. E buona pace per tutti.
Voto: ★★★★★

mercoledì 6 novembre 2013

Circa il Dylan Dog

Come dicevi qualche settimana addietro, hai recuperato - un po' sulla Baia e un po' dal fumettaro, un po' in II ediz. e un po' usati - un lotto di albi di Dylan Dog scelti tra il "meglio" della vecchia gestione (fonte: gli innumerevoli forum e siti sull'Indagatore dell'incubo). All'inizio essi dovevano essere non più d'una cinquina, ma poi - in corso d'opera - sono più che raddoppiati.
E che hai da dire adesso?
Che non sei riuscito a spiegarti (e se te lo sei spiegato, ti sei rifiutato di capirlo...) come mai Dylan Dog sia ad oggi il secondo bonellide più venduto di sempre! né su come abbia raggiunto il traguardo di 300 e passa albi in quasi trent'anni di vita editoriale!
Perché molti di quegli albi non sei neanche riusciti a finirli, e quelli finiti erano tremendamente scontati, oltreché mediocri.
Alla fine, t'è piaciuto solo Mater Morbi di Roberto Recchioni. Che non sapevi manco chi fosse... pare sia uno degli autori italiani del momento, ma t'è l'hai scoperto solo adesso su Dylan Dog.

Solo che: è possibile che il buon Dylan si strombazza pure la Madre delle Malattie? che, nonostante il nome e sia piena di piaghe e punti di sutura, è la solita gnoccolona in tenuta sadomaso...

martedì 5 novembre 2013

Ricorda sempre il 5 novembre

In extremis.
Non ce la fai a vedere il film come da annuale tradizione, ma almeno questo dovevi postarlo!
"Ricorda per sempre il 5 novembre,
il giorno della congiura delle polveri contro il parlamento.
Non vedo perché di questo complotto,
nel tempo il ricordo andrebbe interrotto..."

mercoledì 30 ottobre 2013

Batman: Arkham Origins. Prime impressioni

Finalmente ieri pomeriggio è venuto il garzone di GLS a portarti Batman: Arkham Origins, 3° titolo dell'Arkhamverse che aspettavi con ansia sincera (dal 25 maggio, giorno del pre-order...).
Un'ansia però che aveva ed ha "Due-Facce": la prima perché non stavi più nella pelle e volevi tornare nei panni del Cavaliero Oscuro; la seconda perché, dal giorno dell'uscita, si susseguono senza sosta notizie di bug, freeze, salvataggi corrotti e glitch grafici che affliggerebbero il gioco in qualsiasi versione. Sigh!
Perciò ieri: l'hai scartato, l'hai subitamente dato in pasto alla tua fida XBOX 360 che l'ha installato, c'era una patch da 5 mega e l'hai aggiornato, hai riscattato Deathstroke, hai accattato il pass stagione... ed hai spento perché s'era fatto tardi e dovevi andare a fitbox.


Dopo cena avevi giurato di giocarci, ma dopo un'oretta circa il sonno era tale che - a malincuore - c'hai rinunciato. E sei andato a nanna.
Mapperò è stata sufficiente per buttare giù le tue prime impressioni.
Il gioco è bello assai, e la storia promette di sorprenderti. Arkham Origins è una sorta di "Anno Due", visto che Batman è ancora una "leggenda metropolitana", sconosciuto da molti criminali e ignorato dalla polizia, la quale anzi, lo contrasta ancora. E l'incontro stesso con molti dei villain - Joker compreso - parrebbe essere il primo, visto che su di loro ti vengono snocciolati rivelazioni, accadimenti e psicologie. E come prequel Arkham Origins funziona che è una meraviglia, descrivendo meravigliosamente il delirio di una città preda della follia criminale di allegri psicopatici.
Finalmente la batcaverna è visitabile in lungo e in largo - sebbene con limitata interattività. La mappa è invece doppia, essendosi aggiunta la Nuova Gotham. Devi però far notare come la mappa della Gotham City del videogiuoco non coincida granché con quella della Gotham cartacea. Ma tant'è.
I combattimenti sono, come molti hanno già rilevato, più veloci e impegnativi rispetto al passato: Batman è cattivo e mena come un fabbro, con un approccio però forse meno ragionato. I gadget e le abilità di Bats, e le meccaniche di gioco, sono invece quelli di sempre (almeno adesso, ma dovrebbe esserci qualche novità andando avanti nella campagna). E questo sarebbe di per sé un anacronismo, visto che ti ritrovi per le mani un Batman che, pur essendo alle prime armi, c'ha già il batwing...
Forse c'è un "lieve" riciclo di gameplay da Arkham City (es. missione "nascondigli della droga di Maschera Nera" -> missione "serbatoi di stoccaggio del titan" di Bane; missione "smantellamento bombe di Anarchy" -> missione "telefoni di Mr. Zsasz"; controllo mentale del Cappellaio Matto -> intossicazione da veleno della paura dello Spaventapasseri; ecc...), macchissené?
Il doppiaggio è ottimo, specie grazie al ricorso degli stessi doppiatori della TAS.
La grafica è la stessa dei precedenti Arkham: stupenderrima. A occhio, diresti in una maggior risoluzione, ma non ci giureresti. Sicuramente però il motore grafico stavolta è messo continuamente sotto pressione... o l'è poco ottimizzato. I rallentamenti, i singhiozzi e i mini-frezee capitano sovente (Sigh!2), specie quando giri la telecamera attorno a Bats o esci all'esterno provenendo da un'area chiusa. Cose, imho, inconcepibili per un titolo "tripla A" così lungamente atteso, e attorno al quale girano bei soldoni.
Né è possibile sperare in una mega-patch che sistemi il tutto: i bug o i rallentamenti di Oblivion, Mass Effect e Dragon's Dogma erano e son rimasti lì.
Anche lo store interno (legato al pass stagione) t'ha dato i suoi problemi: molto belle le skin supplementari, ma a parte quelle legate al pre-order o sbloccate su iPad, o via WBID, manca tutto quel frappo di costumi annunciati. Onde stanno? Leggi poi nel forum che verranno rilasciati "at a later date" o_o
Un gran peccato.
Chiudi dicendo che non sei assolutamente d'accordo con tutti quei personaggi che criticano Arkham Origins perché troppo simile ai predecessori: è Batman; i gadget sono quelli; il background e i nemici anche; le possibilità di gioco invece pure. Eppoi, dice un antico proverbio cinese, "squadra vincente non si cambia". La serie, sulle attuali piattaforme, non può più innovarsi perché ha ormai raggiunto il suo massimo potenziale. E cambiarne la formula di giuoco sarebbe solo da stupidi, perché snaturerebbe il titolo. Epperò quei vastasi t'han cambiato gli sviluppatori! eh, sì, perché alla DC han deciso saggiamente di affidare il loro franchise più importante ad un team interno nuovo di pacca: scelta che sin dall'inizio ha sollevato perplessità. Torna Rocksteady, tornaaaaaaa!
EDIT: sul canale twitter ufficiale Warner Bros. Montréal ha fatto sapere che "We're working on fixes for everyone"; lo stesso sulla pag. facebook italica ("Stiamo analizzando i problemi che ci sono stati segnalati. Eventuali aggiornamenti verranno distribuiti non appena disponibili") e sul forum ("We believe we know what is causing this and need a few more days to validate before pushing a patch").
A questo punto aspetti le millemila patch e poi ti godi il gioco come Dio comanda! per Natale... forse. Ma poco ci credi...
Perché tutti quei bug e glitch impediscono di goderti appieno il titolo (e gli 80€ spesi!), rischiando di buttare nel cesso ore e ore di progressi. E se devi giocare con l'ansia e lo spauracchio dei freeze, dei crash e del salvataggio che si danneggia, che videogioco è??? una beta pubblica!
Quindi: Arkham Origins è bello e solido, ma ne sconsigli fortemente l'acquisto se non dopo i fix (se ci saranno...), e comunque non a prezzo pieno. Perché a 'sto giro Warner Bros. non merita i nostri soldi e la nostra fiducia!

lunedì 28 ottobre 2013

Il "circolino" (cit.) delle delusioni

Oggi sei giunto al tuo 35nguesimo anno di vita e speravi di festeggiuare sulla tua fida XBOX 360 con Batman: Arkham Origins e il pass stagione (con tutte le millemila skin)! Ma ancora gniente.
Maledetto GLS!

Poi, l'altro giorno, finalmente sei riuscito a ritirare l'elseworld La Confraternita del Pipistrello. Che la posta di Campo Calabro s'era allagata e lorsignori son rimasti a spazzare acqua per tutta la settimana successiva.
Ma non ne valeva la pena, e se ce lo sapevi lo lasciavi lì a prendersi d'umidità, risparmiandoti pure i 0,52 centesimi che, con faccia tosta, t'hanno pure chiesto per la giacenza! ma che giacenza e giacenza... c'hai provato a ritirarlo almeno due volte e hai trovato tutto sbarrato!
Tornando al fumetto: in soldoni, un "altro mondo" - o meglio un "what if" - mediocrissimo, del quale avresti fatto meglio a meno.

Così come parzialmente deludente s'è rivelata l'ultima Storia da Altrove: La dama che incantò Arsenio Lupin. Storia carina ma senza grandi pretese, con un divertente scontro-alleanza tra il ladro gentiluomo Lupin (quello vero, il francioso) e Sherlock Holmes, e altre complicazioni (Contessa di Cagliostro, Conte di Saint Germain, ecc...), che conferma la legge non scritta che "le serie Bonelli più vanno avanti e peggio diventano". Peccato e ti spiace per Recagno, ma un altro capitolo col fumetto italiano l'hai chiuso.
Così come quasi-schifo t'ha fatto il 1° Dylan Dog vecchia gestione che hai cercato di leggere. Quale? Non lo nomini nemmeno!



E per chiudere il "circolino" (cit.) delle delusioni, devi giocoforza includere anche Apple. Perché settimana scorsa mamma Apple, a sorpresa-sorpresina-sorpresella, ha rilasciato un frappo di aggiornamenti aggratise.
venite siore e siori! scaricativvilluuuuu
Una cosa mai vista.
Davvero.
Mavericks, iWork 2013 e iLife 2013. Tutto FREE, pur con la formula "per molti ma non per tutti". Sì, perché chi non possiede una precedente licenza dovrà comprarli almeno stavolta.
Ma ne vale la pena?
. Perché, anche se non paghi quello che per Cupertino probabilmente è ormai un business residuale (i computer desktop, NdR), e pur non volendo guardare in bocca a Donato, "non è tutto oro quel che luccica".
In Mavericks, all'infuori dei tab nel Finder, della memoria compressa, delle etichette colorate trasformate in metatag, di una nuova doppietta di app provenienti da iPad (Mappe e iBooks) e del portachiavi sul Cloud, hai notato una moltitudine di nuove features che si prestano più a critiche che ad altro: boot e shutdown più lenti, navigazione nel Finder dalla stessa finestra (in stile Winzozz), lentezza e pesantezza al primo accesso a dischi e directory, incompatibilità varie con molti vecchi applicativi, epurazione quasi totale dello scheumorfismo jobsiano (sigh!) e bugs & bachi vari qui e là.
iWork e iLife sono esenti da critiche: interfacce più pulite e più in linea con le v. mobile e online, ma perdita di tante piccole funzionalità e comportamenti a volte bizzarri nel software.
Boh.

giovedì 10 ottobre 2013

What happened this week

Dopo aver mollato di brutto Revolution, che giunti al 10° ep. non riusciva proprio a convincerti perché troppo prevedibile, ieri sera hai ripreso lo streaming di Supernatural, essendo appena iniziata negli States la IX stagione. Bella lì!

In contemporanea, stai tentando di seguire con la mogliera una serie TV poliziesca, The following, trasmessa quest'estate su SKY e che hai recuperato sul Torrent. Sì, proprio quel serial in cui recita Kevin Bacon nella parte dell'ex-agente dell'FBI esperto nell'elaborazione di profili criminali, che ritorna in attività in veste di consulente quando il brutale serial killer che aveva arrestato anni prima evade di prigione.
The following promette benone: l'assassino sfrutta i social network per alimentare un seguito di emuli per omicidi seriali che hanno come filo conduttore le storie di Edgar Allan Poe!

Sul versante "videogiuochi", stai ingannando la trepidante attesa per Batman: Arkham Origins visitando l'Italia rinascimentale nei panni di Ezio Auditore in quel di Assassin's Creed II - gioco invero vecchiotto ma che tu hai recuperato sulla Baia solo quest'estate. Bella storia e bella grafica, non c'è che dire, ma giocabilità monotona.

Firenze, Venezia, Monteriggioni: le città sono visivamente spettacolari
Dicevi giorni addietro, di come avessi mollato Dragonero (troooppo lento) e di esserti buttato sulle Storie da Altrove, spin-off martinmysteriano.
In verità devi riconoscere come il 1° albo letto (La casa che urlava nel buio, con Edgar Allan Poe nei panni di un agente della Base) si sia presentato benissimo; mentre il 2° (Colui che dimora nelle tenebre) lo hai trovato un tantino forzato e poco entusiasmate. Vedrém, anche perché hai recuperato sulla Baia un lotto di sei volumetti...
E siccome non ti fai mancare proprio gniente, hai pure pensato di approfittare del rilancio di Dylan Dog per approcciarti all'Indagatore dell'incubo, personaggio che in realtà non hai mai cagato di striscio. perché a te piace più l'horror psicologico che le storie di zombie, demoni e fantasmi, perché odi con tutte le tue forze Groucho e le sue battutacce. Epperò Una nuova vita, effettivamente ti è parso molto buono, ma già l'uscita d'ottobre hai deciso di lasciarla sullo scaffale. Sicché sei in attesa di un lotto di cinque albi (scelti tra il "meglio" della vecchia gestione)... ma non ci credi molto!

E Batman?
In arrivo - oltre allo spillatino Lion e al TP 5 della Batwoman di J.H. Williams III, in uscita giorno 16 ottobre - un botto di roba vecchia: Robin: Anno Uno (dai vivacissimi toni che ricordano il cartone), l'elseworld La Confraternita del Pipistrello (una lega dei batmen oscura al soldo di Rā's al Ghūl, vera e propria anticipazione della Batman Inc.), e un paio di albetti Play Press + Red Robin #4, tutti necessari per approfondire il personaggio di Anarky (che comparirà in Arkham Origins); adolescente vigilante anarchico con motivazioni filosofiche e politiche, altresì esperto hacker.

'nzomma, una via di mezzo tra V e Anonymous
E in tempo per il mio compleanno dovrebbe pure uscire OS X Mavericks, che promette di portare nuove feature e un po' di piattume à la Jonathan Ive sulla tua scrivania.

martedì 1 ottobre 2013

Batman: Arkham Origins countdown

Vaffancuore!
Non è possibile che ogni santo dì, Warner Bros. Montréal ti snoccioli novità sull'attesissimo Batman: Arkham Origins. Che per la cronaca hai in pre-order dal 25 maggio.
Prima ti annunciano i nuovi cattivissimi: Maschera Nera (evvai!), Firefly, Deathstroke (evvai2), Anarky (evvai3), Copperhead e Lady Shiva (evvai4)! che si aggiungono ai già figherrimi Bane, Deadshot, Joker, Pinguino e Killer Croc.
E che i combattimenti coi boss saranno inquadrati lateralmente, in stile picchiaduro.
Poi ti rilasciano la stupenderrima colonna sonora e ti dicono che la mappa di gioco sarà il doppio del precedente Arkham City! che era già enorme - compresa la batcaverna che sarà esplorabile longe lateque.
E che per muoverti potrai richiamare il batwing! (nonostante ciò ti sembri un po' anacronistico).
Poi ti fanno un Season Pass con millemila costumi: bellissimi quelli di Bob Kane, di Superman: Red Son, di Gotham by gaslight e di Adam West! inutile dire che te li vuoi tuuuttiiiiiiiiii.
E che verranno rilasciati non meno di 3 DLC, tra i quali uno all'epoca dell'allenamento col Maestro ninja Kirigi.
Ti hanno spiegato che la trama (chiamala "The long Christmas") si dipanerà durante il periodo natalizio di Anno Due, con otto supercriminali che tenteranno di uccidere Batman, e che sarà liberamente ispirata a L'Uomo che ride, Punto di svolta e Il lungo Hallowenn.

Dopo averti introdotto Robin (Big) Dick Grayson, oggi ti presentano Babs (Barbara Gordon, NdR)... e ti dicono che la storia sarà supercalifragilistichespiralidosa, in quanto Bats non è ancora il Cavaliere Oscuro, ma solo una "leggenda metropolitana", perdipiù braccato dalla polizia: quindi essa scaverà e approfondirà i costruendi rapporti con Alfred, Jim Gordon e Gotham City.
E che Robin e Deathstroke saranno giocabili nelle mappe sfida e online nella tostissima modalità multiplayer.
Ormai ti è salita la "scimmia" che ha più o meno queste fattezze


ma devi riuscire a mantenere il controllo da qui al 25 ottobre.

lunedì 30 settembre 2013

Passaggio di testimone: da Dragonero a Storie da Altrove

Dopo quattro mesi non ce l'hai fatta più e hai mollato Dragonero (che sei riuscito a vendere in blocco sulla Baia a sole 2 ore dall'inserzione... Evvai!!!).
Perché: va bene realizzare archi narrativi lunghi che non si limitano alle 96 pagg del singolo albo, ma se al 4° la storia non decolla, risulta noiosa e lenta nel suo progredire e te fai fatica a leggerla, allora è meglio lasciar perdere.
Il Romanzo a fumetti di Dragonero del 2007 ti era piaciucchiato e, desideroso di leggere un fantasy bonelliano, t'eri buttato sulla serie regolare. Ti aspettavi grandi cose, ce lo sai, e speravi che Dragonero diventasse il Geralt di Rivia del fumetto italico. Ma amaramente devi oggi constatare che, a parte gli eccezionali disegni di Giuseppe Matteoni, così non è stato.

E allora cos'hai fatto?
Ti sei gettato su uno spin-off di Martin Mystère, le Storie da Altrove, albi annuali collegati alla misteriosa base statunitense di "Altrove" che studia, in gran segreto, i fenomeni insoliti o impossibili per la scienza e l'archeologia ufficiale, tra i quali: fenomeni paranormali, poteri magici, tecnologie perdute, esseri di altre dimensioni, manufatti anacronistici, ecc...
Il bello delle Storie da Altrove è che è svincolato dal "peso" del Buon Vecchio Zio Martin; pertanto i racconti spaziano in ogni epoca e continente, introducendo personaggi come Edgar Allan Poe, Sherlock Holmes, Arsenio Lupin, Fu Manchu, etcetera, etcetera.
Eppoi sono scritti perlopiù da Alfredo Castelli e Carlo Recagno!
Bella lì.

sabato 28 settembre 2013

Omicidio a Villa Wayne. Commento

Ieri sera hai finito di leggere Omicidio a Villa Wayne. Che non è un fumetto ma un racconto in prosa su Batman. Interattivo. Nel senso che è un giallo dai toni noir con all'interno del libro la ricostruzione degli indizi. Fisicamente. Perché, certe cose bisogna vederle e toccarle, per crederci!
Quindi, hai potuto seguire i passi del più grande detective del mondo, avendo la possibilità di stringere in mano le prove da lui raccolte durante lo svolgimento delle indagini!
Dici: è roba per ragazzi! No. Non lo è. È figherrimo!

Perché Omicidio a Villa Wayne è una storia ottimamente scritta (intervallata da pochi disegni) da Duane Swierczynski, autore lanciatissimo del crime e dell'hard boiled (e anche sceneggiatore di alcune storie del Punitore, Deadpool e Giudice Dredd).
Ambientata circa un anno dopo il debutto del vigilante, accade che, durante i lavori di ristrutturazione di Villa Wayne, nel giardino viene ritrovato il cadavere sepolto di una donna. Secondo la scientifica, il delitto risalirebbe ad almeno trent'anni prima. E l'assassino parrebbe essere il Dott. Thomas Wayne. Nella scomoda posizione di dover difendere l'onore del defunto padre senza venire meno all'obbligo di fare giustizia, Batman s'impegna a risolvere il caso, anche se le tracce sono ormai fredde. Nel contempo, dovrà vedersela con un nuovo nemico mascherato che sta terrorizzando Gotham City.
Quando l'hai visto la prima volta, qualche anno fa, l'avevi bellamente snobbato perché ti sembrava una bambinata. Ma poi, leggendo in giro on the Net, t'ha incuriosito. E l'hai accattato.

Alcuni degli indizi che sono contenuti nel libro.
La foto è terribilmente brutta!
Il libro si presenta molto bene: curato, cartonato e con pagine robuste, e all'interno c'hai trovato, tra l'altro: un referto autoptico, un sottobicchiere di un pub, uno stralcio del Gotham Globe, una pag. di un diario privato, una lettera, una fotografia... Ma, ocio, resta un gioco, perché la storia va per i fatti suoi e il Cavaliere Oscuro indaga in solitaria.
Ciò significa, che gli indizi sono divertenti da tenere in mano, ma non te ne fai altro...
La sceneggiatura, come hai già detto, è molto buona; per nulla semplicistica. Tra l'altro Swierczynski presenta un ottimo Maschera Nera, qui al suo debutto, snocciolando alcune interessanti notizie sul suo passato.
Certo, ti sei chiesto perché fare un librogame e non una più consueta graphic novel con inserti. Ma tant'è.
In conclusione, una lettura che consigli ad ogni fan dell'Uomo Pipistrello.

Batman: Omicidio a Villa Wayne
di Duane Swierczynski, David Lapham
ed. BD, C, 80 pagg, col+inserti, € 19,90
Voto: ★★★★

giovedì 19 settembre 2013

L'ingloriosa fine dello scheumorfismo

Scheumorfismo, un termine ed una filosofia di design. Di cui era fervente sostenitore Steve Jobs.
Pace all'anima sua.
Quel Jobs che nel 1984 rivoluzionò l'information technology introducendo il Macintosh (uno dei primi personal computer dotati di interfaccia grafica e cestino), e che nel 2007 rinnovò e rilanciò il mercato stagnante degli smartphone con l'iPhone (sul quale lo scheumorfismo ha raggiunto l'apice).

Il classico esempio di scheumorfismo è la libreria in legno che custodisce gli ebook su iPad. Sarebbe potuta essere blu, rossa, gialla, a pois, a stelle & strisce... ma l'acume commerciale di Jobs gli ha suggerito di farla in finto legno. Perché un'interfaccia che imita il mondo reale facilita l'uso della tecnologia ai niubbi ed avvicina anche gli utenti restii. E questo lui lo sapeva bene. Non scordarti, infatti, che in nome dello scheumorfismo, sulla scia di Amiga e Macintosh, tutti i sistemi operativi sono passati ad un'interfaccia utente grafica e al mouse - persino Sua Maestà UNIX, e l'iconografia ha invaso la quotidianità. Le icone sono ormai ovunque: sui tasti dei telecomandi, sul frontale di lavatrici, lavastoviglie e frigoriferi, sugli interruttori della luce... praticamente sopra ogni oggetto dell'elettronica di consumo.

Durante tutto il "periodo Jobs", Apple era nota per il suo ampio utilizzo di scheumorfismi, dato che il pàtron di Apple l'ha voluto su ogni elemento del suo software; dai gadget della Dashboard di OS X alle app di iOS, fino all'interfaccia web di iCloud. Ma dopo la sua morte, l'allontanamento senza troppi complimenti di Scott Forstall (considerato il più acceso fautore dello stile visivo di imitazione del mondo reale dentro la casa di Cupertino, nonché la personalità più vicina al modo di fare & pensare di Jobs stesso), e l'ascesa di un altro designer, Jonathan Ive, da sempre in contrasto con Forstall perché avverso allo scheumorfismo, sta portando rapidamente l'azienda verso un'estetica più minimalista.
È anche vero che spesso lo scheumorfismo ha stancato e infastidito, specie quando cadeva in eccessi visivi, come la rincorsa al "vintaggio" col suo tripudio di ornamenti obsoleti, legni grezzi, cuciture e pellami virtuali vari. Ma era l'identità del Jobspensiero. E di iOS.

Windov 8
Aggiungi che la guerra tra scheumorfismo e minimalismo, oltre che internamente ad Apple, si è consumata, per oltre un anno, sul mercato. Perché Microsoft ed Apple, storici rivali, sono stati al centro di una battaglia anche sul design. Hai presente le "mattonelle" di Windows 8, Windows Phone e dell'attuale Dashboard di XBOX 360 (e della prossima XBOX One)? Hai capito bravo: due linee di pensiero, ognuna certamente coi propri vantaggi e svantaggi. Ma anche due modi di intendere il "desktop".
Cosa sta accadendo adesso?
generazioni a confronto: la vecchia e la nuova calcolatrice
Il flat design di Ive, presente da ieri su iOS e che questo ottobre sbarcherà su OS X 10.9 Mavericks, rappresenta (imho) per Apple un passo indietro e un allineamento a Windows e Android. Fuori gli effetti glossy e le ombreggiature; vietate pelli-pellicce-moquette virtuali e qualsiasi altro fronzolo non necessario... ma via anche la personalità di iOS, perché da oggi - dai cazzo! - sembra avere un Samsung per le mani!

Eppure, te non stavi nella pelle per aggiornare l'iPad mini. Anche sapendo a cosa andavi incontro. Ma ieri era praticamente impossibile a motivo del sovraccarico dei server. Tempo stimato: 5 ore, ma dopo un paio di minuti di download il tablet andava in errore!
Stamattina, intorno alle 06:50 (ora della costa occidentale calabra), finalmente sei riuscito ad installare iOS 7. Ma... questo "minimalismo" e tutti quei colori sparati In Your Face, non ti stanno esaltando granché. Non come in genere è capace di fare un prodotto con la "mela morsicata" sopra. Anzi ti hanno lasciato un lieve retrogusto d'amaro in bocca, specie per l'evidente "appesantimento" generale e i piccoli bug sparsi qua e là (che da troppo tempo ormai sono presenti in ogni major release made in Cupertino).

Vedi se non hai ragione!

lunedì 16 settembre 2013

Batman '66. Commento

Nel tuo delirio di Bat-fan, ieri hai scaricato dal torrente il film Batman del 1966, ed hai iniziato subitamente a vederlo (ma conti di finirlo oggi).
Proprio quello con Adam West nei panni del CavalierO Oscuro e di Burt Ward in quelli del Calzamaglia Meraviglia! Che all'epoca girarono un lungometraggio nella pausa estiva tra la prima e la seconda stagione della serie TV, onde far conoscere il serial nei paesi dove non era distribuito.
Ricordi ancora quando, fanciullo, seguivi quel Batman su ItaliaUno, con tutti i suoi "smash!" e "punch!" in sovraimpressione, e tenevi la sigla in .mod sul computer ("Na na na na na na na na na na na na... BATMAN!").
Crescendo fumettisticamente però col Batman milleriano, hai iniziato a sentirlo troppo ridicolo e ad odiare quella versione camp dell'Uomo Pipistrello. Fino a quando non è arrivato Sua Maestà Morrison che, con i suoi geniali retcon, ti ha fatto tornare nostalgia di Adam West.
Perché - dai, cazzo! - anche quello è Batman. Anche quel periodo fa parte della storia del Bat-Man. Anche quel Batman è in continuity!
Il Batman di Adam West, quello con la panza, passa dal piccolo al grande schermo con nonchalance, riciclando senza ritegno i cliché, gli sketch e le scenografie a basso budget; muovendosi in mezzo ad effetti speciali di scarsissimo effetto visivo (do you remember lo squalo di gommapiuma?); e combattendo i più grossi manigoldi dei tempi andati (il "Jolly" coi baffi visibili sotto il cerone, il Pinguino, l'Enigmista e la Donna Gatto Julie Newmar... a Wong Foo, grazie di tutto!).
La serie (e codesto film) era caratterizzata da costumi sgargianti che sembravano uscire dal teatro parrocchiale di Carnevale, dalla famosa batmobile / Ford Lincoln Futura (modello vecchio di almeno un decennio già all'epoca, in culo al fatto che la WayneTech è notoriamente all'avanguardia!), dalla leva per il "cambio costume istantaneo" all'ingresso della batcaverna, e dalle scazzottate enfatizzate dalle succitate scritte onomatopeiche.
E non scordarti delle scenette al limite della goffaggine: con un Robin che esclamava in continuazione "Santa Savacca" (qualunque cosa voglia dire...), "Santo Mago Merlino" e - per i fan di Topolino - "Santo Gambadilegno", i gadget con l'etichetta esplicativa, un Bats al quale si scaricavano le pile dei gadget o che urlava "presto Robin, il bat-repellente per pescecani!", e un Dinamico Duo che accusava dolori intercostali quando faticava troppo.
Puoi chiuderti nella tua botte di ferro pensando che fosse tutta una satira, ma purtroppamente così non era: devi infatti sapere che dal 1956 al 1963, complice le regolamentazioni del Comics Code (che, in soldoni, proibiva la raffigurazione di sangue, violenza e sessualità, e richiedeva che i buoni vincessero sempre), gli autori di fumetti vennero forzati a scrivere dell'intrattenimento per bambini. Nasceva la Silver Age del fumetto americano, un periodo magico in cui tutto era infantile, insensato, sciocco e ridicolo. Un'epoca di animali parlanti dotati di superpoteri; un'epoca spensierata e visionaria, futuristica e datata; un'epoca dalla moralità "bianca o nera", caratterizzata da una generale assenza di temi maturi. In un periodo, d'altronde, in cui gli States erano i paladini del mondo e della giustizia (si era appena usciti dalla II Guerra Mondiale) e dove i comics erano accusati di essere "la fonte di ogni male", non c'era posto per un eroe "oscuro". Batman divenne pertanto un eroe in calzamaglia che lottava per il Bene, combatteva alla luce del sole e collaborava con tribunali e polizia. Apparvero nemici bizzarri e innocui, viaggi nel tempo e nello spazio, mentre i cattivi storici divenivano vere e proprie macchiette (povero Joker!) o sparivano del tutto perché "troppo inquietanti" (v. Due-Facce e lo Spaventapasseri). Le storie batmaniane della Silver Age rasentavano il ridicolo, avendo perso l'atmosfera gotica delle origini per trasformarsi in "commedie di famiglia", a causa altresì dell'allargamento della Batfamily (che vide l'introduzione, accanto a Robin, di una Bat-Girl, di una Bat-Woman, di un batcane e del Bat-Mito...).
Eppure Adam West & Burt Ward ebbero i loro meriti: è con loro che Catwoman passa dallo spraticissimo costume viola con gonnella e mantello (all'epoca in voga nel fumetto) alla tuta nera fetish con artigli annessi; ed è grazie a loro che Victor Fries passa dal nome di "Dott. Zero" a quello definitivo di "Mr. Freeze". Senza contare che molti dei nemici appositamente creati per lo show sbarcarono poi sulla carta (Re Tut e Testa d'Uovo), e che quella batmobile e quel batcostume sono diventati canonici.
Insomma: un film comico, spassoso e colorato: un autentico gioiello della pop art!
È vero, rimane un trashone, ma non puoi non consigliarlo a tutti i 30-40enni per farsi teletrasportare dalla memoria in un passato in cui ci si divertiva giocando coi batgadget e i villain non erano realmente cattivi e pericolosi. E per apprezzare le differenze fra un comic-movie di oggi, pieno di effetti speciali, e un comic-movie di quarant'anni fa pieno di ironia e di idee fantasiose!
Ah, sì. DC Comics ne ha tratto, alcuni mesi fa, una serie a fumetti. Che non vedi l'ora arrivi nel Bel Paese.
E brami la batsuit in uscita col prossimo Arkham Origins
,


sì, proprio questa!

venerdì 13 settembre 2013

Cosa stai seguendo in TV: Revolution

Settimana scorsa, orfano di serie TV americane in streaming, hai iniziato a seguire Revolution, ambientata in un mondo futuro vittima di un misterioso evento - un improvviso blackout globale e persistente - che priva la Terra tutta dell'energia elettrica. Quindici anni dopo, dunque, il mondo è radicalmente cambiato: le tradizionali forme di governo locali e nazionali sono cadute divenendo un lontano ricordo, e la società riscopre forme di organizzazione precedenti alla Rivoluzione industriale. In tale contesto, le persone si ritrovano costrette a lottare quotidianamente per sopravvivere cercando di sfruttare al meglio le proprie abilità, fisiche o intellettuali che siano, cercando nel frattempo di capire cosa abbia causato la caduta nella barbarie.
La protagonista è una (un po' odiosa) ragazza il cui padre, ricercato dalla milizia per non chiari motivi, viene ucciso e il fratello rapito. Ella si vedrà costretta ad intraprendere un viaggio per trovare lo zio, anche lui ricercato e mai conosciuto prima, sperando con il suo aiuto di ritrovare il fratello ed avere delle risposte.


Giunto al 3° ep. lo stai trovando appena-appena interessante. Nel senso che ci vivevi tranquillamente senza.
Il problema di Revolution è che Revolution non ha una storia. Non ce l'ha nel senso vero del termine. Ti ritrovi in questo Nuovo Medioevo in cui tutti i personaggi tentano di resistere, sopravvivere, e si ammazzano tra loro come cani un po' à la Walking Dead. E intraprendono questo viaggio salvifico, questa "cerca". E pensaci, come può finire? Solo col ritorno della luce...
Ma sei fiducioso. Perché da una serie di J.J. Abrams (seppure in veste di produttore esecutivo) non ti aspetti magari un nuovo Fringe, ma di sicuro delle sorprese!

venerdì 6 settembre 2013

Batman: chi è causa del suo mal pianga sé stesso

altro che Adam West!
Chi è Batman?
È un supereroe privo di superpoteri.
Un vigilantes che, profondamente ferito per l'immotivato assassinio dei suoi genitori - i coniugi Wayne, promette di vendicarsi e ripulire il mondo dai criminali. Grazie al suo patrimonio e alla WayneTech, si avvale di un sofisticato equipaggiamento, per lui sviluppato da Lucius Fox. Frequenta corsi accademici presso diverse università del mondo. Apprende arti marziali, tecniche di concentrazione e autocontrollo, arti curative, discipline filosofiche, metodi investigativi e di caccia all'uomo, dai migliori Maestri del mondo.
Ma capisce anche che per combattere il crimine gli serve ben più dell'intelligenza e dei muscoli: occorre instillare il terrore nel cuore dei malviventi! E per fare ciò ha bisogno di un simbolo totemico. Decide allora di utilizzare un oscuro travestimento ispirato al pipistrello per spaventare i criminali, nascondendo la sua vera identità dietro la facciata dell'annoiato playboy e filantropo Bruce Wayne.
E inizia la sua crociata, inizialmente solitaria. Altri arriveranno in seguito (Robin, Batgirl, Batwoman, etcetera, etcetera).

Chi è Batman?
Alla fine dei conti, è un uomo - forse nemmeno tanto sano di mente - che combatte personaggi strambi in costume, saltando da un tetto all'altro. Ossessionato dalla sua vendetta, rifiuta tutte quelle donne agghindate, sexy & fetish, che gli saltano addosso per averlo, preferendo più che altro il supporto di un anziano maggiordomo, un poliziotto di mezz'età e un ragazzino!
Affettivamente, in almeno un paio di storie (Batman: R.I.P. e la Leggenda: Maschere), viene lasciato intendere che Batman sia un po' tocco o giù di lì.
Prendi nota.

È stato detto più volte che Batman è causa del suo stesso mondo.
Sconfitta la mafia gothamita (le Famiglie Falcone, Maroni e Zucco), il suo modus operandi ha infatti aperto la strada ed ispirato tutta una nuova serie di criminali, psicopatici e traffichini che, come lui hanno gusto per la teatralità e la maschera. Un mondo che, oltretutto, s'avvinghia senza sosta su sé stesso, generando una "crociata contro il male" che mai avrà fine: perché Batman (com'anche gli altri componenti della Batfamily) non uccide, limitandosi a pestar di botte i cattivi per rinchiuderli nel Manicomio criminale di Arkham (o nel Carcere di Blackgate) fino alla successiva evasione, che puntualmente avviene.
Ma è anche un mondo che è un'enorme farsa, un eterno "carnival", una giostra colorata; e questo non solo perché sono tutti in maschera (buoni e cattivi, tranne qualche eccezione), ma anche perché le identità segrete dei buoni sono il classico segreto di Pulcinella!
Premesso che non c'hai mai creduto che una mascherina (quando c'è!) possa celare in maniera così perfetta l'identità di una persona, devi rilevare come non tutti ma quasi sono al corrente dell'identità segreta di Batman: i componenti della Batfamily (inclusi Alfred e la dott.ssa Thompkins), alcuni componenti della Lega della Giustizia, degli Outsiders e dei Titani, il Commissario Jim Gordon; e poi, tra i cattivi, molti conoscono, conoscevano (e poi "hanno dimenticato", che strano...) o dovrebbero conoscere l'identità del Cavaliere Oscuro. Già: Joker compreso. E lo Spaventapasseri. E Bane. E Hugo Strange. E il Dott. Hurt. E Rā's al Ghūl. Etcetera, etcetera.

Poi c'è un'altra questione.
In molti casi è proprio Batman (o Bruce Wayne) ad aver "spinto" psicopatici e freak a darsi alla criminalità e all'assassinio.
Perché i cattivi di Gotham vanno divisi in 4 macro-categorie:
- gli emuli di Batman. Ad es. Wrath e Prometeo, sono vere e proprie controparti malvagie del Cavaliere Oscuro, avendo votato la propria vita ad una guerra contro la legge e le forze dell'ordine. Si sono pertanto sottoposti a rigidi allenamenti fisici e mentali proprio per questo fine. Altri, come il Mietitore, il Ragno Nero e Azrael, hanno invece preso troppo sul serio la loro battaglia contro il male, divenendo vigilanti violenti e senza scrupoli;
- quelli ispirati da Batman. Personaggi come Catman, Falena Assassina e il Terribile Trio, si sono dati alla criminalità incappucciandosi e equipaggiandosi in totale ispirazione dell'animale da loro prescelto, similmente a Bats;
- quelli causati da Batman. Chissà come mai, Mr. Freeze, Poison Ivy, Man-Bat e compagnia bella, erano ricercatori presso la WayneTech, ai quali poi Bruce Wayne tagliò i fondi, spingendoli a testare su loro stessi i risultati dei loro esperimenti! E non scordarti del Joker, che incappucciato di rosso, quando era ancora un comico e ladruncolo di mezza tacca, cadde nella vasca di liquami tossici presso la Ace Chemical proprio per scappare all'Uomo Pipistrello. O di Maschera Nera, che viene deturpato proprio in occasione del suo primo incontro/scontro con Bats. Etcetera;
- quelli ossessionati da Batman. Soggetti come Hugo Strange, l'Enigmista e Deadshot, sono belli che fissati con Batman: tra chi è affascinato dalla sua mente, e chi lo ha invece eletto a obiettivo privilegiato dei suoi indovinelli o bersaglio favorito, agiscono praticamente solo per attirare l'attenzione del Cavaliere Oscuro.
In sostanza, se er Batman lasciava la Mafia gothamita là dove stava, nessuno di questi pazzi sarebbe uscito allo scoperto.
Tutto infatti, come hai già accennato, va ricondotto al fatto che "è il suo comportamento ad aver causato quel chaos e quella follia che sovente mettono a ferro e fuoco Gotham City"!
A ciò devi aggiungere che egli fa credere di avere sempre il controllo della situazione, ma non sempre è così e le cose accade che gli sfuggano di mano causando veri e propri pandemoni: non devi dimenticare che è proprio un suo piano andato affanculo a degenerare nella più sanguinosa guerra tra bande che la storia di Gotham ricordi (v. Trilogia della guerra); e che è proprio la sua mania di controllo a causare i drammatici eventi narrati in JLA: Torre di Babele e ne Il progetto OMAC.
Perché quest'uomo, che si è sempre fidato dei suoi compari (!), non mostrando mai un atteggiamento diffidente, scontroso, paranoico, opportunista, ossessivo, prepotente e fascista, raccoglieva in gran segreto informazioni sui membri della Lega, cercando di scoprirne debolezze e identità segrete, teneva sott'Occhio il mondo tramite i satelliti della WayneTech, aveva costruito un esercito di cyborg per difendere la Terra da un possibile attacco di supereroi impazziti, e registrava dei file riservatissimi sul batcomputer per ognuno dei suoi alleati!
Chiamalo stronzo!
Né devi scordarti che è proprio la sua fissazione del voler condurre la lotta contro il male a livello globale, ad aver portato alla morte quei poveri cristi adolescenti di Jason Todd, Stephanie Brown e Damian Wayne. O le sue fidanzate Silver St. Cloud e Vesper Fairchild. Che poi tornano, tranquì.

Quindi,
chi è causa del suo mal pianga sé stesso.

giovedì 5 settembre 2013

Che taglia indossano i supereroi?

Oggi ti stavi chiedendo:
Perché i supereroi indossano sempre e solo costumi superattillati?
Perché fanno molto fetish e sexy (specie addosso alle supereoine), e garantiscono totale libertà di movimento?






Oppure per esigenze squisitamente tecniche legate al personaggio: d'altronde è chiaro che Superman indossa la "S".

mercoledì 4 settembre 2013

Splinter Cell: Blacklist. Commento

Dicevi come in quel di Ragusa hai comprato Splinter Cell: Blacklist, avendo tuttosommato amato il precedente Conviction (nonostante la sua scarsissima componente stealth), e in generale il personaggio di Sam Fisher.
Affettivamente, avendo letto che Blacklist avrebbe comportato un significativo ritorno al superealismo dei primi capitoli, eri un po' titubante per l'acquisto, 'ché il massimo dello stealth a cui hai giocato sono i videogiuochi di Batman Arkham! E avresti volentieri aspettato qualche mese... ma la spinta decisiva l'hai avuta, come dicevi, in quel del GameStop di Reggio Calabria, da quel cretino di commesso e dalle sue informazioni false e tendenziose, e dalla voglia (taaanta) di tornare col dischetto in mano per spernacchiarlo (come poi hai fatto).
Che poi non hai mai capito perché la serie si chiami Tom Clancy's Splinter Cell, in quanto di Tom Clancy c'è solo l'idea iniziale, che ormai s'è persa nell'alba dei tempi, mentre le sceneggiature sono scritte da altri.
Ma tant'è.
Nella serie, assumi il ruolo di Sam Fisher, tostissimo e cazzutissimo protagonista, ormai giunto nel pieno del fascino del brizzolato, veterano dei Navy SEAL (forze speciali d'élite impiegate dal governo degli Stati Uniti d'America in conflitti non convenzionali, difesa interna, azioni anti-terrorismo e missioni speciali di ricognizione), che viene richiamato nell'NSA (l'Agenzia statunitense che, con la CIA, si occupa della sicurezza e dello spionaggio nazionale) per la divisione segreta Third Echelon, impiegandolo all'interno di una "splinter cell", ossia una cellula fantasma (nel senso che ufficialmente non esiste) chiamata ad operare in ambienti ostili che richiedono particolare agilità, strategia militare ed esperienza tattica. Gli agenti splinter cell sono supportati sul campo da piccoli team di 3 o 4 fra i migliori esperti in ingegneria, tattica, equipaggiamento e sistemi informatici, nonché da risorse illimitate e da strumentazione, armi ed equipaggiamento fra i più avanzati al mondo. Gli splinter cell godono altresì della più totale libertà di usare la forza, di infrangere qualsiasi legge e di uccidere, e rispondono solo ed esclusivamente agli ordini del Presidente.
Ciò premesso, in Blacklist, Zio Sam, a capo di una nuova unità Echelon, dovrà salvare il mondo un'altra volta, scongiurando gli attacchi terroristici sferrati dai misteriosi Ingegneri.
La serie è nota per il suo piacevole mix di fantapolitica ed azione al passo coi tempi: c'hai trovato terrorismo internazionale, virus informatici, armi chimiche, contrabbando d'armi e d'informazioni riservate, colpi di Stato, etcetera... tanto nella campagna principale quanto nelle missioni secondarie.

Blacklist prometteva appena SETTE ore in singolo. Be', sono QUINDICI giorni che ci giochi, visto che per portare a termine ogni missione hai avuto bisogno di almeno dieci/quindici tentativi! E questo, oltre che per la tua scarsezza, certamente grazie al ritorno di un gameplay stealth puro, che tuttavia non ha abbandonato la spettacolarità e l'impronta action; mescolanza vincente possibile per la presenza di tre modalità di gioco: "fantasma" (che richiede di evitare i nemici piuttosto che affrontarli, e passare del tutto inosservato), "pantera" (quella dell'assassino silenzioso) e "assalto" (giocando di petto, à la Gears, ma bastano un paio di pallottole e... caput).

Ottimi tanto il level design che la grafica (sul punto, volendo fare il "precisino della fungia", solo su XBOX 360 c'è la possibilità di installare un pacchetto di texture ad alta definizione). Un plauso al doppiaggio - con un sempre bravissimo Luca Ward ("Hai conosciuto una famiglia intera di Ward: Ward il padre, Ward il figlio e Ward la figlia, e tutti se la passavano bene..."). Ben costruita la storia; la trama principale è chiara e non si perde in inutili e tediosi giri di parole né in complicazioni, e riprende alcuni elementi narrativi di Conviction al fine di creare continuità. Armi, gadget, visori e componenti della tuta, sono interamente personalizzabili. Tristezza infinita per la perdita della possibilità, vista nel precedente episodio e che tanto avevi apprezzato, di malmenare gli ostaggi durante gli interrogatori... ma hai trovato quantomeno interessante l'introduzione delle scelte morali "risparmia o uccidi". E tu li hai uccisi. Tutti!
Peccato infine, per l'evidente screen tearing nelle scene scriptate ambientate a bordo del Paladin - il quartier generale di Fourth Echelon, gemello dell'Air Force One, che svolge praticamente lo stesso ruolo che aveva la Normandy in Mass Effect.
Insomma: un titolo di spessore. Un rilancio della serie come ne hai visti pochi. Indirizzato specie a chi pensava che Sam Fisher, dopo Conviction, fosse morto.
Splinter Cell: Blacklist
di Ubisoft
DVD, multipiattaforma, € 69,99
Voto: ★★★★★

martedì 3 settembre 2013

Continua la guerra dei megapixel

C'è che quando eri in quel di Ragusa i turisti facevano foto con gli smartphone, o peggio ancora, con i tablet.
Eppoi c'era il nocciolo duro dei fanatici della qualità, che usavano rigorosamente reflex digitali; come gli onnipresenti cinesi, che ti fotografavano pure il Banco di Sicilia. Perché: o è per loro una significativa attrazione turistica, visto che è uno dei vecchi "Istituti di emissione" sopravvissuti al terzo millennio, o se lo vogliono proprio comprare! Il problema è che la mania di avere tutto in tasca (musica, video, eBook, social network, messaggistica, internetto, documenti vari, videogiuochi e telefunken... messo alla fine non a caso, ma giusto perché è proprio l'ultima cosa che oggi si fa col telefono) ha praticamente ammazzato, oltreché la qualità e la capacità di fare le cose al meglio, quella interessante fascia di fotocamere compatte, specie dopo che le difficoltà di Kodak hanno spinto l'azienda statunitense leader dell'immagine (e produttrice di compatte di ottimo livello come la tua!) ad abbandonare il mercato fotografico.
Il problema degli "smartfonzie", o peggio, della gente che si ostina ad usarle come macchine fotografiche, è che costoro seguono il mito dei megapixel, un mito che ti ricorda tanto la vecchia corsa ai mHz dei proci durante gli anni Ottanta e Novanta.
È ovviamente necessario avere un parametro numerico per misurare la potenza di un dispositivo, ma per la buona qualità finale delle foto sono importanti tanti altri fattori. Dici innanzitutto che l'aumento del numero dei fotodiodi su un sensore porta certamente ad un aumento della nitidezza e della pulizia dell'immagine. Ma hai da dire anche che la fotografia è innanzitutto ottica; dunque, prima di ogni cosa, è essenziale la presenza di uno buon zoom ottico (cosa che manca sui terminali tuttofare). Eppoi la capacità delle lenti di "focheggiare", ovvero di essere in grado di variare la propria distanza reciproca. L'autofocus è ormai molto efficiente, ma si sa che è col fuoco manuale e con la possibilità di controllare personalmente i singoli parametri - sempre che li si sappiano usare! - che si ottengono i risultati migliori. E le macchinette compatte erano un compromesso qualitativo ottimale tra prezzo e qualità.

La morale, cari bambini, è che gli smartphone garantiscono la possibilità di avere foto di buona qualità da condividere immediatamente sui social network, ma essi non riusciranno mai a garantire la stessa qualità e gli effetti di una fotocamera dedicata.

giovedì 29 agosto 2013

Progetto Batman: Pinguino

Il Pinguino è uno dei villain che maggiormente stanno apparendo sui Nuovi 52. D'altronde è famosissimo sin dai tempi del Batman di Tim Burton - dov'era interpretato da un immenso Danny DeVito - perciò, tanto vale...
l'aspetto del Pinguino non è di fatto mai cambiato
Secondo la vecchia continuity,
Oswald Chesterfield Cobblepot è un ragazzo tozzo e panciuto, che per via del suo lungo naso aquilino, diventa lo scherno dei bulli della scuola. Cresciuto emarginato e senza amici, si affeziona agli uccelli (animali, peraltro, venduti nel negozio di famiglia) tanto da essere soprannominato "Pinguino". Come se il suo aspetto non fosse sufficiente, la madre è soffocante e, preoccupata per la sua salute, lo costringe a portare sempre con sé un ombrello anche nei giorni di sole (il padre di Oswald è infatti morto a causa di una forte polmonite causata da un improvviso acquazzone).
Ad un certo punto l'attività di famiglia fallisce e gli amati volatili vengono uccisi da una banda di teppisti. Il risentimento latente di Cobblepot esplode ed egli - ritrovatosi solo e senza soldi - decide di dedicarsi al furto (onde procurarsi il denaro necessario per sentirsi superiore a quelli che lo hanno ridicolizzato), facendo suo il soprannome che gli è sempre stato affibbiato: nasce così il 1° Pinguino, il ladro di opere d'arte in tuba, monocolo e frac, il cui ombrello diventa un'arma d'offesa (celando pugnali, armi automatiche, lanciafiamme... o peggio), mentre pupazzi raffiguranti un pinguino, lasciati sul luogo del crimine, diventano il suo segno distintivo. Gli uccelli saranno anche parte integrante dei suoi colpi: cormorani, kolibrì e struzzi addestrati o potenziati, saranno fondamentali nel saccheggiare le banche e uccidere i nemici.
Intanto, le morti di Carmine Falcone e di Sal Maroni, spalancano al Pinguino le porte dell'alta società malavitosa; così, dopo anni di attività Cobblepot apre, coi proventi dei suoi furti, un night club, l'Iceberg Lounge, con cui camuffa la sua nuova, losca attività: il contrabbando d'armi. Nasce così, ne Il trionfo del Pinguino, il 2° Pinguino, uno dei più potenti boss di Gotham City, abile faccendiere, scaltro traffichino, ed amante delle belle donne e degli abiti eleganti. A seguito degli avvenimenti di Giochi di guerra, Batman costringe il Pinguino a lasciare Gotham City. Ciò determina l'entrata in scena di altri boss, Maschera Nera e il Grande Squalo Bianco. Cobblepot, tuttavia, si consola divenendo il nuovo boss di Blüdhaven, la città vicina a Gotham, dove rileva l'impero di Blockbuster, assassinato da Tarantula.
Ne La notte del Pinguino, Cobblepot ritorna a Gotham e si finge un bravo imprenditore, apparentemente dedito solo agli affari (mentre, in realtà, i suoi locali diventano un vero e proprio "porto franco" nello scambio di informazioni riservate, scommesse estreme e scambi illegali). In questa veste, avendo lui una grande conoscenza del sottobosco criminale della città, diventa, suo malgrado, un utile informatore di Batman.
Le origini del Pinguino - talvolta rappresentato (come da Tim Sale) con un aspetto animalesco che tende a replicare quello burtoniano del cinema - vengono nobilitate in Gates of Gotham e post-Flashpoint, dove viene rivelato che i Cobblepot sono una delle famiglie più antiche e potenti di Gotham, e che il trisavolo di Oswald, Theodore Cobblepot, era stato sindaco della città e si era arricchito con le acciaierie.
Che dire del Pinguino? Che è un villain molto particolare in quanto è ben lungi dall'essere un uomo privo di senno, anzi, le sue caratteristiche principali, in un mondo di criminali in maschera, sono proprio l'essere realista, cinico e spietato. Ti senti di trascurare il Pinguino delle origini, vera e propria macchietta pre-Crisis che ha avuto strascichi fino agli Anni Novanta (consigli giusto giusto Strane apparizioni: Il pinguino malese), mentre per il Pinguino moderno non puoi non consigliare la lettura innanzitutto della bellissima mini di Gregg Hurwitz e Ethan Van Sciver Pinguino: Dolore e pregiudizio, e il noir Città spezzata di Brian Azzarello ed Eduardo Risso.

Progetto Batman: Cappellaio Matto

Sul #4 del neonato spillato Il Cavaliere Oscuro - testata minestrone che punta a raccattare, accanto a The Dark Knight e Batman and Robin tutte le briciole rimanenti del batverso - hai iniziato a leggere la nuova run di Gregg Hurwitz, stavolta coadiuvato ai disegni dai brillanti Szymon Kudranski ed Ethan Van Sciver, che ha per protagonista il Cappellaio Matto, nella sua nuova caratterizzazione molto dark.
Devi precisare che questo story arc fungerà anche da "origini" per il villain, 'ché il povero Cappellaio, pre-Flashpoint, non ha mai avuto una storia che ne raccontasse, in maniera decente, il passato!
la caratterizzazione attuale, molto dark
Jervis Tetch è un neuroscienziato che compie brillanti studi sul cervello umano, ed un genio della tecnologia. È anche un esperto ipnotista, ipnoterapeuta e mesmerista.
Ossessionato dal libro Alice nel Paese delle Meraviglie, e affetto da maniaco-depressione (che lo porta ad avere un'insana passione per i cappelli), Tetch assume l'identità del Cappellaio Matto ed utilizza le sue abilità per il crimine, creando dispositivi a microonde (perlopiù maschere, parrucche, cuffie e cappelli) che gli consentono di controllare la mente di chi le indossa.
Nella Leggenda: Follia, il Cappellaio Matto rapisce Barbara Gordon quando è ancora bambina, poiché vede in lei una folle somiglianza con la Alice del "Paese delle Meraviglie".
Nella famosa graphic novel Arkham Asylum, viene lasciato intendere che il Cappellaio Matto sia pedofilo e omosessuale. Effettivamente, in più occasioni, il Cappellaio rapisce ragazzine bionde, con l'intento di narcotizzarle con del té drogato, probabilmente per soddisfare gli spregevoli gusti suoi o dei suoi mandanti.
il cappellaio "Cappelliere"
Il Cappellaio Matto delle origini è un folle pronto a tutto per assecondare la sua voglia di delinquere. A seguito della crisi del fumetto americano determinata dal Comics Code, conosce (come tanti altri cattivi) un forte periodo di crisi: la caratterizzazione originale viene sostituita da una rappresentazione alta e baffuta, più goliardica, meno folle e priva di ogni riferimento al "Paese delle Meraviglie". Il personaggio viene recuperato con la sopravvenuta "gestione Schwartz", sicché nella storia di Gene Colan Il Cappellaio Matto... cacciatore di teste, viene spiegato che Tetch, durante la sua assenza, è stato effettivamente sostituito da un impostore, il Cappelliere.
Il Cappellaio Matto ha fatto parte della Banda delle Favole - un team di villain fissati con i libri di Lewis Carroll e composto, tra gli altri, da Tweedledum e Tweedledee, Tricheco e il Falegname, e dei Segreti Sei - un team di criminali uniti per contrastare la Società Segreta dei Supercriminali di Lex Luthor.
Post-Flashpoint, viene rivelata l'origine del fisico minuto e goffo, e della follia del Cappellaio: quando è ancora adolescente, i genitori di Jervis scoprono che i limiti fisici del figlio sono dovuti ad una carenza di testosterone, e lo sottopongono ad una cura sperimentale, che tuttavia provoca in lui alopecia, allucinazioni, aggressività, manie ossessive, paranoia ed alterazione permanente della stabilità mentale.
Personalmente non hai mai particolarmente apprezzato il Cappellaio Matto, sul quale tra l'altro, e nonostante sia uno dei villain più famosi del batverso, non vi sono grandi letture da recuperare; eccetto la prima citata Leggenda: Follia di Jeph Loeb e Tim Sale, e il nuovissimo arco narrativo Il Cavaliere Oscuro v2: Un tocco di follia che mette in mostra i suoi lati più oscuri e malvagi. Particolarissima è invece la graphic novel Attraverso lo specchio, scritta da Bruce Jones (sceneggiatore che adori) e disegnata da un ispiratissimo Sam Kieth: intrigante e stravagante mix di atmosfere ironiche e inquietanti, ma - ocio! - solo per palati sopraffini.

martedì 27 agosto 2013

"Prometheus" e "Arkham rinato". Commento

Ierisera (su SKY Cinema), hai finalmente visto il discusso prequel di Alien ad opera di Sua Maestà Ridley Scott: Prometheus.
Alla buon'ora.
Che non sapevi se vederlo o meno, visto che in Rete hai letto "tutto" e il "contrario di tutto" sul film: da "porcata" a "troppo confuso" a "occasione mancata".
Di per sé devi ammettere che solo alla fine hai avuto chiaro in che termini esso si pone come prologo della saga di Alien perché, nonostante l'architettura delle astronavi aliene e la presenza ricorrente degli Ingegneri, e i parassiti che fanno cucù dal torace (facendo dunque intendere che si tratta dello stesso universo narrativo),
Ocio: contiene spoiler
L'avete voluto!
solo nella scena finale si vede la forma primordiale di un alien (probabilmente una futura Regina) fuoriuscire dal suo ospite.

Prequel di Alien, allora. Per quanto la prima parte del film è identica a quella della pellicola originale di Scott del 1979:
- un'astronave alla ricerca di un pianeta ignoto, in viaggio verso uno dei più oscuri angoli dell'universo,
- l'equipaggio che si risveglia dal sonno criogenico e che intraprende l'esplorazione di una struttura aliena sconosciuta, dove ti trova forme di vita biologiche che era meglio lasciar sopite!
- decapitazioni robotiche, e una novella Ripley che alla fine sarà l'unico umano rimasto in vita.
Poi chiaramente succede dell'altro, ma il film è parecchio telefonato, nel senso che il canovaccio ricalca pedissequamente i precedenti film di Scott.
Nel 2089, i ricercatori Shaw e Holloway scoprono degli antichissimi graffiti in una grotta in Scozia. Vi sono raffigurate alcune creature umanoidi che indicano una costellazione: per i due è un chiaro indizio sull'origine della razza umana (evidentemente creata da questi titani). Quattro anni più tardi Shaw e Holloway si risvegliano sul Prometheus, l'astronave avente la missione di raggiungere la Luna LV-223, unico pianeta abitabile della suddetta costellazione.
La pellicola, tuttosommato, non è malaccio.
Certo, c'erano i presupposti per una sinfonia spaziale di proporzioni epiche, ma così non è stato: la pellicola, a livello visivo potentissima, si riduce solo ad un mediocre blockbusterone, nonostante la grandiosità delle ambizioni e la quantità di misteri e intrecci che mette in scena. Il successo riscosso comunque pare sia stato sufficiente a garantirne un seguito, atteso per il 2015.
Epperò, ti è piaciuta, anche perché ti ha permesso di comprendere finalmente l'origine degli Alien. Perché il pongo nero che si vede in Prometheus, una volta ingerito, genera un parassita che, passando da ospite ad ospite, muta, fino a dar vita, nel finale, alla prima forma grezza degli alien. Scott ti ha inoltre chiaramente fatto intendere che gli alien erano effettivamente il risultato finale di un'arma biologica create dagli Ingegneri e destinata alla Terra.
Consigliato dunque a tutti i fanatici della saga fantahorror. 'ché Alien: La clonazione e i due Alien vs. Predator non erano mica davvero-davvero dei film di Alien, no?
Voto: ★★★★★

Nel frattempo hai letto Batman: Arkham rinato, corposo TP Planeta (200 pagg) contenente due archi narrativi che, a parte il medesimo ecceziunale scrittore (David Hine), non hanno niente a che vedere l'un con l'altro.
Innanzitutto c'è una miniserie - che dà titolo all'albo - dedicata al Manicomio criminale più famoso dei fumetti (consacrato a suo tempo da Grant Morrison e Dave McKeane in una famosa graphic novel), ricostruito e rinnovato per l'occasione.
Molto bella, sebbene ci sia pochissima azione e ancor meno Batman. Di fatto, parallelelalmente alla crescente violenza legata alla triste vicenda dell'Uomo in Cenci, sei stato trascinato in un viaggio nella mente malata del Dott. Jeremiah Arkham che, col passare del tempo, si è lasciato evidentemente tentare egli stesso da quella follia che ha sempre cercato invano di curare.

Segue il primo arco narrativo di Detective Comics post-Battaglia per il Mantello, Impostori, disegnato da un sempre bravissimo Scott McDaniel. Lo stile confuso di McDaniel riesce a ben rappresentare il caos delle baruffe tra jokerz e batfanz (sì, è proprio la storia che ha ispirato il videogiuoco Gotham City Impostors), che metteranno a ferro & fuoco Gotham. In una giostra di omaggi al Batman cinematografico e alla cultura moderna (v. il fenomeno dei flash mob), e un richiamo alla storia medievale con la Fiera londinese di San Bartolomeo, la mitologia del Cavaliere Oscuro si arricchisce di un nuovo psicopatico: Winslow Heath, il Joker Impostore.
Botte da orbi
Così come ne Il Cavaliere Oscuro di Christopher Nolan avevi visto dei batmen raffazzonati che, con costumi cuciti in casa e fucili in pugno, tentavano di mantenere la sicurezza nelle strade, ma che ben presto si son dovuti scontrare contro il "vero caos" del Joker, impersonato dal compianto Heath Ledger (non è un caso l'uso dello stesso nome per il villain del fumetto), qui Hine ti sbatte in faccia i deleteri effetti che figure come Batman e Joker possono provocare sulla gente comune, e come quello dell'Uomo Pipistrello possa diventare un esempio sbagliato, in quanto è molto facile varcare la sottile linea che separa la giustizia dalla vendetta e dal vigilantismo senza freni.

L'unico elemento strano di tutto il vol. di David Hine, è che Batman dovrebbe essere Dick Grayson, eppure sembra Bruce Wayne... ma si tratta comunque di una questione puramente tecnica che non ti ha rovinato assolutamente la lettura.
Voto: ★★★★★